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Siram Veolia, efficienza energetica come leva per la decarbonizzazione

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ROMA (ITALPRESS) – Le leve di ottimizzazione considerate per industria e PA possono ridurre i consumi energetici nazionali del 2,9% e le emissioni del 7,6%, e consentirebbero un risparmio di 6,3 miliardi di euro su costi ETS e importazioni di gas. E’ quanto emerge dallo studio “Ottimizzazione e autonomia energetica nell’era dell’intelligenza artificiale generativa”, presentato da Siram Veolia e THEA Group nel corso di un evento alla Lanterna di Roma.
“In un momento storico che vede una accesa contrapposizione tra i sostenitori di uno sviluppo accelerato delle fonti rinnovabili per contrastare il cambiamento climatico e chi invece vuole salvaguardare la competitività delle imprese messe a dura prova dalla competizione globale, abbiamo dimostrato che l’ottimizzazione energetica è la soluzione per conciliare entrambe le esigenze, sostenibilità e competitività – ha detto
Emanuela Trentin, amministratore delegato di Siram Veolia -. Si tratta di azionare un mix di leve disponibili, adattandole opportunamente ad ogni singolo contesto. Le nostre attività di efficienza energetica in Italia sono tra le più innovative e all’avanguardia in Europa e possono essere un modello anche per altri Paesi. Sono al centro del nostro programma strategico GreenUp e illustrano la nostra ambizione di contribuire alla decarbonizzazione e alla competitività di territori e comunità”.
Valorizzare il contributo differenziale di un approccio sistemico e integrato basato sull’ottimizzazione energetica ed esplorare le potenzialità delle soluzioni digitali nel supportare il percorso di decarbonizzazione del Paese, con un focus specifico su industria e pubblica amministrazione. Sono questi gli obiettivi principali alla base dello Studio Strategico realizzato da TEHA
Group in collaborazione con Siram Veolia. I risultati aggregati a livello di sistema evidenziano l’impatto significativo che l’adozione sinergica delle leve di ottimizzazione energetica, sia nell’industria che nella Pubblica Amministrazione, potrebbe avere per il Paese. Complessivamente, queste soluzioni potrebbero abilitare una riduzione del 2,9% dei consumi energetici nazionali (circa il 4,3% del totale dei consumi dei due settori combinati), contribuendo a un taglio del 7,6% delle emissioni totali (il 22,7% del totale delle emissioni dei due settori). Il risparmio economico complessivo stimato sarebbe di circa 6,3 miliardi di Euro, derivante dalla riduzione dei costi legati al sistema ETS e dalla minore dipendenza dalle importazioni di gas naturale.
Inoltre, l’applicazione delle leve di ottimizzazione rappresenterebbe un contributo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi del PNIEC al 2030. Infatti, queste misure contribuirebbero al 23% della riduzione dei consumi energetici previsti dal target PNIEC, e per il 33% del target relativo alla riduzione dei consumi termici. Il tutto si traduce anche in un aumento significativo della quota delle fonti di energia rinnovabili rispettivamente di circa 4,5 e 8 punti percentuali. “Considerando la crescente rilevanza dell’energia per la competitività industriale e del sistema-Paese, lo Studio evidenzia il ruolo chiave di un approccio sistemico incentrato sull’ottimizzazione energetica per accelerare il processo di decarbonizzazione, rafforzando la collaborazione pubblico-privata e inter-filiera per mitigare le criticità che ad oggi ostacolano il raggiungimento degli obiettivi al 2030”, le parole di Lorenzo Tavazzi, senior partner di The European House – Ambrosetti e TEHA Group.
Per favorire la diffusione delle soluzioni di ottimizzazione energetica, lo Studio Strategico ha individuato 9 proposte di policy, con specifiche soluzioni operative, suddivise in tre macro-aree di intervento: la decarbonizzazione degli usi termici delle imprese, l’importanza di conciliare sostenibilità ambientale e competitività per le imprese e il partenariato pubblico-privato, l’innovazione e la sostenibilità per la Pubblica Amministrazione. Queste proposte sono state oggetto di confronto attraverso tre sessioni tematiche dalle quali è emersa chiaramente l’urgenza di valorizzare il ruolo chiave dell’ottimizzazione energetica nel processo di decarbonizzazione nei settori chiave per la transizione energetica italiana, promuovendo un’azione coordinata tra il settore pubblico e quello privato che salvaguardi la competitività del sistema-Paese.
