Attualità
Meloni “Il destino ci sfida, ma l’Italia è pronta a fare la sua parte”
‘E’ un’epoca molto complessa quella nella quale viviamo, e il carattere comune delle sfide del nostro tempo ci impone di ragionare in un modo completamente nuovò. Ha esordito così la premier Giorgia Meloni, nel suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu. Un intervento di 13 minuti nel corso del quale ha spaziato su molti temi.
‘La ferita inferta al sistema internazionale fondato sulle regole dalla guerra d’aggressione russa all’Ucraina – ha sottolineato – sta avendo effetti destabilizzanti molto oltre i confini nella quale si consuma, e come un domino sta contribuendo a riaccendere, o far detonare, altri focolai di crisi. I sistemi politici democratici affrontano insidie inedite.
La frammentazione geo-economica cresce con conseguenze con le quali tutti dobbiamo fare i conti, soprattutto le Nazioni più fragili. Il cammino per la riduzione delle emissioni ambientali è ad un bivio, stretto tra approcci ideologici e scarsa solidarietà, soprattutto dei principali emettitori di gas a effetto serra.
La scarsità di acqua e di energia incidono sempre più profondamente sullo sviluppo, sulla sicurezza alimentare e sulla stabilità sociale di intere comunità’.
‘L’utilizzo strumentale della fede religiosa – ha aggiunto – diventa fattore di tensione o, peggio, fattore di persecuzione: sono milioni nel mondo le persone che soffrono a causa della loro professione di fede, e al primo posto come vittime ci sono i cristianì.
‘Assistiamo – ha proseguito la Presidente del Consiglio – al dirompente avvento dell’intelligenza artificiale generativa, una rivoluzione che pone interrogativi del tutto inediti. Anche se non sono certa che sia corretto chiamarla intelligenza.
Perchè intelligente è chi fa le domande, non chi dà le risposte processando i dati. In ogni caso, si tratta di una tecnologia che, a differenza di tutte quelle che abbiamo visto nel corso della storia, disegna un mondo nel quale il progresso non ottimizza più le competenze umane, ma può sostituirle, con conseguenze che rischiano di essere drammatiche soprattutto nel mercato del lavoro, verticalizzando e concentrando sempre di più la ricchezza. Non a caso l’Italia ha voluto che questo tema fosse al centro dell’agenda della sua presidenza del G7, perchè vogliamo fare la nostra parte nella definizione di una governance globale dell’intelligenza artificiale, capace di conciliare innovazione, diritti, lavoro, proprietà intellettuale, libertà di espressione, democrazià.
‘Questa complessità – ha evidenziato -, animata da sfide profondamente interconnesse, ci dice prima di tutto una cosa: i problemi del Sud Globale sono anche i problemi del Nord del mondo, e viceversa. Non esistono più blocchi omogenei, e l’interdipendenza dei nostri destini è un fatto. Per questo siamo chiamati a ragionare fuori dagli schemi che abbiamo conosciuto nel passato. La sfida è un cambio deciso di paradigma nei rapporti tra le Nazioni e nel funzionamento degli organismi multilaterali, l’obiettivo è costruire un modello di cooperazione completamente nuovò.
‘Personalmente sono convinta – ha spiegato Giorgia Meloni – che questo nuovo modello possa e debba fondarsi su alcuni, purtroppo non scontati, principi: il rispetto reciproco, la condivisione, la concretezza. Significa relazionarsi con l’altro da pari a pari, recuperare quella capacità di saper ascoltare per comprendere le ragioni dell’altro che è alla base di qualsiasi fiducia reciproca. Proprio perchè crediamo in questo approccio, l’Italia ha concepito tutti gli appuntamenti del suo anno di Presidenza G7 in formato aperto, con un outreach molto ampio, che ha coinvolto tutti i Continenti, il G20, l’Unione Africana, le Istituzioni economiche finanziarie e le Banche multilaterali di sviluppo.
Abbiamo dimostrato che il G7 non è una fortezza chiusa, che vuole difendersi da qualcuno, ma un’offerta di valori aperta al mondò.
