Cronaca
Bolzano | Arrestato cittadino straniero senza fissa dimora trovato con circa 100 grammi di hashish
Ieri, Bolzano ha visto un’importante operazione di controllo da parte della Guardia di Finanza, che ha portato all’arresto di un individuo straniero senza fissa dimora, trovato in possesso di hashish. L’uomo, di nazionalità gambiana e in attesa di permesso di soggiorno, era già noto alle forze dell’ordine per precedenti legati alla droga.
Durante una consueta attività di controllo economico del territorio, gli agenti, supportati dalle unità cinofile, hanno individuato il sospetto in via Trento, nei pressi di una fermata dell’autobus. Alla vista delle forze dell’ordine, l’individuo ha cercato di allontanarsi, comportamento che ha insospettito ulteriormente i militari. Questo ha portato a un controllo più approfondito, durante il quale il cane antidroga, un pastore tedesco di nome Lora, ha rilevato un forte odore di hashish proveniente dalle tasche del sospetto.
Di fronte alla situazione, l’uomo ha deciso di collaborare e ha consegnato spontaneamente la sostanza stupefacente. Il cittadino gambiano è stato arrestato in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio e sarà sottoposto a processo “per direttissima”. Inoltre, la Guardia di Finanza ha deciso di segnalare il caso alla Questura locale per valutare la possibile revoca del permesso di soggiorno.
Questa operazione si inserisce in un ampio dispositivo di controllo volto a contrastare traffici illeciti e garantire la sicurezza pubblica, con particolare attenzione alla sicurezza sui mezzi di trasporto pubblico e nelle aree ad alta frequentazione della città. L’operazione dimostra l’impegno continuo delle Fiamme Gialle nel garantire ordine e sicurezza, rispondendo così alle crescenti preoccupazioni della comunità.
Cronaca
Scandalo a Milano: arresti e sequestri per droghe, prostituzione e riciclaggio al centro di una gintoneria
Un’inchiesta che ha preso avvio dalle analisi di fonti aperte, tra cui l’account social New_bullshitginto della Gintoneria di via Napo Torriani a Milano, ha portato all’arresto di tre persone: Davide Lacerenza, Stefania Nobile e Davide Ariganello, detto “Righello”. Le indagini hanno rivelato prove di consumo di droga e la presenza di escort all’interno del locale. Tuttavia, i dettagli emersi hanno scosso ben oltre l’ambito del semplice consumo di sostanze stupefacenti, portando a un quadro di illeciti ben più ampio.
Le indagini hanno svelato un giro di affari che ha incluso 80 milioni di euro portati in Albania con una Lamborghini e una rete di poliziotti che scambiavano informazioni con prostitute in cambio di favori sessuali. Tra gli altri elementi emersi, sono state individuate anche escort minorenni. Stefania Nobile, figlia della celebre Wanna Marchi, aveva il compito di gestire i conti del locale, coordinando alcol, prostituzione e cocaina, ma non è accusata direttamente di spaccio. È però indagata per autoriciclaggio in relazione a un viaggio in Albania con la madre.
Nel corso delle indagini, sono emerse dichiarazioni scioccanti, come quelle di Wanna Marchi, che, pur criticando le attività illecite legate alla Gintoneria, non ha mancato di vantarsi degli incassi derivanti dall’attività. “Grazie ai profitti, giravamo in Lamborghini e bevevamo champagne”, ha dichiarato, spiegando come fosse possibile permettersi un’auto da 250mila euro nonostante le precedenti condanne per truffa. Lacerenza stesso, in una telefonata intercettata, avrebbe dichiarato senza remore: “Io sono un drogato, pippo la cocaina, e tutte le pu***ne che stanno con me o sono già drogate o le faccio iniziare a pippare io”.
Secondo i pubblici ministeri, Lacerenza e “Righello” erano responsabili dell’approvvigionamento di cocaina per i clienti del locale, nascondendola direttamente all’interno della Gintoneria. Le intercettazioni hanno rivelato anche episodi drammatici, come quello in cui una delle donne coinvolte nell’attività avrebbe assunto cocaina, finendo in gravi condizioni con sanguinamento.
