Economia
Industria chimica, ricerca e sviluppo a favore della competitività
Ricerca e sviluppo a favore dell’internazionalizzazione e della competitività: questi i temi al centro dell’incontro “Innovazione chimica” che si è tenuto questa mattina nella prestigiosa cornice di Villa Madama a Roma.
L’appuntamento, voluto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in collaborazione con Federchimica, ha messo a confronto Istituzioni, associazioni, enti di ricerca ed esponenti del mondo finanziario con l’obiettivo di mettere in evidenza il ruolo strategico della chimica per la crescita e lo sviluppo del Paese come acceleratore dell’internazionalizzazione del “Made in Italy”.
“Sono molto lieto di ospitare qui a Villa Madama questo importante appuntamento dedicato a un settore chiave del nostro tessuto industriale. Il comparto della chimica ha un impatto a cascata su un numero infinito di settori della nostra economica e il rapporto che presentiamo oggi fotografa il ruolo della chimica come acceleratore di innovazione, export, crescita – ha dichiarato il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani -. Vogliamo mettere le nostre imprese nelle migliori condizioni per crescere e creare benessere. Abbiamo rafforzato la squadra della crescita, ICE, SACE, SIMEST, Cassa Depositi e Prestiti, tutti presenti oggi, che è al fianco delle nostre imprese per aiutarle a crescere nei circuiti internazionali. Dall’inizio del mio mandato ho messo in campo una precisa strategia di Diplomazia della crescita, a favore dell’export e per l’internazionalizzazione dei nostri territori. Per questo abbiamo lanciato in questi giorni una strategia di ulteriore rafforzamento e diversificazione dei nostri mercati di sbocco. Guardiamo con attenzione a tutti i mercati emergenti più promettenti in ottica di diversificazione”.
“L’industria chimica in Italia rappresenta una delle colonne portanti della nostra economia – ha ricordato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy – con un fatturato di 77 miliardi di euro e un ruolo centrale in Europa, essendo terzi per produzione dopo Germania e Francia. Intendiamo rendere questo settore sempre più competitivo, innovativo e sostenibile, puntando sulla ricerca e sull’internazionalizzazione. Questi i motori strategici che guideranno lo sviluppo futuro della chimica italiana e contribuiranno alla crescita economica e sociale del Paese”.
“La chimica è al centro della trasformazione scientifica e industriale del nostro tempo. La sua trasversalità la rende un motore di innovazione in molti settori, dall’ambiente alla salute, dall’industria ai nuovi materiali – ha detto il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini -. Con 125 corsi di laurea in Italia, la formazione chimica sta evolvendo per rispondere alle sfide del mercato del lavoro e della società, con percorsi altamente specializzati e orientati alla sostenibilità e alle nuove tecnologie. Le Università italiane, con corsi sempre più all’avanguardia, dimostrano come ricerca e internazionalizzazione siano leve strategiche per il futuro della chimica e dell’intero Paese”.
“La chimica è un settore strategico dell’economia europea, ha un carattere pervasivo e abilitatore: il 95% di tutti i manufatti, già di uso comune o che lo diventeranno in futuro, sono disponibili a costi largamente accessibili grazie alla chimica. L’industria chimica, caratterizzata da specialità ad alto valore, offre le soluzioni tecnologiche che rendono possibile lo sviluppo e la produzione di molti prodotti finiti – ha dichiarato Francesco Buzzella, presidente di Federchimica -. In termini di competitività sui mercati globali, la geopolitica è entrata prepotentemente nelle nostre imprese con ricadute rilevanti per quanto riguarda la gestione sostenibile delle materie prime e i costi energetici, aspetti cruciali per contrastare la concorrenza globale, in particolare da Paesi che non sempre rispettano i nostri stessi standard ambientali, sociali e di sicurezza”
“Le imprese chimiche in Italia sono fortemente orientate all’export e sono protagoniste in collaborazioni internazionali grazie alla forte spinta innovativa data dal loro DNA: esportano tecnologie e competenze, consolidando la presenza internazionale del settore e contribuendo al rafforzamento del Made in Italy a livello globale – ha aggiunto Buzzella -. Basti pensare che l’export chimico italiano, dal 2010 al 2023, è cresciuto dell’85% (fonte: EUROSTAT) con un valore totale che ha raggiunto i 40,6 miliardi di euro, il 6,4% sul totale delle esportazioni nazionali. La domanda di prodotti innovativi e con una elevata specialità stimola le esportazioni. Contestualmente la ricerca supporta l’internazionalizzazione sviluppando materiali, prodotti, soluzioni innovative che hanno maggiore domanda sui mercati esteri, rafforzando l’intero sistema manifatturiero italiano”.
