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Cronaca

Sondrio | Espulsione dal territorio nazionale per un cittadino albanese con numerosi precedenti penali

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Lo scorso 30 dicembre, la Polizia di Stato di Sondrio ha eseguito un’operazione di rimpatrio per un uomo di origini albanesi, trentatreenne, destinatario di un provvedimento di espulsione emesso dal Prefetto di Sondrio. L’uomo, che si trovava illegalmente in Italia, è stato accompagnato attraverso la frontiera di Milano – Malpensa per l’allontanamento definitivo dal territorio nazionale.

Già precedentemente destinatario di un provvedimento simile nel 2021, emesso dal Prefetto di Milano, l’individuo aveva violato il divieto di reingresso, rientrando in Italia prima del termine previsto e senza aver ottenuto la necessaria autorizzazione del Ministro dell’Interno. Inoltre, l’uomo aveva un lungo elenco di precedenti penali per reati contro il patrimonio, tra cui numerosi furti.

Nel corso dei mesi, l’Ufficio Immigrazione della Questura di Sondrio ha monitorato attentamente la sua posizione, soprattutto durante la sua detenzione presso la Casa Circondariale di Sondrio. Gli agenti, in stretto contatto con le rappresentanze diplomatiche albanesi, hanno svolto tutte le operazioni necessarie per garantire l’espulsione al momento della scarcerazione.

Accertamenti successivi hanno rivelato che anche altri Stati europei, come la Grecia e la Croazia, avevano già proceduto al rimpatrio del soggetto, imponendogli il divieto di reingresso nell’area Schengen a causa di reati legati alla facilitazione dell’immigrazione clandestina.

Il 30 dicembre, l’uomo è stato scortato fino all’Aeroporto di Milano Malpensa, dove è stato posto sotto il controllo degli agenti della Polizia di Frontiera, che lo hanno accompagnato all’imbarco per il rimpatrio immediato nel suo paese di origine. L’operazione conferma l’efficacia delle forze dell’ordine nella gestione dei rimpatri e nel garantire la sicurezza e il rispetto delle leggi sul territorio nazionale.

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Cronaca

Adrano (CT) | Allacci abusivi alla rete elettrica, quattro denunciati per furto

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Un’operazione condotta dalla Polizia di Stato di Adrano ha portato alla scoperta di numerosi allacci abusivi alla rete elettrica, un fenomeno che stava danneggiando sia l’economia della città che la sicurezza delle abitazioni. Il controllo, che si è concentrato su un complesso di case popolari situato nel quartiere “Cappellone”, ha coinvolto anche tecnici della società di distribuzione elettrica, i quali hanno eseguito verifiche sui contatori delle abitazioni.

Durante l’ispezione, è emerso che in quattro appartamenti su sei vi erano significative manomissioni ai contatori. In particolare, i residenti avevano utilizzato cavi in rame, morsetti e interruttori non regolamentari per allacciare abusivamente le loro case alla rete elettrica. Questo comportamento, oltre a causare un danno economico per il furto di energia, ha creato anche gravi rischi per la sicurezza degli stessi abitanti, visto che i sistemi di protezione dei contatori erano stati disabilitati.

L’imprudente manomissione dei dispositivi ha infatti generato un potenziale pericolo di corto circuiti e incendi, come dimostrato dall’incidente che si è verificato durante il controllo. In uno dei contatori alterati, si è sprigionata una fiammata che ha rischiato di coinvolgere il tecnico incaricato dell’ispezione. Fortunatamente, grazie all’uso di dispositivi di protezione, è stato evitato il peggio.

I responsabili, quattro residenti di Adrano con precedenti penali, sono stati denunciati per furto aggravato di energia elettrica. Le indagini proseguono, e per loro rimane valida la presunzione di innocenza fino a una condanna definitiva.

Questa operazione evidenzia il costante impegno delle forze dell’ordine nel contrastare il fenomeno degli allacci abusivi, che non solo rappresentano un danno economico, ma costituiscono anche un serio rischio per la sicurezza pubblica.

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Cronaca

Reggio Calabria | Combattere le infiltrazioni mafiose: la GdF sequestra patrimoni e attiva misure di bonifica per 20 imprese a rischio

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Un’importante operazione contro la criminalità organizzata è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, che, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, ha eseguito 20 provvedimenti di prevenzione patrimoniale nei confronti di altrettante imprese a rischio di infiltrazione mafiosa nella provincia di Reggio Calabria. Le indagini hanno portato all’applicazione delle misure di “amministrazione giudiziaria” e “controllo giudiziario”, strumenti che mirano a garantire il recupero delle attività economiche e la loro reintegrazione nell’economia legale.

