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I capoluoghi di regione italiani sempre più caldi: l’Istat dice 1 grado in più

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Un recente report dell’Istat evidenzia un aumento significativo delle temperature nei capoluoghi di regione italiani negli ultimi 30 anni. La temperatura media è passata da 14,9°C nel periodo 1991-2000 a 15,8°C nel decennio 2011-2020, con un incremento medio di circa 1°C rispetto al trentennio di riferimento 1981-2010. Questo aumento non è solo una semplice fluttuazione stagionale; rappresenta un trend costante, soprattutto dopo la metà degli anni ’90, con anomalie positive che si sono registrate praticamente ogni anno dal 1997, ad eccezione di alcune eccezioni nel 2005 e 2010.

Particolarmente preoccupante è il fatto che il 2022 ha segnato il record di caldo per i capoluoghi, con una temperatura media di circa 16,6°C, superando di 1,7°C la media del trentennio 1981-2010. Questi dati suggeriscono un cambiamento climatico in atto che potrebbe avere ripercussioni significative su diversi settori, dall’agricoltura alla salute pubblica.

Le anomalie nelle precipitazioni sono un altro aspetto critico emerso dall’analisi. Dalla metà degli anni ’90, si è assistito a una crescente variabilità nei dati delle precipitazioni, con gli anni dal 2020 al 2022 caratterizzati da anomalie negative. Il 2022, in particolare, è stato uno dei due anni con le precipitazioni più basse dal 1971, con un deficit di circa 167 mm rispetto alla media. Questo squilibrio nei dati pluviometrici è allarmante e suggerisce che il cambiamento climatico sta influenzando non solo le temperature, ma anche i modelli di pioggia, con potenziali impatti negativi su risorse idriche e biodiversità.

In sintesi, i dati forniti dall’Istat tracciano un quadro chiaro di un clima in evoluzione nei capoluoghi italiani, con temperature in aumento e precipitazioni sempre più irregolari. È fondamentale che le politiche pubbliche e le strategie di adattamento al cambiamento climatico prendano in considerazione queste tendenze per affrontare le sfide future.

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