Il confronto internazionale indica che gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione per la chimica europea e la Cina è il primo fornitore per l’Europa. In questo scenario, la Cina produce prevalentemente commodities a basso costo, mentre gli USA sono anche alla ricerca di specialità innovative. In Italia la chimica è tra i settori con la più diffusa presenza di imprese innovative (80%) e, diversamente da altri comparti, l’innovazione si basa sulla ricerca. In effetti l’industria chimica è il primo settore – dopo la farmaceutica – in termini di quota di imprese che svolgono attività di R&S (75%). La ricerca non coinvolge solo le realtà più grandi, ma anche le PMI.
In ambito europeo l’Italia è il secondo Paese, dopo la Germania, per numero di imprese chimiche attive nella ricerca, oltre 1.200. Secondo l’anticipazione di una indagine sul valore della ricerca chimica come moltiplicatore di internazionalizzazione e competitività, gli investimenti dell’industria chimica italiana toccano il 3,8% sui ricavi, percentuale che pone il settore ben al di là del 3% fissato dall’UE come obiettivo; nelle imprese ad alto valore aggiunto e specializzazione, l’investimento in R&S supera la soglia del 5%. Al tempo stesso l’81,5% delle imprese ha investito per cogliere opportunità all’estero, il 35,4% ha investito all’estero (da sola o in joint) e il 74,1% è impegnato in progetti internazionali. Oltre la metà delle imprese giudica importante la ricerca per farsi strada nei mercati internazionali. Dati che ribadiscono il valore strategico dell’innovazione chimica a favore di una espansione sui mercati esteri. La ricerca genera, infatti, competitività e apre la via verso l’estero con importanti ritorni positivi per tutto il Sistema Paese: tre quarti delle imprese hanno programmi di collaborazione internazionali confermando la propensione delle imprese alla ricerca e il contributo che la chimica in Italia offre alla presenza internazionale dell’industria italiana in generale.
L’export chimico italiano è cresciuto negli ultimi trent’anni e oggi vale il 4,4% del totale mondiale, con prestazioni positive anche nel confronto con Francia e Germania grazie al traino delle numerose nicchie di specializzazione nell’ambito della chimica a valle in un contesto di regole complesse e di costi elevati a cominciare dall’energia. “La competitività dell’industria europea è a rischio su terreni che tradizionalmente erano suoi punti di forza, come evidenziato dal Rapporto Draghi alla Commissione europea. Il ritardo delle scelte comuni in materia di competitività e la cultura iper-regolatoria sono ostacoli da rimuovere al più presto per salvaguardare una preziosa e insostituibile infrastruttura tecnologica per il nostro Paese. Investire in ricerca chimica significa spingere la competitività sui mercati esteri e generare ampie ricadute. Si pensi che investimenti aggiuntivi per 400 milioni di euro nella chimica ad alta specialità generano 1,6 miliardi di euro di ricadute nel settore e ben 6 miliardi di euro di effetto spillover, sull’intera economia italiana”, ha dichiarato la vicepresidente alla Ricerca di Federchimica, Ilaria Di Lorenzo.
