Cronaca
Pordenone | Sequestrati 65.000 fuochi d’artificio in condizioni di estrema pericolosità
Un’operazione condotta dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Pordenone ha portato al sequestro di ben 65.000 fuochi d’artificio, immagazzinati in modo pericoloso in un negozio di Spilimbergo. I prodotti pirotecnici erano conservati senza rispettare le necessarie precauzioni di sicurezza, accatastati vicino a materiali altamente infiammabili come cartoni, vernici, legno e plastica.
L’operazione è stata condotta nell’ambito di una serie di controlli mirati su esercizi commerciali, finalizzati a verificare il corretto stoccaggio e commercio di articoli pirotecnici. Durante il controllo, i militari hanno trovato 19 scatoloni di fuochi d’artificio, esposti sugli scaffali del negozio in violazione delle normative di sicurezza. In base alla legge, i fuochi devono essere detenuti in locali a cui il pubblico non ha accesso e separati da altri materiali, mentre nel caso specifico, non erano rispettate né le distanze di sicurezza né le disposizioni relative alla conservazione.
A seguito di quanto riscontrato, il titolare del negozio, un cittadino cinese, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per non aver adottato le cautele necessarie per evitare incidenti, in particolare per aver violato le normative del Ministero dell’Interno riguardo la gestione e la conservazione di materiale esplosivo.
Il sequestro dei fuochi d’artificio e la denuncia del titolare si inseriscono in un piano di interventi più ampio, che vede la Guardia di Finanza impegnata insieme alle altre forze di polizia nel garantire la sicurezza della comunità e prevenire il rischio di incidenti, in particolare in un periodo come quello natalizio, dove l’uso di prodotti pirotecnici aumenta. Il Corpo delle Fiamme Gialle sottolinea così il suo impegno costante per tutelare l’incolumità pubblica, vigilando sulle attività commerciali e assicurandosi che le normative in materia di sicurezza vengano rispettate.
Cronaca
Reggio Emilia | Frode fiscale e sequestro preventivo: operazione “Titano” della GdF e Polizia di Stato
L’operazione “Titano”, condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato, ha portato all’esecuzione di un’importante serie di perquisizioni e sequestri preventivi, a seguito di un’indagine su una vasta frode fiscale. L’inchiesta, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, dott. Calogero Gaetano Paci, e dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia, dott. Luca Ramponi, ha coinvolto un totale di 37 società e 41 tra amministratori e rappresentanti legali, accusati di aver beneficiato di oltre 12 milioni di euro di profitto illecito.
Questa operazione fa seguito a un primo intervento avvenuto a giugno, quando erano stati sequestrati circa 6 milioni di euro e effettuate 80 perquisizioni in tutta Italia, coinvolgendo 50 indagati. L’attività investigativa ha messo in luce una rete di società “cartiere” che, dal 2018 al 2022, hanno emesso fatture per operazioni inesistenti per un valore complessivo di circa 62 milioni di euro, a favore di numerose aziende, le quali a loro volta hanno utilizzato queste fatture false per ottenere vantaggi fiscali illeciti.
L’indagine ha coinvolto aziende operanti in vari settori economici, tra cui edilizia, commercio all’ingrosso, abbigliamento, e tecnologia, con particolare attenzione a alcune società gestite da imprenditori cinesi nella zona di Milano. Le società coinvolte avevano dichiarato fatture per operazioni inesistenti, riducendo così il loro carico fiscale e aumentando i loro profitti in modo illecito. Le indagini hanno dimostrato che circa 37 aziende hanno beneficiato di questo sistema per un totale di 37 milioni di euro, utilizzando fatture false per dichiarazioni fiscali IVA e imposte dirette.
Oltre a queste operazioni fiscali illegali, l’operazione ha portato anche al rinvenimento di un impianto di coltivazione di marijuana a Gualtieri, dove sono state trovate circa 70 piante di cannabis. Il proprietario della serra è stato arrestato in flagranza di reato.
Nel complesso, l’operazione “Titano” ha visto coinvolte 50 persone fisiche e 44 società su tutto il territorio nazionale. Le forze dell’ordine, grazie all’analisi di banche dati e ad altre attività investigative, hanno potuto individuare i soggetti e le aziende più coinvolti in questa frode fiscale su larga scala.
L’operazione testimonia l’impegno continuo delle autorità italiane nella lotta contro le frodi fiscali e il traffico illecito di beni, con l’obiettivo di proteggere l’economia legale e assicurare che le risorse siano destinate ai servizi pubblici e alle necessità dei cittadini. I responsabili, seppur presunti, saranno sottoposti a procedimenti legali e, secondo il principio della presunzione di innocenza, la loro colpevolezza sarà accertata solo dopo una sentenza irrevocabile di condanna.