TEHA e Siram Veolia hanno sviluppato un modello di valutazione dell’impatto, in termini di sostenibilità, costi e dipendenza, generabile da un crescente livello di ottimizzazione energetica applicata alle leve di decarbonizzazione ed efficienza più mature, rispetto a uno scenario inerziale in cui l’applicazione delle leve previste dal PNIEC non avviene in maniera ottimizzata. “Lo studio propone soluzioni concrete per raggiungere gli obiettivi PNIEC 2030 puntando su efficienza, rinnovabili e sinergie tra filiere. Centrale è un approccio integrato all’ecosistema energetico, dove la collaborazione tra diverse tecnologie e filiere è cruciale. Un esempio emblematico è il biometano, fondamentale per l’industria, ma che richiede una stretta sinergia tra le filiere industriale e agricola – ha commentato Alessandro Viviani, Associate Partner di The European House – Ambrosetti e TEHA Group – Grazie alle tecnologie digitali e ai dati, proponiamo un modello che abiliti una nuova ottimizzazione, capace di amplificare l’efficienza energetica e combinare circolarità e competitività”.
Con riferimento all’ambito industriale, lo Studio ha evidenziato come l’adozione sinergica di diverse leve di decarbonizzazione – tra cui cogenerazione, biometano, biomasse solide e fotovoltaico – possa portare vantaggi sistemici significativi, specialmente se supportata da soluzioni digitali avanzate, come l’Intelligenza Artificiale. Questa combinazione di tecnologie consentirebbe una riduzione dei consumi energetici nazionali accompagnata da un taglio delle emissioni di circa 26,5 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti al 6,8% delle emissioni nazionali attuali (il 41,1% del totale delle emissioni del comparto industriale), un risultato superiore di circa 17,8 milioni di tonnellate rispetto all’adozione di singole tecnologie in maniera non ottimizzata. Oltre all’impatto ambientale, i vantaggi economici per l’industria e per il Paese sono altrettanto rilevanti: si stima un risparmio di circa 5,6 miliardi di Euro, derivante principalmente dalla riduzione dei costi associati al meccanismo ETS e da una minore dipendenza dalle importazioni di gas naturale.
Rispetto alla Pubblica Amministrazione, il PREPA (Programma di Riqualificazione Energetica degli edifici della Pubblica Amministrazione) ha posto un obiettivo di efficientamento energetico del patrimonio edilizio del 3% annuo. Tuttavia, negli ultimi tre anni, non ha mai superato l’1%, a causa dei limiti nei modelli di procurement e della carenza di competenze tecniche nella PA. Diventa quindi fondamentale promuovere una nuova cultura di collaborazione pubblico-privata, incentivando l’adozione sistemica dello strumento del PPP e delle soluzioni digitali negli interventi di ottimizzazione energetica della PA. Per raggiungere i target stabiliti dal PREPA al 2030, l’utilizzo sistemico dei PPP abiliterebbe un risparmio per la PA di circa 3,7 miliardi di Euro e garantirebbe un supporto tecnico per individuare le soluzioni di ottimizzazione energetica più adeguate per ciascun edificio. A parità di investimenti pubblici, l’utilizzo dei PPP permetterebbe di aumentare la superficie riqualificata della PA dal 18% al 41%, più che raddoppiando i benefici in termini di risparmio energetico e riduzione delle emissioni.
Lo studio pone inoltre l’accento sul ruolo delle soluzioni digitali e di Intelligenza Artificiale che costituiscono il ‘collantè per combinare diverse leve di efficienza e decarbonizzazione, consentendo la loro ottimizzazione e amplificando il beneficio prodotto dalle singole tecnologie. Da un’analisi di casi reali, le soluzioni digitali possono contribuire ad un risparmio addizionale nell’ordine di almeno il 5-10%. Qualità dei dati, governance e progetti integrati sono fondamentali per ottenere questi risultati.
In dettaglio le 9 proposte di policy riguardano i seguenti interventi: sostenere la diffusione della cogenerazione ad alta efficienza; riconoscere il ruolo prioritario e determinante del biometano; sfruttare il potenziale delle biomasse solide; quantificare costi e benefici delle soluzioni di transizione ecologica per la competitività delle imprese; spostare il focus del supporto pubblico sui risultati di interventi integrati;
valorizzare il ruolo delle ESCo; promuovere una nuova cultura di collaborazione pubblico-privata a livello di sistema; valorizzare le potenzialità delle tecnologie digitali e dell’IA; riconoscere i benefici sociali ed ambientali legati all’ottimizzazione energetica della PA.

