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E’ nato prima l’uovo o la gallina? ecco lo studio

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ADN24

Un’importante scoperta scientifica ha finalmente dato una risposta a uno dei dilemmi più antichi: “È nato prima l’uovo o la gallina?” Un team di ricercatori dell’Università di Ginevra ha identificato una divisione cellulare in un antico organismo unicellulare che suggerisce che lo sviluppo embrionale, simile a quello che avviene negli animali, potrebbe essere preceduto dalla formazione di un “uovo”. La scoperta riguarda il Chromosphaera perkinsii, un protista ancestrale risalente a oltre un miliardo di anni fa, ben prima della comparsa dei primi animali multicellulari.

Il Chromosphaera perkinsii era già stato individuato nel 2017 nei sedimenti marini intorno alle Hawaii, ma gli scienziati hanno ora osservato che questo organismo unicellulare, pur non essendo un animale, forma strutture che ricordano i primi stadi dello sviluppo embrionale animale. Le cellule di questa specie si dividono e si organizzano in colonie multicellulari, un fenomeno che normalmente si osserva solo negli organismi più complessi. Questa divisione cellulare è simile a quella che avviene in un embrione animale e suggerisce che i programmi genetici responsabili dello sviluppo embrionale fossero già presenti prima dell’evoluzione degli animali.

La ricerca, condotta da Omaya Dudin e pubblicata sulla rivista Nature, getta una nuova luce sull’origine della multicellularità e della vita complessa sulla Terra. Secondo gli scienziati, la capacità di queste cellule di formare strutture multicellulari e di differenziarsi in almeno due tipi cellulari dimostra che processi simili a quelli dello sviluppo embrionale animale erano già in atto in organismi unicellulari, ben prima che la vita animale si evolvesse.

La scoperta non solo risolve un antico enigma, ma suggerisce anche che alcuni dei meccanismi evolutivi che hanno portato alla nascita degli organismi multicellulari erano già operativi in epoche remotissime. Inoltre, offre una nuova prospettiva su fossili di circa 600 milioni di anni fa, che sembrano rappresentare fasi embrionali, e potrebbe sfidare alcune concezioni tradizionali sull’evoluzione della vita complessa.

In conclusione, la risposta alla famosa domanda potrebbe essere un sì definitivo: è nato prima l’uovo, inteso come la capacità di svilupparsi in forme di vita multicellulari, che precede l’evoluzione degli animali complessi.

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“Caffè Sospeso”: Un Gesto di Generosità all’Italiana

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Il “caffè sospeso” è una pratica di generosità nata nei caffè di Napoli, in Italia, e che si è diffusa in tutto il mondo come simbolo di solidarietà comunitaria. La tradizione vuole che una persona, dopo aver consumato il proprio caffè, paghi anticipatamente un secondo caffè per un cliente che verrà dopo e che potrebbe non essere in grado di permetterselo.

Origini Modeste: La pratica del caffè sospeso ha radici nel periodo post-seconda guerra mondiale, una stagione di estrema povertà per molti italiani. In quei tempi difficili, anche un piccolo gesto come offrire un caffè a un estraneo senza speranza poteva significare molto.

Simbolo di Solidarietà: Il caffè sospeso si è trasformato da semplice atto di carità a simbolo potente di unità e solidarietà. La bellezza del gesto risiede nella sua semplicità: non c’è bisogno di ringraziare o sapere chi beneficerà del tuo caffè pagato in anticipo, promuovendo un senso di comunità anonima ma profondamente connessa.

Diffusione Globale: Con l’avanzare del XXI secolo, la pratica ha guadagnato popolarità globale, promossa da movimenti sociali e da catene di caffetterie in Europa, Nord America e oltre. In molte città, il concetto si è esteso per includere pasti, libri e altre necessità, sempre mantenendo lo spirito di supporto reciproco e generosità senza aspettative.

