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L’industria chimica vale 67 miliardi, impegno per la sostenibilità
ROMA (ITALPRESS) – Valore economico generato per 67,4 miliardi di euro, -50,3% di consumi energetici rispetto al 1990, 112.700 dipendenti, -70% di malattie professionali per milioni di ore lavorate rispetto al 2010. Sono sono alcuni dati che emergono dal Rapporto Responsible Care, programma mondiale volontario di promozione dello sviluppo sostenibile dell’Industria chimica, presentato stamane da Federchimica alla presenza, tra gli altri del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha definito il settore della chimica “strategico” per il Paese e ha ricordato che “se nel mondo c’è un Paese con la capacità innata di combinare tradizione industriale, talento e innovazione tecnologica, questo è proprio l’Italia. E ne dobbiamo essere sempre consapevoli ed orgogliosi”. Francesco Buzzella, Presidente Federchimica, ha ricordato che “da 30 anni con il Rapporto Responsible Care certifichiamo l’impegno delle imprese chimiche a favore dello sviluppo sostenibile: un valore che trasferiamo ai numerosissimi settori a valle e direttamente nei prodotti di consumo attraverso innovazioni di processo, di prodotto e nuove tecnologie, con risultati di assoluta eccellenza; è tempo che questo primato ci venga riconosciuto, accreditandoci come Industria indispensabile per realizzare la transizione ecologica. Dai dati emerge chiaramente come sicurezza, salute e un elevato livello di benessere e salubrità sui luoghi di lavoro siano elementi distintivi del settore chimico. Un risultato che si deve anche all’impegno delle Parti sociali settoriali nella promozione della responsabilità sociale e del welfare contrattuale, che ha contribuito a realizzare un rapporto di lavoro moderno, flessibile e inclusivo, finalizzato a dare risposte alle esigenze dei lavoratori e dei loro familiari”, ha aggiunto. Nel 2023 l’industria chimica ha generato un valore della produzione pari a 67,4 millardi di euro. Di questi, il 91,4% (61,6 miliardi di euro) viene distribuito agli stakeholder, sotto forma di acquisti di beni e servizi, spese per il personale e imposte versate alla pubblica amministrazione. L’industria chimica contribuisce al bilancio pubblico e all’offerta di servizi ai cittadini, versando tributi per 0,9 miliardi di euro, ai quali si aggiunge quasi 1 miliardo di euro in imposte e oneri sociali connessi alle spese per il personale. Gli investimenti e i costi operativi destinati alla sostenibilità sociale ed ambientale delle imprese aderenti a Responsible Care rappresentano annualmente oltre il 2% del valore economico generato, per un ammontare complessivo di 763 milioni di euro, di cui 274 milioni in investimenti. Il settore vanta da anni una posizione di leadership nell’ambito della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: l’incidenza degli infortuni nel settore è inferiore del 39% rispetto alla media manifatturiera. Dal 2010 il numero degli infortuni, a parità di ore lavorate, è diminuito del 44% e mostra un ulteriore calo del 10% rispetto al 2019, anche grazie alla sensibilizzazione dei dipendenti verso atteggiamenti sicuri e responsabili: negli ultimi 13 anni il numero di ore di formazione per dipendente è cresciuto del 23%. Anche l’innovazione introdotta grazie alle tecnologie digitali ha generato effetti positivi. Sul fronte ambientale, i risultati del rapporto si confermano eccellenti in particolare nella riduzione di gas serra: nel 2022 l’industria chimica in Italia ha emesso direttamente 11,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (scope 1), il 2,8% del totale del Paese (nel 1990 rappresentavano il 6,2%). Dal 1990 le emissioni della chimica sono diminuite del 64%, valore che pone l’industria chimica già in linea con l’ambizioso obiettivo del Green Deal europeo al 2030 (-55%). Considerando le emissioni – dirette e indirette (scope 1 e scope 2) – negli ultimi 30 anni l’industria chimica ha ridotto i propri impatti sui cambiamenti climatici del 67%. L’industria chimica è impegnata a perseguire un modello economico sempre più circolare: il riciclo (45,5%) è la prima modalità di destinazione dei rifiuti, in significativo aumento rispetto al 2015 (era il 23%). Il Rapporto sintetizza un processo virtuoso che certifica un impegno oneroso da parte delle imprese del settore e che va riconosciuto, anche alla luce delle sfide future. “Gli obiettivi del Green Deal, contestualizzati nello scenario geopolitico internazionale, ci spingono a considerare il tema della competitività del sistema economico europeo e a trovare, al contempo, soluzioni globali alle sfide della transizione energetica, climatica ed ecologica”, ha spiegato Buzzella. Un compito tutt’altro che banale, come emerso anche recentemente dai lavori del COP 29, che richiede un approccio scientifico, pragmatico e non ideologico; un ambiente favorevole alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione; la capacità di attrarre capitali, investimenti e risorse umane di eccellenza; un quadro legislativo chiaro, certo e snello; un’amministrazione pubblica efficiente. “La Chimica è indispensabile per un progresso compatibile con le nuove sfide ambientali e sociali. Serve però il supporto di tutti, in primo luogo di Governo e Istituzioni, che devono essere al nostro fianco in questo percorso. E’ sicuramente fondamentale perseguire la transizione ecologica – ha concluso Buzzella – ma occorre considerare attentamente il rapporto tra benefici e costi, i tempi necessari di adeguamento e la salvaguardia della competitività delle imprese europee, che, in definitiva, equivale a tutelare il nostro benessere e la nostra aspirazione al progresso”. Filippo Servalli, presidente Programma Responsible Care, Federchimica ha ricordato come questo “percorso che dura da 30 anni è fiore all’occhiello dell’esperienza della chimica italiana, racconta di come sui temi ambiente, persone, sicurezza e governance la chimica è attenta e responsabile. Il settore della chiama si presenta in maniera forte e sui cui l’Italia deve puntare perchè siamo competenti e abbiamo lavorato per essere efficienti, dare una redditività e distribuendo un valore aggiunto ai nostri stakeholder perchè la chimica vive di filiera che deve essere preservata”, ha concluso.
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(ITALPRESS).