‘Penso poi alla svolta che l’Italia ha impresso ai propri rapporti con l’Africa – ha aggiunto -. Abbiamo reso operativo, a livello bilaterale, il nostro piano di investimenti per l’Africa, il Piano Mattei, con progetti pilota in nove Nazioni del continente, creando partenariati strategici con ognuna di esse. Abbiamo strutturato sinergie operative con il Global Gateway dell’Unione Europea e la Partnership for Global Infrastructure and Investment del G7’.
‘Abbiamo costruito strumenti finanziari nuovi con la Banca Africana di Sviluppo e con la Banca Mondiale, per permettere l’afflusso di risorse pubbliche e private – ha ricordato -. Abbiamo immaginato soluzioni innovative, come l’Apulia Food Security Initiative, per rafforzare la produzione agricola e la sicurezza alimentare, o l’Energy for Growth in Africa, per sostenere la produzione e la distribuzione di energia pulita. Abbiamo deciso di sostenere progetti strategici per l’Africa, come il corridoio di Lobito. Abbiamo fatto tutto questo senza mai smettere di coinvolgere e confrontarci con i nostri interlocutori africani. Perchè il nostro intento non è imporre, ma condividere.
E, insieme, scegliere priorità, settori di intervento, ambiti di azione. Dove potevamo essere un valore aggiunto, lì abbiamo offerto il nostro punto di vista e la nostra collaborazione. Con progetti concreti che già stanno dando i loro frutti. In Algeria, dove renderemo fertili 36 mila ettari di terreno desertico per la coltivazione e costruiremo una filiera locale di trasformazione e produzione. In Kenya, con lo sviluppo di una filiera di biocarburanti che arriverà entro la fine del 2025 a sostenere fino a duecentomila piccole imprese agricole. In Etiopia, con un vasto intervento di recupero ambientale dell’area del lago Boye, nell’ovest del Paese. Perchè, voglio ribadirlo ancora una volta, il nostro obiettivo, di fronte di decine di migliaia di persone che affrontano viaggi disperati per entrare illegalmente in Europa, è garantire prima di tutto il loro diritto a non dover emigrare, a non dover recidere le proprie radici semplicemente perchè non hanno altra scelta. Una disperazione sulla quale lucrano organizzazioni di criminali senza scrupoli sempre più potenti e ramificate.
Proposi un anno fa, da questo stesso podio, di dichiarare una guerra globale ai trafficanti di esseri umani, e sono felice che quell’appello non sia caduto nel vuoto, e che in primis a livello G7 si sia trovata l’intesa per dare vita ad un coordinamento internazionale per smantellare queste reti criminali. Ma bisogna fare di più. Le Nazioni Unite devono fare di più, perchè queste organizzazioni criminali stanno riproponendo, sotto altre forme, una schiavitù – intesa come mercificazione dell’essere umano – che questa Assemblea, in altri tempi, ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente. Non si torna indietrò.
‘Sconfiggere gli schiavisti del Terzo millennio è possibile – ha sottolineato Giorgia Meloni -, e possiamo farlo se uniamo le forze, con una maggiore cooperazione e iniziative congiunte tra le nostre Forze di polizia, i servizi di intelligence e le autorità giudiziarie, e adottando la formula ‘follow the money’. Una intuizione di due grandi giudici italiani, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che è diventata un modello, anche a livello internazionale, per contrastare le organizzazioni criminali.
E’ un metodo con il quale l’Italia intende rafforzare la sua cooperazione anche con le Nazioni dell’America Latina. Perchè c’è un filo rosso che lega le organizzazioni che speculano sulla tratta di esseri umani in Africa e chi gestisce il traffico di stupefacenti in America Latina, o l’abominio di chi rapisce i bambini per renderli schiavi del sesso di uomini ricchi senza scrupoli, privandoli del loro presente e del loro futuro.
America Latina dove, come purtroppo accade in diverse regioni del mondo, le legittime aspirazioni di libertà e democrazia di decine di milioni di persone continuano a rimanere disattese. Penso in particolare al popolo venezuelano, a cui va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno. La comunità internazionale non può rimanere a guardare mentre, a distanza di quasi due mesi dalle elezioni del 28 luglio scorso, ancora non è stato riconosciuto il risultato elettorale, ma nel frattempo si è consumata una brutale repressione, la morte di decine di manifestanti, l’arresto arbitrario di migliaia di oppositori politici, l’incriminazione e l’esilio del candidato presidente dell’opposizione democratica.
