Attualità
Gualtieri “Mantenere il metodo Giubileo per proseguire nel rilancio di Roma”
ROMA (ITALPRESS) – Il metodo Giubileo “va mantenuto per proseguire nel rilancio di Roma, che può diventare la locomotiva d’Italia”. Così, in una intervista a la Repubblica, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che aggiunge: “Abbiamo dimostrato che si possono fare le cose. Ora vorrei che si lavorasse da subito per anticipare il completamento della metro C al 2032 in tempo per il Giubileo del 2033”. “Se Roma cresce – sottolinea – ne beneficia anche l’Italia”.
La premier Giorgia Meloni ha parlato di miracolo civile: “Preferisco straordinario a miracolo – dichiara Gualtieri -. Però, quando ci siamo visti l’ultima volta con il sottosegretario Mantovano e monsignor Fisichella – ricorda – ci siamo detti che nessuno avrebbe scommesso un euro su questo risultato quando siamo partiti nel gennaio 2023”. “Siamo partiti da zero perchè abbiamo trovato i cassetti vuoti”, spiega Gualtieri, che aggiunge: “I decreti del presidente del Consiglio che sbloccano i fondi sono stati approvati soltanto nel dicembre 2022 per la caduta del governo: un anno dopo che Draghi mi aveva nominato commissario del Giubileo”.
Il sindaco di Roma, dice di avere lavorato bene con Mantovano, anzi “benissimo. Più volte è intervenuto per aiutarmi a sbloccare delle impasse nei ministeri. C’è stata grande collaborazione anche con i sindacati, non c’è stato uno sciopero e abbiamo sottoscritto un accordo molto avanzato su sicurezza, legalità e contro il dumping sociale”. Poi, spiega di sentirsi spesso con la premier Giorgia Meloni: “Sì, ed è normale. Il sindaco di Roma deve avere rapporti con il presidente del Consiglio”. “Cerco di mettere da parte le differenze ideologiche e politiche, che sono grandi, per cercare di raggiungere il risultato con spirito istituzionale – sottolinea -. Abbiamo lavorato di cacciavite”.
– foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
Attualità
Usa, Mike Johnson rieletto presidente della Camera
Il repubblicano Mike Johnson è stato rieletto presidente della Camera al primo scrutinio, convincendo i critici del Gop a mantenere il potere. In un primo momento i membri repubblicani della Camera dei Rappresentanti Ralph Norman e Keith Self avevano votato contro di lui. Nella fase cruciale delle votazioni i principali detrattori del Gop hanno cambiato i loro voti per sostenere Johnson all’ultimo minuto, dopo che il repubblicano della Louisiana era in procinto di perdere.
Dopo il voto nominale iniziale, Johnson era rimasto indietro, con tre defezioni del Gop. Il deputato Thomas Massie aveva votato per Tom Emmer, mentre il deputato Ralph Norman aveva votato per Jim Jordan e infine Keith Self aveva votato per il deputato Byron Donalds.
Dopo che tutti i membri della Camera dei Rappresentanti hanno fatto le loro nomine, il voto è stato tenuto aperto per un lungo periodo di tempo e prima della chiusura ufficiale Johnson ha convinto Self e Norman a cambiare i loro voti, riuscendo così a raggiungere la “magica” cifra di 218 per assicurarsi un secondo mandato da speaker della Camera.
Dopo essere riuscito nell’impresa di ottenere un secondo mandato Johnson si ritrova adesso ad affrontare una grande sfida al Congresso, poiché la sua è la maggioranza più risicata degli ultimi 100 anni di storia degli Stati Uniti. A giocare un ruolo cruciale in questa votazione è stato il presidente eletto Donald Trump, che ha parlato direttamente con i rappresentanti Ralph Norman e Keith Self per convincerli a votare per Johnson.
