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Cronaca

Vico Equense (NA) | Sequestro e denunce per abusi edilizi: lavori senza permessi in un hotel

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Un’operazione congiunta tra la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera di Castellammare di Stabia ha portato alla scoperta di gravi abusi edilizi presso un noto hotel di Vico Equense, situato nella splendida Costiera Sorrentina. Grazie alla vigilanza del territorio, supportata dall’utilizzo di sofisticate apparecchiature per il telerilevamento dei mezzi aerei della Sezione Aerea di Napoli, le forze dell’ordine hanno individuato una serie di lavori edilizi in corso, che non erano stati precedentemente autorizzati.

In collaborazione con l’Ufficio Antiabusivismo del Comune di Vico Equense, gli agenti hanno accertato che i lavori, che comprendevano anche la demolizione di strutture esistenti e la realizzazione di un solaio in cemento armato, venivano eseguiti senza i necessari permessi a costruire né l’autorizzazione paesaggistica obbligatoria. Le modifiche alle altezze di un locale sottostante e il deposito incontrollato di rifiuti edili hanno inoltre suscitato preoccupazioni in merito all’impatto ambientale dell’intervento.

Non solo, ma anche lo smaltimento illecito dei rifiuti derivanti dalle opere di demolizione è stato riscontrato, con il responsabile che non ha potuto fornire alcuna documentazione riguardante la corretta gestione dei materiali. In totale, è stato sequestrato un area di circa 700 mq, comprendente sia il cantiere che il deposito di rifiuti.

Due individui sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per le violazioni riscontrate in materia urbanistica, paesaggistica e ambientale. L’intervento, che rientra in un’operazione più ampia di tutela del patrimonio demaniale e ambientale, ha dato ulteriori frutti per il rispetto delle normative, particolarmente rilevanti in una zona a rischio idrogeologico come la Costiera Sorrentina.

L’operazione sottolinea l’importanza del controllo costante delle attività edilizie e la protezione di un patrimonio naturalistico che è a rischio di danneggiamenti irreversibili.

Cronaca

Teramo | Coltivazione e spaccio di cannabis, arrestato 31enne a Bellante

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Nella serata di martedì 17 dicembre, un’operazione della Squadra Mobile di Teramo ha portato all’arresto di un uomo di 31 anni residente a Bellante, accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’indagine, parte di un’attività mirata al contrasto del traffico di droga nella provincia, ha rivelato una vera e propria struttura organizzata per la coltivazione e la lavorazione della cannabis.

Durante la perquisizione domiciliare, gli agenti hanno scoperto una stanza adibita a serra indoor, dotata di attrezzature professionali come tende da coltivazione, sistemi di illuminazione a LED, deumidificatori, ventilatori, e rilevatori di luminosità. All’interno della serra sono state rinvenute 71 piante di marijuana, oltre a 746 grammi di marijuana già pronta, 1,5 grammi di resina di marijuana e 48 grammi di hashish.

Inoltre, sono stati sequestrati strumenti per la lavorazione, tra cui un estrattore di resina, essiccatori, fertilizzanti e terriccio organico, insieme a materiale per il confezionamento, bilancini elettronici e appunti contabili ritenuti legati all’attività di spaccio. Sono stati trovati anche 1.300 euro in contanti, considerati provento dell’attività illecita.

L’uomo è stato inizialmente posto agli arresti domiciliari, e la successiva udienza di convalida ha stabilito per lui l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’operazione si inserisce nel quadro delle azioni di contrasto alla produzione e al commercio di sostanze stupefacenti, evidenziando il livello di organizzazione raggiunto nel settore della coltivazione illegale di cannabis.

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Treviso | Sequestrati oltre 4.000 capi contraffatti dalla Guardia di Finanza

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Un’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Treviso ha portato al sequestro di oltre 4.000 capi d’abbigliamento contraffatti, tra felpe e t-shirt, recanti i marchi DSQUARED2 e Valentino. L’azione, parte di un’attività mirata a contrastare la contraffazione e la distribuzione di prodotti non conformi agli standard di sicurezza europei, ha coinvolto due società, una con sede a Treviso e l’altra a Rovigo, accusate di operare al di fuori della filiera legale di produzione.

L’indagine è iniziata con il controllo di un furgone carico di abbigliamento, risultato contraffatto, destinato dalla società trevigiana a quella rodigina. Le perquisizioni nelle sedi delle due aziende hanno poi rivelato un sistema di produzione illecita, con il sequestro di ulteriori capi contraffatti, cartamodelli e file digitali utilizzati per stampare i marchi contraffatti sui tessuti.

Il rappresentante legale della società di Treviso, responsabile della stampa, è stato segnalato alla Procura per i reati di contraffazione e ricettazione. Analogamente, l’amministratore della società di Rovigo, incaricato del confezionamento e della vendita, è stato denunciato per commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione.

Le indagini proseguono per accertare eventuali responsabilità amministrative delle società coinvolte e valutare la possibilità di ulteriori sequestri preventivi. Secondo le stime, i proventi dell’attività illecita avrebbero potuto raggiungere circa 375.000 euro.

L’operazione, finalizzata a proteggere i consumatori e il mercato dalla concorrenza sleale, rientra nelle attività istituzionali della Guardia di Finanza contro la contraffazione e la violazione dei diritti di proprietà intellettuale. Le autorità competenti hanno ribadito il rispetto della presunzione di innocenza per gli indagati, in attesa di eventuali sviluppi giudiziari.

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Roma | Indagine del NAS: arrestati medici per truffa ai danni dell’INPS

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Una complessa operazione investigativa ha portato all’arresto domiciliare di quattro medici e del titolare di un centro di servizi ad Albano Laziale. L’indagine, condotta dai Carabinieri del NAS di Roma e coordinata dalla Procura della Repubblica di Velletri, ha svelato un presunto sistema criminale volto a truffare l’INPS attraverso certificazioni mediche irregolari.

Secondo quanto emerso, i medici avrebbero prodotto documenti falsi per favorire il riconoscimento di invalidità e l’erogazione di benefici economici, come l’indennità di accompagnamento e l’assegno ordinario di invalidità, in assenza delle condizioni richieste. Il pagamento per ottenere tali certificati, redatti su carta intestata di strutture pubbliche, sarebbe avvenuto in contanti, con importi tra i 150 e i 200 euro per ogni pratica.

Il centro di servizi coinvolto avrebbe svolto un ruolo cruciale come intermediario, gestendo le richieste e facilitando l’incontro tra i clienti e i professionisti compiacenti. Grazie a un’attività di monitoraggio mirata, gli inquirenti hanno potuto ricostruire il funzionamento di questo presunto sodalizio criminale, che includeva anche la falsificazione di atti pubblici.

L’operazione odierna rappresenta il proseguimento di un’indagine avviata nel gennaio 2023, che aveva già portato all’arresto di altri due soggetti, un medico ortopedico e un infermiere in pensione.

Le indagini, tuttora in corso, mirano a identificare ulteriori responsabilità e a chiarire l’entità del coinvolgimento di altre persone. È importante sottolineare che i provvedimenti emessi si collocano nella fase preliminare delle indagini, durante la quale vale il principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.

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