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La “noce di mare”: questa specie aliena è il nuovo incubo della laguna di Venezia
La “noce di mare”, un piccolo organismo quasi invisibile, è diventata un serio pericolo per la biodiversità della laguna veneta. Giunta nelle acque del Mar Adriatico intorno al 2010, probabilmente a causa del cambiamento climatico, questa specie aliena, nota con il nome scientifico di Mnemiopsis leidyi, si sta diffondendo rapidamente.
Nonostante la sua innocua apparenza gelatinosa simile a quella di una medusa, la noce di mare rappresenta un grave problema per i pescatori che utilizzano i cogoli, una tecnica tradizionale di pesca nella laguna di Venezia. Si nutre della fauna locale, mettendo a rischio gli ecosistemi e la biodiversità.
Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Padova, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste e i pescatori locali, ha evidenziato per la prima volta la presenza e la diffusione di questa specie invasiva nella laguna.
Il cambiamento climatico e il conseguente riscaldamento dei mari hanno favorito l’insediamento della noce di mare, che si riproduce rapidamente e si nutre del plancton e delle larve di specie locali, alcune delle quali sono vitali per la pesca locale.
I pescatori hanno notato un calo progressivo delle catture negli ultimi anni, accompagnato dall’ostacolo delle reti intasate dalle noci di mare. I modelli statistici indicano che l’aumento della presenza di questo organismo coincide con la diminuzione del pescato, causando una crisi nel settore.
Questa situazione è stata definita una “tragedia sociale e ambientale” dagli autori dello studio, poiché minaccia una tradizione millenaria di pesca e mette a rischio la biodiversità e gli ecosistemi locali. È urgente trovare soluzioni sostenibili per mitigare gli effetti devastanti di questa invasione.