– foto xc3/Italpress –

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Transizione energetica, investimenti per 230 mld al 2030 in Italia

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ROMA (ITALPRESS) – Il percorso di transizione energetica, secondo la visione di Confindustria Energia, realtà che rappresenta tutta la filiera dei produttori e distributori di energia, potrà compiersi solo preservando i valori di equità e inclusione sociale, su cui fa leva il modello della just transition.
L’origine di questa conferenza, dal titolo “La sostenibilità della transizione energetica: la capacità di un sistema di fare sinergia” nasce, infatti, proprio dalla considerazione che non bisogna mai dimenticare che gli obiettivi ambientali, che tutti noi ci stiamo ponendo per contrastare il cambiamento climatico, debbono essere sempre coniugati agli imprescindibili aspetti economici e sociali.
“Le tensioni e i conflitti che stanno interessando più regioni del mondo, inoltre – ha sottolineato Guido Brusco, presidente di Confindustria Energia – e le dinamiche economiche globali non possono che farci riflettere in merito alla determinazione con cui intraprendere azioni coraggiose a livello europeo, nazionale e territoriale per nuovi modelli di crescita, di produttività e di investimenti fino ad arrivare sul fronte degli approvvigionamenti energetici, per restituire competitività e autonomia strategica alle imprese e al Paese”.
E tale obiettivo non può appunto prescindere, per Confindustria Energia, dalla neutralità tecnologica che coniuga tutti questi elementi con la dimensione temporale, restituendo tempestività alle azioni con cui impegnarsi da qui ai prossimi decenni. Oggi si parla di molteplici soluzioni tecnologiche per la decarbonizzazione, di competitività e di costi, ma se non si rispettano i tempi della transizione per chi l’energia la produce e la innova nulla di tutto ciò potrà compiersi.
E’ dunque necessario puntare su tutte le tecnologie, a partire dal gas fino alle soluzioni green e low carbon come energie rinnovabili, idrogeno, biocarburanti e biocombustibili, la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio della CO2 fino al nucleare. Tutto ciò senza dimenticare i settori convenzionali, valorizzando e riconvertendo gli asset esistenti con grande attenzione alla sostenibilità, sia ambientale sia sociale.
Un’attenzione alla sostenibilità che porterà ad una riduzione dello sfruttamento delle risorse naturali, tra cui l’acqua, stando sempre attenti alla filiera delle materie prime critiche, il cui approvvigionamento, seppur complesso, è strategico per lo sviluppo industriale e tecnologico.
Un sistema sinergico e integrato, che pone grande attenzione allo sviluppo di un adeguato sistema infrastrutturale e di interconnessioni, può fare dell’Italia un vero hub energetico, valorizzando la cooperazione con Paesi terzi e in particolare con i Paesi del Mediterraneo.
Previsti al 2030 in Italia 230 miliardi di euro di investimenti, prevalentemente privati, con la creazione di 500mila posti di lavoro e la salvaguardia di un altro milione.
“Questo sistema, il Sistema delle imprese di Confindustria Energia – sottolinea il presidente Brusco – è in grado di mobilitare, per il raggiungimento degli obiettivi posti dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima al 2030 investimenti, prevalentemente privati, pari a 230 mld di euro con la salvaguardia di quasi 1 milione di posti di lavoro e la creazione di altri 500mila”.
“Senza dubbio – ribadisce il presidente di Confindustria Energia – per realizzare questa strategia di business, che non è una semplice visione, ma un piano di investimento industriale reale, dobbiamo poter contare su un sistema di governance che possa sostenere un quadro normativo e regolatorio certo e affidabile”.
Le recenti dinamiche industriali impongono, infatti, di individuare una serie di azioni che possano ridurre il divario del costo dell’energia, sia elettrica sia gas, sul mercato europeo ed internazionale a scapito dell’industria italiana.