Impatto Culturale e Sociale: Oltre a fornire sollievo materiale, il caffè sospeso ha stimolato discussioni su temi più ampi come la povertà, l’ineguaglianza e la responsabilità sociale. Eventi e campagne incentrate su questa pratica hanno aiutato a sensibilizzare e a costruire reti di supporto locale che trascendono il semplice atto di consumare caffè.

Il “caffè sospeso” rimane una testimonianza del potere di gesti semplici ma significativi. Nella sua essenza, racchiude la capacità umana di fare del bene in modi piccoli ma impattanti, unendo persone di diverse estrazioni in un momento di condivisione e umanità.

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L’Isola di Barbana: Un Santuario Galleggiante nel Golfo di Trieste

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Nascosta nel Golfo di Trieste, l’Isola di Barbana emerge come un piccolo, ma significativo gioiello storico e culturale. Quest’isola, di origini antichissime, è famosa per il suo santuario dedicato alla Madonna del Mare, che attrae pellegrini e visitatori da secoli.

La storia di Barbana è avvolta nella leggenda e nella devozione. Si narra che nel 582 d.C., dopo una violenta tempesta che devastò la regione, i sopravvissuti trovarono una statua della Vergine Maria su un’isoletta formata dai detriti trasportati dalle acque in tempesta. Interpretato come un segno divino, fu costruito un santuario nel luogo dove la statua era stata scoperta.

Oggi, l’Isola di Barbana è raggiungibile solo via acqua, il che aggiunge un elemento di isolamento e misticismo alla sua atmosfera. Il santuario, ricostruito e ampliato nel corso dei secoli, ospita ancora la venerata statua della Madonna, che si dice protegga i marinai e i pescatori del Golfo di Trieste.

Ogni anno, il primo sabato di luglio, si tiene la tradizionale “Perdon de Barbana”, una processione di barche da Grado all’isola. Durante questa festività, una statua della Madonna viene trasportata sulle acque, seguita da una flotta di imbarcazioni decorate, in un rito che rinnova la richiesta di protezione e benedizione marina.

Barbana non è solo un punto di interesse religioso, ma anche un rifugio per varie specie di uccelli e una testimonianza vivente delle tradizioni marittime della regione. Quest’isola rappresenta un unico incrocio tra natura, fede e storia, continuando a incantare chiunque la visiti con il suo tranquillo fascino.

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Il Mistero del Volto della Farfalla Caligo

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Nel variegato mondo delle farfalle, la Caligo, comunemente nota come la “farfalla gufo”, si distingue per una caratteristica sorprendentemente ingegnosa. Questa specie, che risiede nelle foreste pluviali dell’America Centrale e del Sud, presenta un disegno unico sulle ali posteriori che emula perfettamente il volto di un gufo. Questa mimica visiva serve a spaventare i potenziali predatori, come uccelli e piccoli mammiferi, e a fornire alla farfalla preziosi secondi per fuggire quando minacciata.

La farfalla gufo raggiunge un’apertura alare di quasi 20 centimetri, rendendola una delle più grandi farfalle del suo habitat. Le ali sono decorate con occhi cerchiati di blu e bianco, completi di pupilla, che ricordano incredibilmente gli occhi penetranti di un gufo. La somiglianza è talmente accurata che anche i predatori più astuti possono essere ingannati dal trucco visivo.

Oltre alla sua funzione difensiva, la colorazione dell’ala serve anche a camuffare la farfalla tra le foglie morte del sottobosco quando riposa. In condizioni di luce bassa, i colori marroni e terrosi delle sue ali si fondono perfettamente con l’ambiente, rendendo la Caligo quasi invisibile ai predatori.

La strategia di sopravvivenza della farfalla gufo è un brillante esempio di mimetismo e di adattamento evolutivo. Gli scienziati continuano a studiare questi e altri meccanismi simili in natura per comprendere meglio come le specie si sono evolute per affrontare le sfide del loro ambiente.

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