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Chiusura dell’inchiesta su Vittorio Sgarbi: rischio di condanna per riciclaggio e contraffazione d’arte

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La Procura di Macerata ha concluso l’inchiesta relativa al controverso caso del quadro “La cattura di San Pietro” del pittore del Seicento Rutilio Manetti, con l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ora sotto accusa per riciclaggio, auto-riciclaggio e contraffazione di opere d’arte. Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, le accuse potrebbero comportare pene da 4 a 12 anni di carcere.

L’indagine è stata avviata a seguito di un’inchiesta giornalistica che ha rivelato come la tela fosse stata rubata nel 2013 da un castello di Buriasco, solo per riapparire identica nove anni dopo a Lucca, all’interno della mostra “I pittori della luce”, curata dallo stesso Sgarbi. La peculiarità del caso risiede nel fatto che, nonostante il dipinto fosse stato dichiarato di sua proprietà, era presente un elemento distintivo: una torcia in alto a sinistra.

Le conclusioni dei pubblici ministeri si sono basate su una perizia commissionata dalla procura, che ha analizzato il quadro attualmente in possesso di Sgarbi, il quale sostiene di averlo trovato nella soffitta della sua villa nel Lazio. Tuttavia, la perizia ha confermato che il dipinto è in realtà lo stesso oggetto di furto denunciato nel febbraio 2013.

Inoltre, a carico di Sgarbi pesa anche la testimonianza di Pasquale Frongia, un “pittore-falsario” che ha ammesso di aver modificato l’opera originale su richiesta dello stesso Sgarbi, aggiungendo l’elemento della torcia. Questa confessione potrebbe rivelarsi determinante nel processo, aggravando ulteriormente la posizione dell’ex sottosegretario.

La situazione ha suscitato un forte dibattito nell’ambito dell’arte e della cultura italiana, sollevando interrogativi sulla tutela del patrimonio culturale e sulla responsabilità di figure pubbliche come Sgarbi. Con l’inchiesta giunta al termine, ora spetterà alla giustizia fare chiarezza e stabilire le responsabilità del noto critico d’arte.

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