E ‘importante quindi convergere sulle azioni chiave necessarie per definire un piano strutturale di sviluppo della filiera industriale ed energetica, accelerando la decarbonizzazione, incrementando la sicurezza energetica e mantenendo al contempo il focus sulla competitività, sullo sviluppo della filiera nazionale e sull’occupazione.
Dopo l’intervento in apertura del presidente Brusco, che ha tracciato le linee guida per Confindustria Energia, ha preso la parola Stefano Besseghini, Presidente dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che ha parlato dell’importanza della regolazione per quanto riguarda le strade da seguire nel percorso che ci deve portare al raggiungimento della sostenibilità energetica. Dopo la sua allocuzione, Guido Brusco e Davide Tabarelli, presidente e Fondatore di Nomisma Energia e Professore a contratto presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, hanno dato vita ad un dibattito incentrato sul ruolo centrale che l’energia ricopre all’interno del difficile scenario geopolitico attuale. Successivamente, un contributo di Nicola Procaccini, presidente del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei al Parlamento Europeo e Responsabile Dipartimento Ambiente ed Energia di Fratelli d’Italia, ha sottolineato la necessità di rivedere quanto proposto dal Green Deal alla luce dell’ultimo, complesso, periodo che l’Europa ed il mondo stanno vivendo. I lavori sono poi proseguiti con una tavola rotonda animata da Stefano Venier, amministratore delegato di Snam, e Emanuela Trentin, chief executive officer di Siram Veolia. “La sostenibilità della transizione energetica, tra mercato e scelte politiche” è stato l’argomento al centro del loro dibattito. Ha chiuso i lavori il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervistato dalla moderatrice della Conferenza, la giornalista del Sole 24 Ore, Celestina Dominelli. Un’attenta analisi della situazione italiana e dello scenario mondiale sono stati gli argomenti al centro del colloquio.
-foto spf Italpress –
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Filiera del tabacco, Philip Morris firma accordo da 1 mld con il Masaf

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ROMA (ITALPRESS) – Un miliardo di euro, in dieci anni, nella filiera tabacchicola italiana: Philip Morris Italia e il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste hanno siglato un nuovo accordo pluriennale presentato a Roma nel corso del 22esimo Forum Coldiretti. “Questo accordo guarda al medio-lungo periodo, quindi ancora più avanti rispetto a quanto fatto negli ultimi anni, permettendo così al coltivatore di poter investire con maggior tranquillità sull’azienda – ha detto Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato Philip Morris Italia -. Ognuno deve fare il suo, il nostro è quello di dare continuità e garanzie a chi ha lavorato con noi con una firma storica, dietro a questa intesa c’è tanto lavoro, tanto sforzo fatto da una multinazionale, si tratta di uno strumento molto importante”.
Per la prima volta dall’inizio della sottoscrizione degli accordi con il ministero, di cui l’azienda è stata pioniera a livello nazionale sin dai primi anni duemila, l’intesa estende l’orizzonte temporale della collaborazione strategica fino a dieci anni, traguardando l’anno commerciale 2033-2034 con investimenti complessivi fino a 1 miliardo di euro. Il nuovo accordo prevede l’impegno di Philip Morris ad acquistare circa la metà della produzione totale di tabacco greggio italiano, confermando l’azienda come il maggiore investitore privato nella filiera tabacchicola italiana, la più importante in Europa in termini di volumi. L’azienda – che a partire dal 2011 è stata la prima a siglare impegni pluriennali attraverso un accordo unico nel suo genere, che prevede una filiera verticalmente integrata e senza intermediazioni – con questa firma pone le basi per una visione di lungo termine, elemento essenziale per garantire sostenibilità e programmazione strategica per la filiera agricola.
“E’ con grande orgoglio che annunciamo un accordo quadro che guarda ancora più avanti rispetto a quanto fatto nel recente passato: un orizzonte temporale di dieci anni, per un investimento totale che ammonterà fino a un miliardo di euro e che si aggiunge agli oltre 2 miliardi già investiti a partire dai primi anni duemila – ha aggiunto Hannappel -. Con questo accordo la filiera tabacchicola italiana si conferma al centro dell’ecosistema di Philip Morris in Italia, una filiera integrata end-to-end collegata ai prodotti senza combustione, che oggi coinvolge circa 41mila persone su tutto il territorio nazionale in ambito agricolo, manifatturiero e di servizi, contribuendo attivamente all’ambiziosa visione di costruire un futuro senza fumo”.