E’ nostro dovere alzare la vocè. ‘Cari amici – ha proseguito -, nel 2025 celebreremo l’ottantesimo anniversario della Carta delle Nazioni Unite. Carta che sancisce principi e valori che in questo tempo sono stati messi in discussione addirittura da un membro permanente del Consiglio di sicurezza, ma sulla cui difesa non l’Italia non intende arretrare. Perchè sono principi e valori posti a garanzia di tutti, soprattutto delle Nazioni che hanno meno strumenti per difendersi. Come sempre la legge deve essere uguale per tutti, ma perchè questo serve soprattutto a difendere i più deboli.
E’ per questo che non possiamo voltarci dall’altra parte di fronte al diritto dell’Ucraina a difendere le sue frontiere, la sua sovranità, la sua libertà. Così come affermiamo il diritto dello Stato di Israele di difendersi da attacchi esterni, come quello orribile del 7 ottobre scorso, ma allo stesso tempo chiediamo ad Israele di rispettare il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile, anch’essa vittima in gran parte di Hamas e delle sue scelte distruttivè.
‘E seguendo lo stesso ragionamento – ha spiegato – sosteniamo, ovviamente, anche il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato.
Ma affinchè questo possa vedere presto la luce è necessario che i palestinesi lo affidino a una leadership ispirata al dialogo, alla stabilizzazione del Medio Oriente e all’autonomia. Gli Accordi di Abramo hanno dimostrato la possibilità di convivere e cooperare vantaggiosamente sulla base del mutuo riconoscimento. Se questa è la prospettiva sulla quale tutti dobbiamo lavorare, e lo è, oggi l’imperativo è raggiungere, senza ulteriori ritardi, un cessate il fuoco a Gaza e l’immediato rilascio degli ostaggi israeliani. Non possiamo più assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell’Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambinì.
‘Detto questo – ha aggiunto -, l’anniversario del prossimo anno impone a tutti noi un’occasione storica. Essere finalmente consapevoli che, piaccia o no, i problemi di oggi ci coinvolgono e riguardano tutti. Dobbiamo saperci mettere in discussione, con umiltà e consapevolezza. E questo impone anche una riflessione seria sul multilateralismo, sulla capacità delle organizzazioni internazionali di essere all’altezza di questa epoca e delle sfide che ci pone di fronte. Parlo ovviamente, anche delle Nazioni Unite, della sua capacità di riformarsi partendo da ciò che è utile e necessario, e non da ciò che è più facile. L’Italia è convinta che qualunque revisione dell’architettura di funzionamento delle Nazioni Unite, a partire dal Consiglio di Sicurezza, non possa prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività.
Sarebbe un errore creare nuove gerarchie, con nuovi seggi permanenti. Siamo aperti a discutere la riforma senza alcun pregiudizio, ma vogliamo una riforma che serva a rappresentare meglio tutti, non a rappresentare meglio alcunì.
‘Colleghi, delegati, signore e signori, è un tempo difficile quello nel quale siamo stati chiamati a governare le nostre Nazioni – ha concluso -. Tutto intorno a noi sembra cambiare, tutto viene messo in discussione, e le poche certezze che pensavamo di avere non sono più tali. Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che la storia ci ha dato. Dimostrarlo ai cittadini che governiamo, dimostrarlo ai nostri figli.
Dimostrarlo a noi stessi, forse soprattutto a noi stessi, perchè come diceva un grande patriota italiano, Carlo Pisacane, protagonista di quel Risorgimento che fece dell’Italia una Nazione unita, ‘ogni ricompensa la troverò nel fondo della mia coscienzà. Affrontare i problemi piuttosto che rinviarli, avanzare piuttosto che indietreggiare, preferire ciò che è giusto a ciò che è utile, questo è il nostro compito, difficile ma necessario. L’Italia, come sempre, è pronta a fare la sua partè.
