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AGCOM: Crescita per le piattaforme di streaming, ma Netflix perde utenti

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ADN24

Nel quarto Osservatorio sulle comunicazioni del 2024, AGCOM ha fornito dati aggiornati sul panorama delle comunicazioni in Italia, con particolare attenzione alle piattaforme di streaming a pagamento. Nel mese di settembre 2024, ben 15 milioni e 867mila utenti unici si sono collegati a siti e app di video on demand, segnando un incremento di 567mila unità rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Tra le piattaforme più popolari, Netflix continua a registrare un andamento negativo. La piattaforma ha perso 700mila utenti rispetto a settembre 2023, scendendo da 8,8 milioni a 8,1 milioni di utenti unici mensili, un dato ben distante dal picco di 8,9 milioni raggiunto nel 2022.

In controtendenza, altre piattaforme hanno visto crescere la loro base utenti. Amazon Prime Video è salita da 6,5 a 7 milioni di utenti unici mensili, mentre Disney+ ha registrato una crescita più modesta, con un incremento di 100mila utenti, arrivando a 3,6 milioni. Anche Now di Sky ha registrato un buon risultato, passando da 1,1 milioni di utenti unici mensili nel 2023 a 1,4 milioni nel 2024. Resta stabile il dato di DAZN, utilizzato principalmente per le partite di Serie A, con 2,1 milioni di utenti unici, lo stesso numero dell’anno precedente.

Non solo il numero di utenti, ma anche il tempo trascorso sulle piattaforme evidenzia tendenze significative. Le ore di navigazione su Netflix sono scese da 272 a 256 milioni, mentre Amazon ha visto un’impennata, passando da 40 a 57 milioni di ore. Disney+ ha incrementato il suo tempo di visione da 18 a 26 milioni di ore, e Now ha registrato un incremento da 3 a 4 milioni di ore.

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Il Report 2024 della Polizia Postale Rivela un Aumento delle Truffe Online e delle Attività Cybercriminali in Italia

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Il report annuale 2024 della Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica evidenzia una significativa crescita nelle truffe online, con un incremento del 15% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un totale di 18.714 casi. Queste attività hanno portato alla sottrazione di somme considerevoli, con un aumento del 32%, da 137 a 181 milioni di euro.

Parallelamente, il fenomeno delle frodi online ha visto un aumento del 20%, raggiungendo i 48 milioni di euro. La Polizia Postale ha anche intensificato la lotta contro la diffusione di materiale di abuso sessuale sui minori (Csam), monitorando 42.031 siti e inserendo 2.775 di questi in una black list.

Il report segnala un incremento dei reati contro la persona, con 1.500 casi di sextortion e 264 casi di diffusione non consensuale di immagini o video intimi. Si è registrato anche un lieve aumento dei casi di cyberbullismo, colpendo maggiormente gli adolescenti.

Inoltre, l’attività contro il cyberterrorismo è cresciuta del 63%, anche se si è notato un calo dell’11% nei contenuti web oscurati. Sul fronte degli attacchi informatici, il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) ha gestito circa 12.000 aggressioni rilevanti, evidenziando una prevalenza di attacchi ransomware e DDoS, particolarmente diretti verso le pubbliche amministrazioni e i servizi essenziali.

Il direttore Ivano Gabrielli ha sottolineato che l’approvazione del disegno di legge sulla Cybersicurezza nel 2024 ha rafforzato le capacità di prevenzione e contrasto dell’Italia, fornendo strumenti normativi avanzati e una struttura istituzionale più robusta per un’efficace collaborazione tra le forze dell’ordine, la magistratura e la presidenza del Consiglio. Ha anche avvertito che la criminalità economica e finanziaria continua a rappresentare una significativa minaccia, operando a livello internazionale e spesso sponsorizzata da stati, particolarmente in un contesto geopolitico teso.

Questi dati riflettono una crescente complessità nel panorama della sicurezza cibernetica in Italia, evidenziando la necessità di continue innovazioni e cooperazione a tutti i livelli per combattere efficacemente la criminalità informatica.