L’intesa con il Masaf tiene conto non solo della riforma della Politica Agricola Comune (PAC) in scadenza nel 2027, ma anche di quella futura, che entrerà in vigore nel 2028 fino al 2034, con l’intento di tutelare e promuovere la filiera tabacchicola italiana anche con riferimento alle sfide che il comparto dovrà affrontare sul piano nazionale, europeo e internazionale, attuando un modello di filiera integrata agro-industriale di cui Philip Morris è fra i più significativi interpreti in Italia. L’accordo, inoltre, riconosce l’importanza di contrastare sempre più efficacemente il problema del “caporalato” attraverso la diffusione e l’implementazione di linee guida in merito come le Buone Pratiche di Lavoro Agricolo (ALP) di Philip Morris International, promuovendo altresì iniziative volte alla continua innovazione del settore, alla sostenibilità e allo sviluppo di competenze, nonchè la realizzazione e divulgazione di ricerche e analisi di settore, con particolare attenzione ai temi dell’innovazione, della sostenibilità e dello sviluppo di competenze, che da sempre caratterizzano questa filiera.
“Oggi abbiamo firmato un accordo estremamente importante per il settore, per durata e quantità di prodotto acquistato, la cui valenza è di sicuro impatto per le politiche che riguarderanno anche altri ambiti dell’agricoltura, comparto al quale nella sua interezza, assieme al ministro Lollobrigida e a tutto il governo Meloni, intendiamo assicurare il massimo supporto, per affrontare le sfide commerciali e produttive con fiducia e prospettive di crescita adeguate al valore effettivo del nostro settore primario”, le parole del sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e delle Foreste, Patrizio La Pietra.
La firma dell’intesa conferma il percorso intrapreso da Philip Morris a partire dai primi anni 2000 nello sviluppo di un modello innovativo di coltivazione del tabacco che ha garantito nel corso degli anni sostenibilità economica a circa 1000 imprese tabacchicole, attive nelle principali regioni tabacchicole italiane: Campania, Umbria, Veneto e Toscana, con un impatto diretto, indiretto e indotto stimato in circa 28.700 addetti alla fase di coltivazione e trasformazione primaria.

– foto xc3/Italpress –

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Atelier ABC, protocollo d’intesa tra Regione Lazio e Roma Capitale

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ROMA (ITALPRESS) – La nuova edizione del progetto Atelier ABC (Arte, Bellezza e Cultura) prende forma con il protocollo d’intesa firmato oggi da Regione Lazio e Roma Capitale. Questo accordo mira ad avviare una fattiva collaborazione per l’attuazione e il coordinamento di azioni volte a incentivare la fruibilità del patrimonio archeologico, artistico, culturale e turistico della Capitale e del territorio, ottimizzando e integrando le risorse finanziarie dedicate, anche attraverso i fondi europei. E rientra in un progetto di più ampio respiro che punta al raggiungimento di questi obiettivi, tramite la realizzazione di sei atelier sparsi nel territorio laziale.
Alla sottoscrizione del protocollo hanno preso parte Simona Renata Baldassarre, assessore alla Cultura, Pari opportunità, Politiche giovanili e della Famiglia, Servizio civile della Regione Lazio, Claudia Pratelli, assessore alla Scuola, Formazione e Lavoro di Roma Capitale, Miriam Cipriani, dirigente dell’Area Valorizzazione del patrimonio culturale e programmazione – Direzione regionale Cultura, Politiche giovanili e della Famiglia, Pari Opportunità, Servizio civile della Regione Lazio e Luca Fegatelli, direttore regionale Cultura, Politiche giovanili e della famiglia, Pari opportunità, Servizio civile.