Questi provvedimenti sono stati emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria e fanno parte di un’operazione volta a contrastare la ‘ndrangheta, che ha messo a rischio la legalità di numerose attività imprenditoriali nella zona. Le aziende coinvolte operano in vari settori, dal commercio di prodotti alimentari alla ristorazione, passando per il settore alberghiero e la gestione di stabilimenti balneari, con un volume d’affari complessivo che si aggira intorno ai 10 milioni di euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, hanno rivelato che alcune di queste imprese erano esposte a infiltrazioni mafiose, dovute a legami di parentela tra i titolari o amministratori e membri di cosche mafiose, ma anche a condotte estorsive e pratiche di corruzione per ottenere forniture da aziende legate alla criminalità. Questo ha portato alla necessità di applicare misure preventive per bonificare le imprese e restituirle al mercato legale.

L’intervento della Guardia di Finanza non si è fermato alle misure di prevenzione, ma ha anche portato al sequestro e alla confisca di beni per un valore complessivo di circa 4,5 milioni di euro. I sequestri hanno riguardato 47 immobili, tra cui fabbricati e terreni, 3 imprese attive in vari settori commerciali, oltre a veicoli di lusso e orologi, beni che risultavano sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati dai soggetti coinvolti.

Questa operazione testimonia l’impegno costante della Guardia di Finanza e delle autorità giudiziarie locali nel contrastare le infiltrazioni mafiose e nel garantire che le imprese operino nel rispetto delle leggi, senza subire l’influenza delle organizzazioni criminali. Le misure applicate rappresentano uno strumento fondamentale per “bonificare” il tessuto economico e restituire fiducia agli imprenditori onesti, favorendo un reinserimento delle attività nel sistema economico legale.

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Cronaca

Reggio Calabria | Arrestato il responsabile degli incendi dolosi a Marina di Gioiosa Ionica

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Un lungo e inquietante periodo di incendi dolosi che ha terrorizzato la comunità di Marina di Gioiosa Ionica sembra finalmente giungere al termine. I Carabinieri della Stazione locale, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Locri, hanno arrestato un uomo di 60 anni, residente in zona, accusato di essere l’autore di una serie di attentati incendiari che hanno scosso la cittadinanza.

L’inchiesta, che ha preso avvio il 14 ottobre 2024, ha messo in luce un piano criminale ben orchestrato. Nel corso dei mesi successivi, l’uomo ha appiccato incendi a 11 autovetture, creando paura e danni ingenti. Ogni episodio si è rivelato più pericoloso del precedente, minacciando non solo le auto, ma anche le abitazioni circostanti, lambite dalle fiamme. Le indagini hanno confermato che l’autore degli incendi conosceva perfettamente il territorio e agiva con una freddezza inquietante, studiando ogni mossa con attenzione. Per eludere l’intervento delle forze dell’ordine, l’uomo ha agito con una strategia precisa: dopo aver causato un incendio, si spostava velocemente in altre aree della città, creando caos e ritardando la gestione degli altri roghi.

Le indagini dei Carabinieri hanno svelato anche un movente personale dietro questi atti di vandalismo: l’uomo, infatti, nutriva rancore verso alcune delle sue vittime, spesso professionisti locali. Questo risentimento, unito al desiderio di vendetta, lo ha spinto a colpire la sua comunità, alimentando un clima di paura e insicurezza.

Un elemento cruciale per la risoluzione del caso è stato il ritrovamento di un ordigno incendiario che non era esploso correttamente. L’analisi dell’ordigno e dei materiali utilizzati ha fornito ai Carabinieri gli ultimi tasselli per incastrare l’indagato, che nel frattempo si era reso irreperibile per ostacolare le indagini.

Grazie al lavoro meticoloso e al coordinamento con la Procura, gli investigatori sono riusciti a ricostruire gli eventi e raccogliere le prove necessarie per arrestare l’uomo. Il 60enne dovrà ora rispondere davanti al Tribunale di Locri per i reati di incendi dolosi e per aver creato un clima di terrore nella sua città. Il procedimento è ancora in fase di indagini preliminari, e per l’indagato vige la presunzione di innocenza fino a una sentenza definitiva.

L’operazione segna una vittoria importante per la comunità di Marina di Gioiosa Ionica, che ora può finalmente tornare a vivere in tranquillità, liberata dal terrore che l’ha pervasa per mesi.

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