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Tecnologia

Da Enea e Nato tecnologie innovative contro minacce chimiche e nucleari

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Rilevare minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari (CBRN) da remoto e in tempo reale grazie a sensori quantistici di nuova generazione che permettono misurazioni più precise, affidabili e basate su un minor numero di risorse rispetto ai sensori tradizionali. Sono alcuni dei risultati del progetto HADES, coordinato da ENEA e finanziato dal programma “Science for Peace and Security” (SPS) della NATO cui hanno partecipato la NATO Defense College Foundation, le Università degli Studi di Roma Tre e di Ginevra e le aziende Nucleco e Inov8 System.

In particolare, ENEA ha sviluppato uno spettrometro quantistico, cioè un dispositivo innovativo in grado di localizzare, caratterizzare ed effettuare misurazioni su fotoni che non hanno mai interagito con il target, identificando le proprietà di varie potenziali minacce nell’infrarosso, tra cui liquidi e gas nocivi.
Rispetto ai sensori tradizionali i sensori quantistici hanno dimostrato vantaggi significativi come misurazioni più precise, anche con bassi flussi di radiazione e con piccole quantità di campione.

La ricerca condotta e i risultati ottenuti aprono nuove prospettive nella identificazione e localizzazione da remoto di potenziali minacce nel settore della difesa ma anche per una vasta gamma di applicazioni in diversi segmenti industriali: dal settore medico, alla chimica-farmaceutica, dall’energia fino a trasporti e Spazio.
“Le scienze e le tecnologie quantistiche sono uno dei campi di ricerca più promettenti a livello internazionale soprattutto nel settore security, dove abbiamo lavorato anche all’elaborazione di una roadmap per il Quantum Sensing – evidenzia Andrea Chiuri del Laboratorio di Diagnostica e Metrologia dell’ENEA -. Inoltre, sfruttando in modo controllato le proprietà di particelle quantistiche come i fotoni è possibile realizzare sensori e strumenti di misura di varie grandezze fisiche con estrema accuratezza, utili anche in ambito biomedicale, grazie alla possibilità di lavorare anche con bassi flussi di radiazione e senza danneggiare il campione”.
Nell’ambito del progetto sono stati anche effettuati dei test su target reali solidi, liquidi e gassosi, inclusi i Composti Organici Volatili (VOCs), ossia particolari composti chimici che evaporando nell’aria a temperatura ambiente, rappresentando una potenziale minaccia per l’uomo. La sperimentazione effettuata ha dimostrato la validità dell’approccio in termini di affidabilità, sensibilità, stabilità e precisione.

Nel ruolo di utilizzatori finali sono stati coinvolti, oltre a Nucleco, Inov8 System e Nato Defence College Foundation, docenti afferenti alle Università degli Studi di Milano, Paderborn, Darmstadt e Berlino (Germania) e ricercatori dell’INRIM.

– foto ufficio stampa Enea –

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“Omi”: il ciondolo intelligente che potrebbe leggere i pensieri

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Al Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas, una startup americana ha presentato un gadget innovativo che promette di rivoluzionare l’interazione tra esseri umani e intelligenza artificiale. Si chiama “Omi”, un piccolo ciondolo che potrebbe diventare il prossimo trend nell’adozione di dispositivi intelligenti da parte dei consumatori.

Omi è un accessorio grande quanto una caramella, ma con una tecnologia all’avanguardia che, secondo i creatori, nel giro di due anni potrebbe teoricamente leggere i pensieri di chi lo indossa. Nik Shevchenko, fondatore di Based Hardware, ha descritto il dispositivo come un assistente IA in grado di “ascoltare” e reagire ai segnali cerebrali attraverso piccoli elettrodi che entrano in contatto con la tempia dell’utente. Il dispositivo, che può essere indossato come un ciondolo o applicato direttamente alla tempia con un nastro medicale, è pensato per eseguire operazioni come sintetizzare un discorso o notificare l’arrivo di messaggi sullo smartphone.

Il dispositivo è stato progettato per interagire con il portatore in modo discreto. Omi è programmato per riconoscere segnali di comunicazione, come la volontà di parlare, e attivarsi solo in determinate circostanze. Una delle sue caratteristiche principali è la possibilità di personalizzare gli avvisi, per evitare interruzioni costanti. Gli utenti potranno anche impostare specifiche fasce orarie in cui il dispositivo sarà attivo, riducendo così la possibilità di essere disturbati da avvisi non richiesti.

Omi, venduto al prezzo di 89 dollari a partire da maggio, si basa su una tecnologia che la startup definisce “brain interface”. Questo tipo di interfaccia permette al dispositivo di interpretare segnali dalla mente senza compromettere la privacy dell’utente, poiché la comunicazione con l’IA si attiva solo quando strettamente necessario. Inoltre, la tecnologia è aperta, il che significa che gli sviluppatori esterni potranno creare applicazioni personalizzate per ampliare le funzionalità di Omi.

Con questo dispositivo, Based Hardware mira a portare l’intelligenza artificiale più vicino alla vita quotidiana, permettendo agli utenti di interagire con la tecnologia in modo completamente nuovo. Omi potrebbe rappresentare il futuro degli accessori smart, ampliando le possibilità per l’intelligenza artificiale nell’ambito consumer.

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Tecnologia

La Commissione Europea difende il Digital Services Act: “nessuna censura”

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La libertà di espressione è un principio fondamentale al centro del Digital Services Act (DSA), la normativa europea che stabilisce le regole per la gestione dei contenuti online da parte degli intermediari digitali. In risposta alle recenti preoccupazioni sollevate dal fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, la Commissione Europea ha voluto chiarire che il DSA non impone la rimozione di contenuti leciti, ma si concentra sulla lotta ai contenuti illegali.