“Con questo progetto varie attività culturali saranno utilizzate per ampliare e sostenere l’offerta di monumenti unici e attrattivi del nostro territorio, perchè la cultura è moltiplicatore della cultura stessa”, ha detto Baldassarre in merito ad Atelier ABC. Iniziativa indirizzata ai giovani, ai cittadini e ai turisti da un lato e allo sviluppo imprenditoriale dall’altro. Si tratta, dunque, di un coinvolgimento ad ampio spettro tra comuni, province e anche i privati, che parte con la firma insieme a Roma Capitale. “Questi progetti potranno rappresentare un volano di sviluppo per le piccole e medio imprese del Lazio. La Regione sui Fondi POR-FESR 2014-2020 aveva concesso aiuti alle piccole-medio imprese per lo sviluppo di progetti d’impresa innovativi e replicabili, basati su idee di business comprendenti elementi diversi che hanno preso forma in vari atelier ABC con una dotazione iniziale di 6 milioni di euro”. “Adesso – aggiunge Baldassarre – c’è una nuova pagina che attende altri luoghi del Lazio. Gli atelier selezionati saranno protagonisti del progetto come luoghi sia fisici che virtuali” messi a disposizione temporaneamente per le imprese e per le attività. “Tutto a sostegno dell’economia della conoscenza. Nello sviluppo dell’arte e della cultura, si porta dietro anche un’implicazione economica. Il nuovo avviso che contiamo di pubblicare all’inizio del prossimo anno prevede sei ambiti territoriali”, la precedente edizione ne aveva chiamati in causa cinque. Prima Comune e Provincia di Roma erano uniti, questa volta parteciperanno separatamente. “Con una dotazione finanziaria di sette milioni invece dei sei precedenti. A oggi sono stati individuati come beneficiari i comuni di: Priverno, Castro Cielo e Villa Torlonia a Roma. E’ in corso la valutazione da parte della commissione delle candidature della Provincia di Roma, di Viterbo e di Rieti”, ha concluso l’assessore.
La collaborazione specifica vuole ampliare e sostenere l’offerta culturale nel suo complesso, in particolare durante il Giubileo, con un’efficace pianificazione territoriale attraverso una promozione coordinata delle attrattive. Saranno diverse le attività di collaborazione in programma, come, ad esempio, la progettazione di marketing territoriale dei luoghi di interesse storico, artistico, paesaggistico del territorio regionale e cittadino a vantaggio di una più ampia offerta culturale. Un’azione che vedrà anche il coinvolgimento delle scuole di Roma Capitale e del Lazio per divulgare e valorizzare il patrimonio artistico-culturale, utilizzando diverse forme di comunicazione quali cinema, teatro, poesia, letteratura, musica e spettacolo dal vivo.
“Sono contenta di rinnovare un accordo che ha consentito negli anni passati una collaborazione istituzionale tra Comune di Roma e Regione Lazio che ha messo in campo progetti di valore e attività di grande intensità. In particolare ci ha consentito nell’edizione precedente, attraverso i progetti scuola ABC, di coinvolgere oltre 6200 studentesse e studenti e 56 scuole in tutto il Lazio, con una quota consistente di ragazze e ragazzi delle scuole superiori di Roma”, ha detto Pratelli. Inteso come “un potentissimo alleato per combattere una battaglia che le istituzioni devono affrontare in prima linea contro la povertà educativa. I dati più recenti ci raccontano una situazione tutt’altro che pacificata e risolta, rispetto alle opportunità dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazzi di accedere alle opportunità culturali e formative. Una dimensione specifica che ci racconta della privazione per molti di accedere a quelle opportunità culturali e formative che consentono di mettersi alla prova, di scoprire i propri talenti e di sperimentarsi, quindi di entrare in contatto con le esperienze artistiche e culturali, ma anche di altra natura”.
Saranno inoltre avviate attività di formazione di spettacolo e animazione, di promozione delle grandi produzioni cinematografiche internazionali, favorendo partnership e collaborazioni per eventi e iniziative culturali.
“Individuiamo gli atelier come spazi fisici, delle strutture o dei beni storici, che possono essere utilizzati per sviluppare all’interno una serie di attività che costituiscono il sistema atelier stesso. Non sono solo luoghi fisici ma anche concettuali. Sono spazi destinati a tutti, utilizzati in modo temporaneo”, ha spiegato Fegatelli che ha illustrato i risultati della precedente esperienza di Atelier ABC che “ha portato alla realizzazione venti progetti”, nello specifico, diffusi sui seguenti territori: Civita di Bagnoreggio, Rieti, Cassino, Formia e Roma. Per l’attuale edizione ha aggiunto: “Abbiamo già attivato l’avviso per la selezione dei luoghi che non erano stati individuati antecedentemente. Dovremmo concludere l’attività entro questo mese. Dopo procederemo all’attivazione dell’avviso per la selezione delle piccole e medio imprese o associazioni che possono prendere parte a questo sistema”.
-foto ufficio stampa Lazio Innova –
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