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Alex Schwazer “La mia esperienza grande arma per il futuro”
“Ho fatto delle esperienze, ho vissuto tutto quello che una persona può vivere, dal massimo successo alle cose più brutte che possono succedere nel tuo campo. E non è detto che siano cose sempre negative. Ovviamente la sofferenza è stata parecchia, però bisogna essere oggettivi e dire che adesso ho un bagaglio di esperienza in un’età giovane che per il mio futuro è una grande arma”. Dall’oro di Pechino agli otto anni fermo per squalifica, dal paradiso all’inferno: 20 anni di carriera “in cui c’è dentro di tutto”, 20 anni che Alex Schwazer, a pochi giorni dal suo 40° compleanno (è nato il 26 dicembre 1984), ripercorre in un’intervista rilasciata all’Italpress. A partire dagli inizi: “Che la marcia fosse il mio sport l’ho capito tardi, a 18/19 anni. Da ragazzo ho subito tante squalifiche per marcia non corretta, quindi sono arrivato al punto di voler smettere. Poi le cose sono andare nel verso giusto: una volta che mi sono sbloccato poi ho fatto presto a vincere, in quattro anni sono arrivato a vincere le Olimpiadi”.
In mezzo anche il bronzo ai Mondiali di Osaka, nel 2007, un risultato che lo fa arrabbiare ancora oggi “non per il piazzamento, quanto per l’aver fatto una prestazione al termine della quale, una volta tagliato il traguardo, mi sono detto ‘sono molto lontano da quello che potevo darè. Il clima era molto pesante – ricorda Alex -, da quel punto di vista è stata la più dura della mia carriera. Non avevo esperienza nel caldo e umido e i tecnici per prudenza mi hanno frenato molto perchè si pensava che quelli davanti non arrivassero. Sono arrivato al traguardo molto vicino al primo, e dopo dieci mesi di preparazione durissima ero veramente molto arrabbiato”. Un anno dopo, appunto, il trionfo a Pechino nella 50 km con tanto di record olimpico: “Da Osaka mi sono portato questo grande insegnamento: non voglio più ascoltare nessuno in gara, solo le mie sensazioni, e le mie sensazioni sono sempre state quelle che se vuoi vincere devi stare davanti. E a Pechino sono stato davanti fin da subito”, ha spiegato l’altoatesino, che in quella gara ha dovuto fare i conti anche con “una periostite tibiale che mi faceva molto male”.
Una carriera chiusa a luglio, con l’ultima gara che “a livello simbolico voleva dire tutto. Mi sono preparato e ho sperato in tre Olimpiadi che non ho fatto, quindi ci tenevo tantissimo almeno a mettere il pettorale dopo tutti questi anni e a tornare a marciare davanti alla gente che mi ha sempre voluto bene e alla mia famiglia”. Negli anni, Schwazer ha raccontato a fondo la propria esperienza, tramite una docuserie, la partecipazione a due reality e numerosi incontri: “Il mio grande vantaggio è che sono da sempre un libro aperto, non ho problemi a parlare anche di cose brutte e delle mie debolezze – spiega -. Sono sempre contento se, tramite esse, posso dare una prospettiva interessante per far sì che si migliorino aspetti che sono migliorabili. Quello che ho vissuto l’ho vissuto sulla mia pelle, non racconto cose lette su un libro. Raccontarti sperando di insegnare qualcosa è bello e ti ripaga di tutto quello che hai vissuto”.
E poi il futuro, con l’obiettivo di entrare nel mondo del calcio per lavorare sulla condizione atletica dei singoli: “Questo è uno degli aspetti di uno sport che contiene tanti elementi – racconta Schwazer all’Italpress motivando la sua decisione -. Sono convinto che alcune cose si possano ottimizzare. Alcune cose le penso da atleta di una disciplina singola in cui se non sei al 100% non vinci, non posso giocare male e sperare di vincere con un gol al 90′. Negli anni impari le cose che in allenamento funzionano e quelle che non funzionano, quindi sono sicuro di poter essere utile soprattutto nell’aiutare il singolo a essere performante alla fine della partita come all’inizio. Sono convinto che, se una squadra e i giocatori sono disponibili a fare fatica, lì si possa intervenire”.