-Foto ufficio stampa Federchimica-
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Economia
8 marzo, Fumarola “Ripartiamo dall’inclusione delle donne nel mercato del lavoro”
“Ripartiamo da un lavoro ben contrattualizzato, un lavoro sicuro, stabile ma soprattutto dobbiamo ripartire dell’inclusione delle donne nel mercato del lavoro, fare questo significa dare una prospettiva di crescita al paese, dare la possibilità alle donne di realizzarsi, dare la possibilità alle donne di realizzarsi, dare la possibilità, se vogliono, di mettere al mondo figli. Il valore del lavoro delle donne è alto, tant’è che più donne nel mercato del lavoro potrebbero far aumentare il Pil notevolmente, quindi l’investimento deve essere nella direzione di questa inclusione”. Lo ha detto Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, a margine dell’evento “Donne, lavoro, futuro. La partecipazione che fa crescere il paese”. “Fare questo significa promuovere politiche di sostegno alla genitorialità, dare la possibilità alle donne di scegliere il part-time solo se vogliono farlo, perché se c’è un problema grosso è proprio quello di una scelta involontaria del part-time perché bisogna conciliare – ha aggiunto -. Anche sul piano culturale bisogna intervenire perché non è detto che le donne debbano avere l’appalto della cura e della conciliazione”.
Per la segretaria generale della Cisl “bisogna assolutamente promuovere la contrattazione nei luoghi di lavoro, affinché possa generare welfare a disposizione delle donne e degli uomini, bisogna attivare la contrattazione sociale perché anche attraverso questo strumento si possono implementare strutture a sostegno delle donne, degli uomini e delle famiglie. Bisogna realizzare più partecipazione nei luoghi di lavoro perché laddove si partecipa e laddove partecipano le donne il lavoro viene qualificato, si qualifica l’impresa e, quindi, credo che sia un bene per tutti quanti”.
– foto IPA Agency –
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Economia
Il Prezzo delle Bevande nelle Grandi Città: Aumenti e Differenze Regionali nel 2025
Negli ultimi anni, il costo delle bevande nelle grandi città italiane ha subito un notevole incremento. Dal 2021 al gennaio 2025, il prezzo medio è passato da 1,03 euro a 1,22 euro, segnando un aumento significativo del 18,4%. Questa crescita riflette l’andamento generale dell’inflazione e i cambiamenti nelle abitudini di consumo.
Bolzano: La Città con i Prezzi Più Alti
Tra le città italiane, Bolzano detiene il primato per la bevanda più cara. Il capoluogo altoatesino, noto per il suo alto costo della vita, registra prezzi superiori alla media nazionale. Le ragioni di questo fenomeno possono essere ricondotte a diversi fattori, tra cui un’elevata qualità della vita, un turismo di fascia alta e un costo generale della ristorazione superiore rispetto ad altre località.
Catanzaro: Il Paradiso del Risparmio
Dall’altro lato della classifica troviamo Catanzaro, la città con il prezzo più basso per le bevande. Nel capoluogo calabrese, il costo di una bibita è sensibilmente inferiore rispetto alle città del Nord. Questo dato si spiega con un costo della vita più contenuto, una minore pressione turistica e una diversa dinamica economica locale.
Fattori che Influenzano i Prezzi
L’aumento generale dei prezzi può essere attribuito a diversi fattori:
- Inflazione e aumento dei costi di produzione: materie prime, energia e trasporti incidono significativamente sui prezzi finali.
- Turismo e domanda locale: le città con un forte afflusso turistico tendono ad avere prezzi più elevati.
- Costo della vita e salari medi: località con un alto reddito pro capite, come Bolzano, registrano generalmente prezzi più alti.
Prospettive Future
Se il trend degli ultimi anni continuerà, potremmo assistere a ulteriori aumenti nel costo delle bevande nelle città italiane. Tuttavia, politiche economiche mirate e una maggiore concorrenza tra gli esercenti potrebbero contribuire a contenere l’incremento dei prezzi.
Per i consumatori, rimanere informati sulle variazioni dei prezzi nelle diverse aree del Paese può aiutare a fare scelte più consapevoli e risparmiare sulle spese quotidiane.