Un portavoce della Commissione, interpellato dall’ANSA, ha precisato che “la moderazione dei contenuti non significa censura”. La normativa, infatti, è pensata per garantire un equilibrio tra la protezione degli utenti da contenuti dannosi e la tutela dei diritti fondamentali, come la libertà di espressione e d’informazione.

Il Digital Services Act stabilisce le responsabilità per piattaforme come Facebook, YouTube e altre, obbligandole a intervenire contro contenuti che violano le leggi, come quelli che incitano alla violenza, alla discriminazione o alla diffusione di disinformazione. Tuttavia, il DSA sottolinea che non si tratta di una censura generalizzata, ma di misure per contrastare contenuti che siano effettivamente dannosi o illegali, nel pieno rispetto delle libertà individuali.

La Commissione Europea ha ribadito che la normativa è un passo importante per garantire un internet più sicuro, evitando che piattaforme di grande portata diventino veicoli per attività illegali, senza compromettere i diritti degli utenti di esprimersi liberamente.

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Chirurgia d’urgenza sempre più tecnologica, spazio anche all’IA

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La chirurgia d’urgenza è uno dei settori più cruciali della medicina, perchè si occupa di interventi che richiedono un’azione immediata per salvare la vita del paziente o prevenire gravi complicanze. In situazioni critiche, il tempo è un fattore determinante: ogni minuto può fare la differenza tra la vita e la morte, rendendo essenziale una risposta rapida e coordinata da parte di equipe altamente specializzate. L’aggiornamento continuo del personale, l’adozione di tecniche chirurgiche avanzate e l’uso di tecnologie diagnostiche immediate sono fondamentali per garantire il successo degli interventi. Sono questi alcuni dei temi trattati da Hayato Kurihara, direttore della chirurgia d’urgenza del Policlinico di Milano e vicepresidente della European Society for Trauma and Emergency Surgery, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.

“Il diabete viene sempre considerato la malattia con la maggiore incidenza nei paesi occidentali. Ebbene, se prendessimo tutte le situazioni che hanno bisogno di una procedura chirurgica urgente, l’incidenza è di un terzo superiore al diabete e il doppio di una qualsiasi diagnosi di tumore – ha esordito – In Italia abbiamo 30 milioni di accessi in pronto soccorso, buona parte di questi accessi richiede una valutazione chirurgica d’urgenza”.
La chirurgia d’urgenza è dunque fondamentale per il sistema sanitario: “Gli interventi da chirurgia d’urgenza sono quelli in caso di gravi infezioni, di peritoniti, di occlusioni, o ancora appendiciti, ischemie, poi ci sono quelli legati a una patologia d’urgenza traumatica, come possono essere multi traumi o ferite da taglio e quant’altro – ha spiegato Kurihara – Gli interventi più frequenti in chirurgia d’urgenza sono quelli per le peritoniti e le occlusioni intestinali, ma quel che conta per il chirurgo è riuscire a mantenere le sue skill operando anche in situazioni più tranquille e non sempre d’urgenza, altrimenti avremo dei pessimi chirurghi d’urgenza”.

“La chirurgia mininvasiva e laparoscopica ha cambiato radicalmente l’approccio agli interventi di chirurgia d’urgenza, e si comincia già a parlare di intelligenza artificiale – ha ribadito – Le sale operatorie moderne ormai sembrano astronavi, ci stiamo spingendo veramente all’estremo, anche sulla chirurgia d’urgenza, non dimenticando però che dobbiamo sempre saper fare un intervento tradizionale”. Il Policlinico di Milano è tra i fiori all’occhiello in questo settore: “Credo sia stata la prima chirurgia d’urgenza al mondo. Il livello è altissimo, con una squadra giovane motivata, tra le mille difficoltà in virtù dell’enorme volume di pazienti – ha sottolineato il professore, prima di parlare di alcuni progetti portati avanti nel campo della formazione – L’Emergency Surgery Course è uno dei due progetti che stiamo portando avanti, è dedicato alla formazione di chirurghi generali che vogliono focalizzare la loro cultura e la loro leadership sulle patologie chirurgiche spontanee e non traumatiche. Viceversa, c’è un altro corso, il Definitive Surgery Trauma Care, messo a punto dalla International Association for Trauma Surgery and Intensive Care, che è dedicato proprio a quei chirurghi che hanno una bassa esposizione al trauma violento, per portarli fuori dalla loro zona di comfort, per insegnargli manovre che capitano raramente, ma che possono salvare la vita ai pazienti”.

C’è però una crescente difficoltà legata al ricambio generazionale: “Non è sufficiente la gratificazione nel gestire il paziente, la medicina d’urgenza va ristrutturata – ha rivendicato Kurihara – Anche perchè, consuma il medico: provate a immaginare fare tanti turni di notte, i ritmi circadiani vanno a farsi benedire. Bisogna cercare di attirare i nuovi medici. C’è un grande interesse altrove, in Spagna sta esplodendo la chirurgia d’urgenza e metà del nuovo personale è donna”. Infine, sulla gestione dello stress per un medico impegnato nella chirurgia d’urgenza: “Come gestire lo stress? Semplice, non lo gestisco. Alla fine, la maggiore difficoltà nel team è quella comunicativa – ha concluso – Se c’è un posto in cui il chirurgo è tranquillo e sereno è proprio la sala operatoria”.

– foto tratta da video Medicina Top –

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