Cronaca
Crotone | Respinta nuova istanza, rimane in carcere l’attivista curda Madjidi accusata di essere una scafista
Maysoon Madjidi, attivista curda arrestata a Crotone il 31 dicembre 2023 con l’accusa di essere complice di un traffico di migranti, continua a rimanere in detenzione. Il Tribunale di Crotone ha respinto nuovamente la richiesta di modifica delle misure cautelari, rifiutando il passaggio dal carcere agli arresti domiciliari, una richiesta avanzata direttamente dall’imputata durante una dichiarazione spontanea. La giovane, che si dichiara innocente, è accusata di aver collaborato con il capitano di un’imbarcazione che ha portato 77 migranti sulle coste calabresi.
Durante l’udienza, durata oltre cinque ore, Madjidi ha difeso la propria posizione davanti al collegio penale presieduto dal giudice Edoardo D’Ambrosio. La donna ha contestato le accuse mosse da due migranti, un iraniano e un iracheno, che sostengono fosse l’aiutante del capitano, Akturk Ufuk, già reo confesso e processato con rito abbreviato. L’imputata ha ribadito di essere una vittima delle circostanze, spiegando di essere stata costretta a imbarcarsi come tutti gli altri passeggeri, senza alcun ruolo nella gestione del viaggio.
Madjidi, arrestata il 1° gennaio e detenuta presso il carcere di Reggio Calabria, ha raccontato di essere stata rinchiusa insieme agli altri migranti in attesa dell’imbarco e di aver continuato a cercare denaro fino a pochi giorni prima della partenza, cercando di pagarsi il viaggio attraverso prestiti. Ha anche sottolineato la sua appartenenza al partito curdo Komala, chiedendo come queste circostanze possano combaciare con l’accusa di essere una scafista.
Nel corso dell’udienza, sono state ascoltate le testimonianze di alcuni ufficiali della Guardia di Finanza, tra cui il tenente Gaetano Barbera, che ha ricostruito i fatti e difeso la validità delle accuse, basate principalmente sulle testimonianze di due migranti. Tuttavia, l’avvocato difensore di Madjidi, Giancarlo Liberati, ha messo in dubbio la solidità delle prove, domandandosi perché solo due persone siano state ascoltate e come mai lo Stato italiano non sia riuscito a rintracciare i testimoni chiave, che sono stati invece trovati da giornalisti in Inghilterra e Germania.
Nonostante queste perplessità, le accuse nei confronti di Maysoon Madjidi restano al centro del dibattito giudiziario. Il processo proseguirà con ulteriori udienze, mentre l’imputata continuerà a rimanere in carcere, in attesa di una sentenza definitiva che chiarirà la sua reale responsabilità nella vicenda.
Cronaca
Tragedia sul lavoro in un’azienda agricola ad Agna: morto un ragazzo di 27 anni
Una tragedia sul lavoro ha sconvolto il pomeriggio di oggi, 7 marzo 2025, nel Padovano. Un ragazzo di 27 anni, Umberto Coghetto, residente a Nervesa della Battaglia (TV), ha perso la vita folgorato mentre lavorava all’interno dell’impresa agraria Tocchio, situata in via Mure, nel Comune di Agna.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della compagnia di Piove di Sacco e dai tecnici dello Spisal, la vittima stava montando una tensostruttura quando ha accidentalmente urtato i cavi dell’alta tensione. Nonostante l’intervento tempestivo dei soccorsi, per il giovane dipendente della BR Technology di Volpago del Montello non c’è stato nulla da fare. Altri operai esterni che stavano lavorando con lui sono rimasti sotto choc. L’attività aziendale è stata immediatamente interrotta per permettere agli operatori di compiere i rilievi e gli accertamenti necessari.
“Non si può morire sul lavoro a 27 anni. Non si può morire sul lavoro”, è il commento commosso di Mauro Visentin, segretario generale della Cgil di Treviso. Visentin ha aggiunto: “Un altro trevigiano ha perso la vita e continua così, con questa morte orribile, lo spietato bagno di sangue che ci fa tutti inorridire. Vittime, tragedie di famiglie e comunità che si consumano sotto i nostri occhi nel silenzio. L’inerzia delle istituzioni e delle rappresentanze industriali non colma i vuoti sul fronte della prevenzione degli incidenti sul lavoro e dell’inasprimento delle pene. Il sindacato, che oggi si stringe ancora una volta ai familiari e ai colleghi nell’esprimere il più profondo cordoglio, non smetterà mai di denunciare che manca un’azione forte e concreta per la sicurezza e la salute nel lavoro.”
Una tragedia che rinnova la necessità di un impegno più deciso nella prevenzione degli incidenti sul lavoro, per evitare che simili drammi continuino a ripetersi.
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Cronaca
Tragico incidente nella laguna di Venezia: muore Anna Rita Panebianco
Un tragico incidente ha scosso la laguna di Venezia, con la morte di Anna Rita Panebianco, manager molto conosciuta in città, responsabile del marketing e della comunicazione del Caffè Florian. La donna ha perso la vita in un incidente avvenuto nel pomeriggio di sabato 8 marzo, quando la sua imbarcazione è andata a sbattere contro una briccola, una struttura con i tipici pali di legno che segnano i canali navigabili.
L’incidente si è verificato nei pressi dell’isola di Torcello, un’area molto frequentata ma che, purtroppo, è stata teatro di questa tragedia. Anna Rita Panebianco non era sola: era in compagnia di due uomini, che sono riusciti a salvarsi, ma che sono stati ricoverati in ospedale per le ferite riportate. Non appena l’incidente è avvenuto, le prime persone a prestare soccorso sono state le imbarcazioni di passaggio. I vigili del fuoco e i soccorsi del 118 sono intervenuti tempestivamente, ma per la donna, sbalzata in acqua, non c’è stato nulla da fare.
Secondo le informazioni iniziali, l’incidente non ha coinvolto altre imbarcazioni. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire la dinamica dell’accaduto, focalizzandosi sulla velocità del natante e sulla traiettoria seguita. Non appena possibile, le due persone che erano con la donna saranno ascoltate per chiarire ulteriori dettagli.
L’incidente ha scosso profondamente la comunità locale, che ha conosciuto Anna Rita Panebianco come una professionista di successo e una figura amata.
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Cronaca
Mori (Trento), caos in piazza: un uomo distrugge gazebo di Fratelli d’Italia e aggredisce un militante della Lega
La mattinata di sabato 8 marzo a Mori, in provincia di Trento, è stata segnata da un episodio di violenza e caos. Un uomo ha preso d’assalto un gazebo elettorale di Fratelli d’Italia, distruggendo la struttura senza un motivo apparente. Ma l’aggressione non si è fermata lì: lo stesso individuo avrebbe anche aggredito fisicamente un militante della Lega, che stava svolgendo la sua attività di informazione poco distante, lanciandogli addosso un cartellone e causandogli delle ferite.
Sul posto sono intervenuti i soccorsi con un’ambulanza e i carabinieri, che hanno arrestato l’aggressore. I presenti sono rimasti sotto shock per l’improvviso scoppio di violenza. Il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì, ha espresso forte preoccupazione per quanto accaduto, sottolineando che tali atti di intolleranza politica sono inaccettabili e rappresentano un pericoloso segnale per il clima sociale e politico.
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