Attualità
Da lavoratore a senza dimora: la storia di Andrea Baudissone, esodato della Embraco
Andrea Baudissone, un uomo che per 20 anni ha lavorato instancabilmente alla Embraco, l’ex stabilimento di compressori per elettrodomestici, si trova oggi a vivere una realtà che mai avrebbe immaginato. Mancava solo un anno per il suo pensionamento, ma il suo sogno di concludere una vita di sacrifici con un meritato riposo è svanito. Oggi, a Torino, vive per strada, in Galleria San Federico.
Baudissone è uno dei 537 esodati della Embraco, una fabbrica che, dopo mesi di lotte sindacali e manifestazioni, è stata chiusa a causa della crisi economica. Aveva iniziato a lavorare nella fabbrica a Riva di Chieri nel 1991, dopo due anni in un’altra azienda. Con uno stipendio che inizialmente gli permetteva di vivere dignitosamente, aveva dedicato gran parte della sua vita al lavoro, caricando e scaricando compressori per elettrodomestici. “Guadagnavo due milioni di lire al mese. Lavoravo anche di notte. Era un periodo felice”, racconta Baudissone a La Stampa. Eppure, oggi si trova in una situazione disperata, lontano da quella stabilità che aveva sperato di raggiungere alla fine della sua carriera.
Quando la crisi dell’azienda si è fatta acuta, lo stipendio di Baudissone è cominciato a calare, mentre i politici si sono susseguiti promettendo soluzioni che non sono mai arrivate. “Ricordo quello con l’allora sindaca Chiara Appendino. Venne da noi anche Alessandro Di Battista. Tutti ci hanno fatto grandi promesse. E tutte sono cadute nel vuoto”, racconta.
Il fallimento della Embraco ha segnato la fine del suo impiego stabile, ma Baudissone si è trovato a dover affrontare un’altra beffa: i 30mila euro di Trattamento di Fine Rapporto (TFR) che gli sono stati dati non sono bastati a coprire i debiti accumulati. Così, ha perso anche la casa, trovandosi senza un posto dove vivere. Da allora, la sua vita è cambiata drasticamente: ora dorme per strada, raccoglie qualche moneta dagli sconosciuti che gli offrono l’elemosina, e si nutre grazie alle mense dei poveri, che però non riescono a garantirgli pasti regolari, soprattutto nei fine settimana, quando restano chiuse.
Anche se qualche associazione di volontariato cerca di dargli una mano, la sua situazione è difficile. “Nei fine settimana mangio se riesco, le mense sono chiuse”, spiega. E mentre la vita sulla strada lo costringe a una lotta quotidiana per la sopravvivenza, Baudissone non smette di cercare lavoro. Ma con 59 anni, è consapevole che la sua età rappresenta un ostacolo. “Ma alla mia età, chi volete che mi offra un impiego?” si chiede rassegnato.
Nel racconto di Baudissone si riflette una triste realtà che colpisce tanti lavoratori esodati, che si trovano privi di risorse e di supporto, nonostante anni di sacrifici. La sua storia è una denuncia contro un sistema che, troppo spesso, non offre risposte concrete alle persone che hanno dato tutta la loro vita al lavoro, finendo per essere abbandonati nel momento in cui avrebbero dovuto ricevere un riconoscimento.