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Economia
Unicredit perfeziona l’acquisizione di Aion Bank e Vodeno
UniCredit, ottenute le approvazioni da parte di tutte le autorità competenti, annuncia di aver acquisito l’intero capitale sociale di Aion Bank SA/NV e Vodeno Sp. z o.o. per un corrispettivo complessivo pari a 376 milioni di euro. “La chiusura di questa operazione – annunciata per la prima volta il 24 luglio 2024 – è perfettamente in linea con la nuova fase di accelerazione della strategia UniCredit Unlocked, che consente a UniCredit di imprimere maggiore velocità alla propria crescita organica entrando in nuovi mercati, business e segmenti di clientela. Dimostra inoltre la disciplina in materia di M&A, che vede UniCredit concentrata sul valore incrementale derivante dagli investimenti che permetteranno al gruppo di migliorare il supporto ai clienti e alle comunità in tutta Europa – si legge in una nota di Vodeno -“.
“L’operazione segna un’accelerazione dell’attività della banca nel digital banking, rappresentando una delle prime mosse da parte di una banca nell’acquisizione della piena proprietà di una nuova tecnologia (senza alcuna dipendenza da fornitori terzi); questo garantisce una forte differenziazione rispetto ai puri fornitori di tecnologia, alle neobanche e agli operatori tradizionali in fase di trasformazione digitale – prosegue la nota – . Grazie alle capacità combinate di Aion Bank e Vodeno, UniCredit ha ora accesso a una piattaforma cloudbased innovativa, scalabile e flessibile, basata su connettività API e con tecnologia smart contract incorporata, il tutto integrabile con i processi e le procedure della banca”.
“Questo è il fondamento di un’offerta digitale che combina l’esperienza per l’utente di alta qualità di una neo-banca con la solidità finanziaria e la supervisione normativa di un operatore tradizionale. UniCredit – sottolinea ancora il comunicato – beneficerà inoltre di vantaggi unici grazie all’accesso alla tecnologia e ai talenti di Vodeno. Ciò significa un’elevata flessibilità nello sviluppo di nuovi prodotti e nell’integrazione di soluzioni esterne, un costo di servizio estremamente basso – di gran lunga inferiore a quello delle banche tradizionali – e un migliore time-to-market nello sviluppo e nella sperimentazione di nuove soluzioni per crescere ulteriormente in segmenti di clientela mirati e per entrare in nuovi Paesi”.
“I progetti iniziali consistono, tra l’altro, nel rientrare nel mercato polacco, nell’espansione nei paesi adiacenti dell’Europa occidentale e nell’offerta di soluzioni di Embedded Finance. Oltre a sfruttare la licenza bancaria e la consolidata offerta mobile-first di Aion Bank per i clienti retail e PMI, UniCredit potrà espandere l’attuale offerta Banking-as-a-Service (BaaS) di Aion Bank e Vodeno nei principali mercati europei, tra cui Germania e Polonia. In questo modo la banca potrà integrare i propri servizi – dall’accesso al conto e ai depositi ai prestiti, ai pagamenti e ai programmi di fidelizzazione – direttamente nelle piattaforme digitali non bancarie, facilitando l’esperienza dei clienti senza soluzione di continuità”, sottolinea UniCredit.
Il gruppo prevede di investire progressivamente fino a 200 milioni di euro, con un payback inferiore ai due anni, con l’ambizione di aggiungere 2,5 milioni di clienti, raggiungendo un ROAC superiore al 25% e un rapporto costi/ricavi del 34% entro tre anni, il tutto con un impatto significativo sull’utile netto del Gruppo – come presentato con i risultati di fine anno 2024. “Il nostro impegno a fornire costantemente i migliori rendimenti sul mercato e distribuzioni sostenibili nel tempo è perfettamente bilanciato con l’impegno a investire nel futuro – dichiara Andrea Orcel, CEO di UniCredit -. In questo contesto, Aion Bank / Vodeno rappresenta un investimento sia per migliorare la nostra capacità tecnologica – attraverso l’acquisizione di un team collaudato, che ha sviluppato uno dei sistemi bancari più moderni e flessibili in circolazione – sia per il nostro business, consentendoci di crescere in modo significativo attraverso l’ingresso in nuovi mercati, settori e segmenti di clientela. Questa è la dimostrazione dei risultati resi possibili dal nostro piano strategico e di tutti i successi che potremo raggiungere in futuro, a partire dal grande valore già generato da questo investimento”.
– Foto Ipa Agency –
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