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WhatsApp, da gennaio non più disponibile su numerosi telefoni

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A partire dal 1 gennaio 2025, WhatsApp smetterà di funzionare su numerosi modelli di smartphone.

Come ogni anno, la piattaforma di Meta interrompe il supporto per le versioni di Android più vecchie e obsolete, ormai prive di aggiornamenti di sicurezza.

Questi telefoni, con sistemi operativi non più aggiornabili, risultano vulnerabili a bug e problemi che non possono essere risolti. Ma non solo Android: a partire da maggio 2025, WhatsApp non supporterà più le versioni di iOS precedenti alla 15.1, il che riguarda i modelli di iPhone 5s, iPhone 6 e iPhone 6 Plus.

Per quanto riguarda gli smartphone Android, i dispositivi coinvolti sono quelli rilasciati tra il 2012 e il 2013. Tra i modelli interessati ci sono Samsung (Galaxy S3, Galaxy Note II, Galaxy Ace 3, Galaxy S4 Mini), Motorola (Moto G, Droid Razr HD, Moto E), HTC (One X, One X+, Desire 500, Desire 601), LG (Optimus G, Nexus 4, G2 Mini, L90) e Sony (Xperia Z, Xperia SP, Xperia T, Xperia V). Questi dispositivi montano Android 5 o versioni precedenti, mentre a ottobre Google ha rilasciato Android 15.

L’obsolescenza di questi dispositivi, che non ricevono più aggiornamenti di sicurezza, li rende vulnerabili a potenziali minacce informatiche e incompatibili con le nuove tecnologie di WhatsApp, come la crittografia avanzata e l’assistente di intelligenza artificiale Meta AI, che ancora non è attivo in Europa.

Dal punto di vista delle funzionalità software, WhatsApp ha recentemente introdotto nuove opzioni per le festività natalizie, come emoticon e reazioni con coriandoli e stelle filanti, arricchendo ulteriormente il catalogo di emoticon del servizio.

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Attacco hacker al Tesoro americano: accuse e smentite tra Stati Uniti e Cina

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Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti è stato vittima di un attacco informatico che ha attirato l’attenzione delle autorità americane e ha acceso nuove tensioni tra Washington e Pechino. L’incidente, avvenuto all’inizio di dicembre, è stato rivelato in una comunicazione ufficiale inviata al Congresso, ottenuta dall’agenzia France Presse.

Secondo quanto riportato, gli hacker sarebbero riusciti a penetrare in alcuni sistemi informatici del Dipartimento del Tesoro, accedendo a documenti e dati non classificati. Sebbene non siano emerse prove che informazioni sensibili o di alto valore strategico siano state compromesse, l’accaduto ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza informatica delle infrastrutture governative americane.

Le autorità americane hanno puntato il dito contro hacker cinesi, suggerendo un collegamento con Pechino. Questo attacco si inserisce in un contesto di sospetti crescenti riguardo alle operazioni di cyber-spionaggio attribuite a entità statali cinesi negli ultimi anni.

Il ministero degli Esteri cinese ha respinto categoricamente le accuse, definendole “infondate” e prive di prove. Il portavoce Mao Ning ha sottolineato che la Cina si oppone a tutte le forme di attacchi informatici e ha ribadito la posizione del governo nel promuovere una regolamentazione internazionale per garantire la sicurezza cibernetica.

L’attacco al Tesoro americano arriva in un periodo di relazioni già tese tra Stati Uniti e Cina, segnato da dispute commerciali, questioni di sicurezza nazionale e sospetti reciproci nel campo tecnologico. Washington ha più volte accusato Pechino di sostenere campagne di cyber-spionaggio mirate a sottrarre informazioni sensibili, mentre la Cina denuncia a sua volta azioni simili da parte americana.

Questo episodio evidenzia ancora una volta l’importanza di sviluppare strategie globali per affrontare le minacce cibernetiche. Se da un lato i governi accusano, dall’altro si avverte la necessità di cooperazione internazionale per limitare i rischi di escalation e per rafforzare la fiducia reciproca in ambito tecnologico e politico.

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