Martedì mattina, la Guardia di Finanza ha eseguito un blitz che ha portato al sequestro del locale, insieme alla “filiale” non ufficiale La Malmaison. Durante l’operazione, è stato trovato un piatto contenente cocaina, probabilmente residuo dell’ultima serata. Inoltre, sono stati sequestrati circa 900mila euro, ritenuti proventi di autoriciclaggio, con accuse che spaziano dal favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione alla detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. L’inchiesta, che ha messo in luce un complesso sistema di illegalità e riciclaggio, continua a suscitare grande attenzione e preoccupazione, con l’auspicio che si possano ottenere risposte definitive per fermare questi crimini.
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Cronaca
Un caso irrisolto dopo oltre quarant’anni: la strage di Ustica e la richiesta di archiviazione
La strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980, continua a rappresentare uno dei capitoli più oscuri della storia italiana. La richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Roma per l’inchiesta sul DC-9 Itavia, precipitato nel mar Tirreno con a bordo 81 persone, riaccende il dibattito su una tragedia che ha lasciato cicatrici profonde nelle famiglie delle vittime. Nonostante le indagini siano iniziate nel 2008, dopo le dichiarazioni dell’ex presidente Francesco Cossiga e un esposto presentato nel 2022, i risultati sono tutt’altro che soddisfacenti.
Le Indagini e le Difficoltà di Collaborazione Internazionale
Gli inquirenti hanno cercato di fare luce sulla vicenda attraverso rogatorie internazionali, coinvolgendo paesi come Francia e Stati Uniti. Tuttavia, la mancanza di trasparenza e la scarsa collaborazione da parte di questi stati hanno ostacolato il progresso delle indagini. Le testimonianze raccolte non hanno fornito elementi sufficienti per identificare i responsabili dell’abbattimento dell’aereo, e la procura ha escluso la pista della bomba a bordo, mantenendo viva l’ipotesi di una battaglia aerea. Questo scenario, purtroppo, sembra destinato a rimanere senza colpevoli.
Le Reazioni delle Famiglie e delle Istituzioni
La richiesta di archiviazione ha suscitato forti reazioni di dolore e delusione tra i familiari delle vittime. Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime, ha espresso il suo rammarico per la mancanza di giustizia, sottolineando che la collaborazione degli stati amici e alleati è fondamentale per arrivare alla verità. Anche il senatore Walter Verini ha commentato la situazione, evidenziando che, nonostante la richiesta di archiviazione, è ormai chiaro cosa sia accaduto quella notte nel cielo di Ustica. La mancanza di un timbro ufficiale da parte dei paesi coinvolti continua a rappresentare un ostacolo insormontabile per la verità.
Un Futuro Incerto per la Verità sulla Strage di Ustica
Le famiglie delle vittime non intendono arrendersi e continueranno a lottare per ottenere giustizia. La richiesta di archiviazione, sebbene rappresenti una brutta notizia, non segna la fine della loro battaglia. La speranza è che il governo italiano possa intraprendere nuove iniziative per ottenere la collaborazione necessaria da parte degli alleati, affinché si possa finalmente fare chiarezza su una delle pagine più buie della storia italiana. La dignità nazionale e la ricerca della verità per le vittime della strage di Ustica devono rimanere una priorità per il nostro paese.
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Cronaca
Gallarate, vomito, nausea e diarrea: mangiano alla mensa della scuola e finiscono in ospedale
Il 4 marzo, trentuno studenti di una scuola primaria di Gallarate sono finiti in ospedale dopo aver pranzato in mensa, manifestando sintomi di vomito, nausea e dissenteria. L’ipotesi più accreditata è che i bambini siano stati vittime di un’intossicazione alimentare, anche se fortunatamente nessuno di loro risulta essere in gravi condizioni.
Dal pomeriggio del 4 marzo, dodici bambini sono stati portati al pronto soccorso dell’ospedale di Gallarate, mentre altri diciannove si sono rivolti a quello di Busto Arsizio (Varese). Quattro piccoli pazienti sono stati trattenuti in osservazione, ma sono stati dimessi nella tarda mattinata del 5 marzo. Il menù del giorno prevedeva ditalini con lenticchie, provolone, fagiolini all’olio, pane e arance, tutti alimenti considerati a basso rischio microbiologico.
In risposta all’incidente, il comune di Gallarate ha immediatamente attivato il protocollo previsto per questi casi. L’amministrazione ha informato l’Ats Insubria e convocato un tecnologo alimentare per esaminare i cibi serviti in mensa. L’agenzia ha poi coinvolto i carabinieri del Nas, che il 5 marzo hanno prelevato campioni delle vivande servite ai bambini. Al momento, nessuno dei genitori ha sporto denuncia.
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