Già dall’inizio di questa settimana il magnate aveva dato il suo sostegno a Johnson, ribadendo che avrebbe fatto tutto il necessario per fargli ottenere un secondo mandato. Al centro del voto c’era la preoccupazione di non sapere cosa sarebbe successo se la Camera non avesse eletto un presidente entro il prossimo lunedì 6 gennaio, giornata in cui i legislatori sono chiamati a certificare la vittoria di Donald Trump alle ultime elezioni.
– Foto: xp6/Italpress –
(ITALPRESS).
Attualità
I genitori di Cecilia Sala chiedono il silenzio stampa
“La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante. Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo”. Lo affermano in una nota i genitori di Cecilia Sala.
“La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione – proseguono -. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta”.
– Foto Agenzia Fotogramma –
Attualità
Trump studia una strategia per salvare TikTok
In vista del suo insediamento il presidente eletto Donald Trump ha chiesto un rinvio del termine legislativo che condurrebbe al divieto del social TikTok sul territorio americano. Il decreto approvato lo scorso aprile dal Congresso degli Stati Uniti prevede nello specifico che, se entro il 19 gennaio, la società cinese ByteDance non venderà la piattaforma ad un acquirente statunitense, verrà imposto il divieto dell’app in tutti i 50 Stati.
Se non ci dovessero essere particolari novità, la legge entrerebbe in vigore il giorno prima dell’insediamento di Trump a Washington. Tuttavia il presidente eletto vorrebbe invertire tale rotta con la presentazione un documento legale per ottenere una sospensione temporanea del provvedimento. L’obiettivo sarebbe quello di negoziare una eventuale risoluzione politica per porre rimedio alle questioni di sicurezza nazionale.
Le autorità statunitensi temono che la società ByteDance, che gestisce TikTok, possa essere obbligata, secondo quanto stabilito dalle leggi cinesi, a condividere i dati personali dei 170 milioni di utenti americani che utilizzano l’app con il governo cinese. La posizione di Trump in merito al social è stata estremamente contraddittoria in questi ultimi anni. Nel corso del suo primo mandato il tycoon aveva emesso un ordine esecutivo per bloccare TikTok in tutto il Paese, chiedendo a ByteDance la cessione dei dati sugli utenti americani. L’ordine è
stato poi revocato dall’amministrazione Biden-Harris, che ha proposto la vendita del social ad una società americana, fino ad arrivare all’approvazione dell’ultima legge che, nel caso in cui non si dovessero registrare cessioni, porterebbe al totale divieto di TikTok negli Stati Uniti a partire dal 19 gennaio.
Nel corso dell’ultima campagna elettorale Trump aveva già manifestato la sua intenzione di salvaguardare TikTok, trovando una soluzione diplomatica in grado di rispondere alle preoccupazioni in merito alla sicurezza nazionale. Nel documento presentato alla Corte Suprema il magnate sostiene di possedere delle capacità di negoziazione idonee a raggiungere un accordo nel corso del suo mandato.
Prima dell’intervento di Trump la vicenda era già complessa per via dell’appello presentato da TikTok, secondo cui tali provvedimenti oltre a limitare il mercato dell’app non rispetterebbe il primo emendamento della Costituzione americana in merito alla libertà di espressione.
Su questo aspetto la Corte Suprema ha già programmato una serie di udienze il prossimo 10 gennaio. Allo stato attuale la società cinese non ha ancora rilasciato dichiarazioni in merito alla presa di posizione di Trump sulla vicenda. Recentemente il magnate aveva dichiarato di
avere un debole per la piattaforma cinese, sostenendo di “aver vinto il voto dei giovani per 34 punti e c’è chi pensa che TikTok c’entri in questo”. In realtà si tratta di un dato statistico che non corrisponde alla realtà poiché, secondo quanto riportato dai dati Cnn, Trump ha perso di 11 punti rispetto alla sua rivale,
la vicepresidente Kamala Harris, fra gli elettori tra i 18 e i 29 anni. Per il momento l’unica certezza è che l’intervento del presidente eletto contribuisce a rendere ancora più controversa la lunga disputa legale in merito alla sopravvivenza di TikTok negli Stati Uniti.
-foto xp6-
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