– foto ufficio stampa Palazzo Chigi –
Attualità
Botta e risposta Usa-Polonia su Starlinks, Rubio “Nessuno minaccia l’Ucraina”
Botta e risposta tra Polonia e Stati Uniti sulla copertura di Starlinks per l’Ucraina. “Starlinks per l’Ucraina è pagato dal Ministero della digitalizzazione polacco al costo di circa 50 milioni di dollari all’anno. A parte l’etica di minacciare la vittima di aggressione, se SpaceX si dimostra un fornitore inaffidabile saremo costretti a cercare altri fornitori”, scrive su X il ministro degli Affari Esteri polacco Radoslaw Sikorski.
“Sono solo invenzioni”, ribatte il segretario di Stato Usa Mark Rubio. “Nessuno – continua – ha minacciato di tagliare fuori l’Ucraina da Starlink. E dite grazie perché senza Starlink l’Ucraina avrebbe perso questa guerra molto tempo fa e i russi sarebbero al confine con la Polonia in questo momento”.
Sikorski aveva scritto su X, dopo che sul social network sull’Ucraina e su Starlink era intervenuto anche Elon Musk. “Il mio sistema Starlink – aveva evidenziato Musk – è la spina dorsale dell’esercito ucraino. Tutta la loro prima linea crollerebbe se lo spegnessi. Ciò che mi disgusta sono anni di massacri in una situazione di stallo che l’Ucraina perderà inevitabilmente. Chiunque ci tenga davvero, pensi se vuole che il tritacarne si fermi. PACE ORA!!”.
-Foto Ipa/Agency-
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Attualità
Dazi, Trump “Usa truffati per anni, ci riprenderemo i nostri soldi”
“Per anni i globalisti hanno truffato gli Stati Uniti. Hanno portato via soldi agli Stati Uniti, e tutto quello che stiamo facendo è recuperarne una parte, e tratteremo il nostro Paese in modo equo”. Lo ha detto il presidente Usa, Donald Trump, nel corso di una intervista a Fox News. “Questo paese è stato derubato da ogni nazione del mondo, da ogni azienda del mondo. Siamo stati derubati a livelli mai visti prima, e quello che faremo è riprenderci” quanto ci è stato tolto, ha aggiunto Trump
Trump ha poi sottolineato che i dazi sui paesi vicini, Messico e Canada, potrebbero aumentare in futuro. “Le tariffe potrebbero aumentare con il passare del tempo”, ha il presidente degli Stati Uniti d’America. Trump, tuttavia, ha temporaneamente esentato la maggior parte dei beni provenienti da Canada e Messico coperti dall’accordo USA-Messico-Canada dai dazi del 25%, ma i dazi saranno ripristinati il mese prossimo: “Siamo un paese molto, molto grande – ha spiegato Trump -, e loro fanno molti affari con noi, mentre nel nostro caso è molto meno significativo”, “volevo aiutare le case automobilistiche americane fino al 2 aprile”.
La Fed prevede un periodo di recessione per gli Stati Uniti: “E’ solo un breve periodo di transizione – ha risposto Trump – perché stiamo facendo grandi cose per riportare l’economia americana in salute”.
-Foto Ipa/Agency-
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L’Iran agli Usa, “Non negoziamo sotto intimidazione”
L’Iran afferma di non negoziare sotto “intimidazione”, dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha cercato di aumentare la pressione su Teheran ponendo fine a una deroga alle sanzioni che aveva consentito all’Iraq di acquistare elettricità dal suo vicino sciita.
La missione dell’Iran presso le Nazioni Unite aveva reso noto ieri che Teheran potrebbe essere aperta a colloqui volti ad affrontare le preoccupazioni degli Stati Uniti sulla potenziale militarizzazione del suo programma nucleare, anche se non a porre fine completamente al programma.
Le parole di Araghchi
Eppure oggi, il capo della diplomazia iraniana Abbas Araghchi sembra chiudere a tali discussioni, affermando che il programma nucleare di Teheran era e sarà sempre completamente pacifico e quindi “non esisteva una cosa come la sua ‘potenziale militarizzazione’”. “Non negozieremo sotto pressione e intimidazione. Non lo prenderemo nemmeno in considerazione, non importa quale sia l’argomento”, afferma il ministro degli Esteri Araghchi sulla piattaforma di social media X.
– foto IPA Agency –
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