– foto Ipa Agency –
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L’Inter supera il Como e mantiene il passo verso la vetta: vittoria sofferta, ma decisiva
L’Inter si regala un Natale sereno conquistando una vittoria importante contro un tenace Como, che ha messo in difficoltà la squadra di Inzaghi più del previsto. I tre punti, ottenuti grazie alle reti di Carlos Augusto e Thuram, mantengono i nerazzurri agganciati alle prime posizioni della classifica e pronti a giocarsi il recupero contro la Fiorentina per avvicinarsi ulteriormente alla vetta.
Il Como, nonostante le difficoltà di affrontare i campioni in carica, ha saputo imbrigliare il gioco dell’Inter per gran parte della gara. La difesa compatta e organizzata, schierata con un solido assetto a cinque, ha limitato le incursioni nerazzurre, costringendo i padroni di casa a cercare soluzioni meno immediate.
L’Inter, reduce da numerosi impegni ravvicinati, ha mostrato segni di stanchezza e una fluidità di gioco inferiore al solito. Le occasioni nella prima frazione sono state sporadiche, con un errore clamoroso di Dumfries e un tentativo centrale di Di Marco che non hanno impensierito il portiere ospite.
La svolta arriva nella ripresa. Dopo pochi minuti dal rientro in campo, un calcio piazzato ben calciato da Calhanoglu trova Carlos Augusto sul secondo palo: stacco preciso e vantaggio nerazzurro. Ma il Como non si lascia abbattere e continua a rendersi pericoloso, sfiorando il pareggio con Nico Paz, la cui conclusione viene neutralizzata da Sommer.
L’Inter, nonostante il controllo del gioco, non riesce a mettere in sicurezza il risultato. Un gol di Lautaro Martinez viene annullato per fuorigioco, mantenendo la partita in bilico fino ai minuti finali. Solo nel recupero, una potente conclusione dalla distanza di Thuram chiude definitivamente i conti, spegnendo le speranze degli ospiti.
Il Como esce dal Meazza con una sconfitta, ma a testa alta, dimostrando organizzazione e carattere contro un avversario di alto livello. La prestazione dei lariani conferma che la squadra è in grado di competere anche contro le formazioni più blasonate.
Per l’Inter, questa vittoria è un segnale di forza mentale. Anche in una giornata meno brillante, i nerazzurri hanno saputo conquistare i tre punti, dimostrando di essere una squadra solida e determinata a restare in corsa per il titolo. Tuttavia, l’incapacità di chiudere la partita prima dei minuti finali resta un aspetto da migliorare, soprattutto in vista degli impegni futuri.
Il Natale regala dunque un sorriso alla squadra di Inzaghi, che continua la sua corsa in alto alla classifica, pur consapevole delle sfide che la attendono nel nuovo anno.
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Zirkzee conteso: Juventus e Napoli pronte a sfidarsi per l’attaccante olandese
Il mercato invernale si avvicina, e Juventus e Napoli si trovano al centro di una potenziale sfida per assicurarsi l’attaccante Joshua Zirkzee, attualmente in forza al Manchester United. Il giocatore olandese, arrivato in Premier League con grandi aspettative, non è riuscito a imporsi, trovandosi ora in una situazione di stallo che potrebbe portarlo a cambiare aria già a gennaio.
Le difficoltà di Zirkzee sono iniziate sotto la guida di Erik ten Hag, ma nemmeno il subentrante Ruben Amorim è riuscito a rilanciarlo. Dopo qualche occasione concessa, l’allenatore lo ha relegato nuovamente in panchina, provocando le critiche dei tifosi dello United, che lo considerano uno degli acquisti meno riusciti degli ultimi anni. Questo quadro rende plausibile l’ipotesi di una partenza temporanea in prestito, una soluzione che permetterebbe al Manchester di preservare il valore economico del giocatore in vista di una cessione definitiva a giugno.