Cronaca
Roma | Cerimonia di restituzione di 101 reperti archeologici messicani
Il 18 dicembre 2024, presso la sede dell’Ambasciata del Messico a Roma, si è svolta una cerimonia significativa in cui sono stati restituiti 101 reperti archeologici al governo messicano. I manufatti sono stati consegnati dal Generale di Divisione Francesco Gargaro, Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, all’Ambasciatore messicano in Italia, S.E. Carlos García de Alba. L’evento ha visto la partecipazione della Sottosegretaria per gli Affari Esteri del Messico, S.E. Maria Teresa Mercado, e del Sottosegretario per gli Affari Esteri italiano, On. Giorgio Silli.
Questi reperti sono stati recuperati grazie a un’ampia attività investigativa condotta dai Nuclei TPC (Tutela Patrimonio Culturale) di Roma, Udine, Perugia, Ancona e Cosenza, sotto il coordinamento delle rispettive Procure. Le indagini hanno portato al sequestro dei beni, che sono stati successivamente sottoposti a studi tecnici effettuati dall’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico (INAH), per certificarne l’autenticità e la provenienza messicana.
I reperti coprono un ampio arco temporale e appartengono a diverse culture precolombiane, tra cui quella Teotihuacana, Zapoteca, Olmeca e Azteca. Tra i manufatti restituiti si trovano miniature fittili, statuette in pietra dura, vasi ceramici e una coppa tripode della cultura Mixteca-Puebla. Uno dei reperti più significativi è una miniatura di Tlaloc, la divinità della pioggia, appartenente alla cultura Tolteca-Maya.
Il valore economico complessivo di questi beni, pur non essendo il principale indicatore della loro importanza, è stato stimato in decine di migliaia di euro, dato l’inestimabile valore storico e culturale. Il recupero rappresenta un’importante vittoria per la tutela del patrimonio culturale globale, testimoniando l’impegno della polizia italiana nel contrastare il traffico illecito di reperti archeologici.
Il sequestro dei beni ha avuto origine da diverse operazioni, tra cui perquisizioni domiciliari, segnalazioni sul mercato online e controlli doganali. Un aspetto rilevante delle indagini è stato il coinvolgimento di vari Nuclei TPC, che hanno scoperto e sequestrato questi manufatti provenienti dal Messico in diverse circostanze, comprese transazioni illecite e tentativi di esportazione illegale.
Questa cerimonia di restituzione rappresenta un ulteriore passo nella cooperazione internazionale per la protezione del patrimonio culturale e per il rafforzamento dei legami tra Italia e Messico nella lotta contro il traffico illecito di beni culturali.
Cronaca
Forte dei Marmi (LU) | Arrestato un uomo dopo il tentativo di furto in una villa
Il 16 dicembre, un intervento tempestivo da parte della Polizia di Stato ha portato all’arresto di un uomo georgiano, accusato di tentato furto. L’operazione è scattata dopo una richiesta d’aiuto da parte della proprietaria di una villa disabitata situata in via Agnelli a Forte dei Marmi, che ha notato la presenza sospetta di due persone nel suo giardino grazie al sistema di videosorveglianza.
Quando la Polizia è arrivata sul posto, ha constatato che una porta finestra era stata forzata, segno che qualcuno stava cercando di introdursi nell’abitazione. Immediatamente, gli agenti hanno esteso la perlustrazione nelle vie circostanti. Grazie alla collaborazione tra la Sala Operativa e gli agenti sul campo, che ricevevano in tempo reale le immagini della videosorveglianza fornite dalla proprietaria, è stato possibile identificare uno degli autori del tentativo di furto.
L’uomo, mentre camminava nei pressi di via XX Settembre, è stato fermato dai poliziotti e condotto in Commissariato. Dopo aver ricevuto la denuncia formale dalla proprietaria, è stato arrestato e, nella mattinata del 17 dicembre, è stato portato davanti all’autorità giudiziaria per il processo per direttissima presso il Tribunale di Lucca.
Al termine dell’udienza, il giudice ha disposto il rinvio del caso al 14 gennaio, imponendo al georgiano l’obbligo di firma presso la Questura di Pisa, dove attualmente risiede. Questo intervento dimostra l’efficacia della collaborazione tra la Polizia di Stato e i cittadini nel contrasto ai reati, grazie anche all’utilizzo delle moderne tecnologie di videosorveglianza.
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