In Italia, sia la Juventus che il Napoli monitorano attentamente la situazione. I bianconeri potrebbero puntare su Zirkzee come opzione d’attacco, anche per il legame con Thiago Motta, tecnico che lo ha valorizzato ai tempi del Bologna. Tuttavia, la priorità della Juve resta l’acquisto di un difensore centrale, e la disponibilità economica è limitata.
Dall’altro lato, il Napoli potrebbe accelerare le trattative qualora riuscisse a concretizzare la cessione di Victor Osimhen, che garantirebbe risorse fresche da reinvestire. La società partenopea potrebbe quindi decidere di andare all-in per l’olandese, sfruttando la necessità dello United di trovare una soluzione per il suo attaccante in difficoltà.
La trattativa si preannuncia complessa. Il Manchester United, che aveva valutato Zirkzee 42 milioni di euro la scorsa estate, è ora costretto a rivedere le proprie aspettative economiche. Tra accettare una minusvalenza o optare per un prestito con l’obiettivo di rivalutarlo, la seconda opzione sembra al momento più plausibile.
Con il mercato invernale alle porte, la corsa a Zirkzee promette di animare le prossime settimane. Juventus e Napoli sono pronte a giocarsi le loro carte, e il destino dell’attaccante potrebbe decidersi solo negli ultimi giorni della sessione.
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La Juve Stabia festeggia il gol di Romano Floriani Mussolini, ma l’esultanza scatena polemiche
Un gol che ha regalato la vittoria alla Juve Stabia e un’esultanza che sta facendo parlare molto: l’1-0 contro il Cesena, siglato da Romano Floriani Mussolini, ha acceso un dibattito sul web e tra i tifosi. Il giovane calciatore, che per la prima volta ha segnato nel campionato di Serie B, ha celebrato la sua rete in modo particolare, suscitando reazioni contrastanti.
Romano Floriani Mussolini, classe 2002, è esterno destro di scuola Lazio ed è noto non solo per le sue abilità calcistiche, ma anche per la sua storia familiare. Pronipote del dittatore fascista Benito Mussolini e figlio di Alessandra Mussolini, ex parlamentare e figura pubblica, il giovane calciatore ha scelto di portare il cognome della madre, ma con un’iniziale “F” che fa riferimento al padre, Mauro Floriani.
Il gol, segnato al Cesena nel posticipo di Serie B, ha fatto esplodere di gioia il pubblico del ‘Romeo Menti’. Quando lo speaker ha annunciato il nome del marcatore, “Romano”, i tifosi stabiesi hanno risposto in coro, alzando le mani e gridando “Mussolini”, come visibile in un video che sta rapidamente circolando sui social.
A suscitare ulteriori polemiche, tuttavia, è stato il gesto di Floriani Mussolini dopo il suo gol: con l’indice sulla bocca, ha lanciato un chiaro messaggio di silenzio verso chi lo criticherebbe per il suo cognome. Una reazione che, secondo quanto detto dallo stesso calciatore in passato, si spiega con la sua volontà di rispondere a chi lo giudica per la sua discendenza, dichiarando di essere pronto a far “chiudere la bocca” a chi ha pregiudizi nei suoi confronti.
Il gesto e l’esultanza hanno suscitato reazioni contrastanti: da una parte c’è chi difende il diritto di Floriani Mussolini di esultare come vuole, mentre dall’altra c’è chi solleva preoccupazioni sulla simbolica connessione tra il suo cognome e il passato fascista della sua famiglia. Il video della tifoseria che esulta al grido di “Mussolini” ha suscitato polemiche sia sui social che tra le istituzioni, con alcuni commentatori che chiedono maggiore attenzione alla gestione della memoria storica anche nel contesto sportivo.
In ogni caso, il giovane calciatore ha dimostrato di essere pronto ad affrontare le sfide legate al suo cognome, confermando di voler parlare sul campo e con il suo talento. Resta da vedere se questo episodio darà luogo a nuove discussioni, o se la vicenda si risolverà come un semplice episodio legato a una celebrazione calcistica.
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