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Economia

Concordato preventivo biennale: incassi a 1,6 miliardi, il governo valuta la destinazione

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Gli incassi del concordato preventivo biennale raggiungono quota 1,6 miliardi di euro complessivi con l’arrivo della seconda tranche. A comunicarlo è stato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che, pur riconoscendo il risultato ottenuto, ha preferito mantenere toni prudenti.

Secondo il viceministro, la cifra rappresenta comunque un dato positivo, soprattutto se confrontato con gli strumenti di concordato adottati in passato. Tuttavia, Leo ha precisato che si tratta di un “risultato discreto” e che sarà necessario attendere il consolidamento definitivo dei dati prima di prendere decisioni sulla destinazione delle risorse raccolte.

Interrogato dai cronisti sulla possibilità che i fondi vengano utilizzati per ridurre l’Irpef a beneficio del ceto medio, il viceministro non si è sbilanciato, sottolineando che ogni valutazione sarà fatta solo successivamente.

Il concordato preventivo biennale, introdotto come strumento per semplificare i rapporti tra contribuenti e fisco, mira a garantire maggiore prevedibilità e stabilità negli adempimenti fiscali, contribuendo al recupero delle entrate. L’importo attuale, sebbene giudicato soddisfacente, resta un punto di partenza per ulteriori riflessioni sulla sua efficacia e sugli obiettivi futuri del governo in materia di politica fiscale.

Economia

Inps, bilancio 2025: previsto un disavanzo di oltre 9 miliardi di euro

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L’Inps ha approvato il bilancio preventivo per il 2025, evidenziando un risultato negativo che supera i 9 miliardi di euro, in linea con le stime per l’anno precedente. Nello specifico, il documento prevede un deficit di 9,287 miliardi di euro, confermando un quadro finanziario complesso e sostanzialmente stabile rispetto al disavanzo del 2024, stimato in 9,210 miliardi di euro.

Secondo quanto emerge dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, la spesa destinata al pagamento delle pensioni previdenziali rappresenta la voce più significativa, con una previsione di oltre 325 miliardi di euro per il prossimo anno. L’aumento dell’1,2% rispetto al 2024 è attribuibile principalmente agli adeguamenti annuali per la rivalutazione degli assegni pensionistici già in essere, un meccanismo che tiene conto dell’inflazione e garantisce il potere d’acquisto dei pensionati.

Il bilancio evidenzia come la dinamica delle spese previdenziali continui a rappresentare un elemento centrale nel quadro delle finanze pubbliche, con impatti significativi sulle politiche di bilancio del Paese. L’evoluzione demografica, l’invecchiamento della popolazione e le necessità di sostenibilità del sistema previdenziale restano temi centrali per l’agenda politica e sociale, richiedendo un costante monitoraggio e interventi di lungo periodo.

Il Consiglio di vigilanza ha sottolineato l’importanza di garantire l’equilibrio finanziario dell’Istituto nel medio e lungo termine, evidenziando la necessità di politiche mirate per coniugare la sostenibilità delle prestazioni con la tutela delle fasce più fragili della popolazione.

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Economia

Banche europee solide ma con sfide da affrontare: la BCE alza i requisiti di capitale

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La Banca Centrale Europea (BCE) ha fornito un aggiornamento sullo stato di salute del sistema bancario europeo, evidenziando una solida posizione in termini di capitale e liquidità, oltre a una buona generazione di utili. Tuttavia, ha sottolineato che la gestione della governance interna, dei rischi e della resilienza operativa rimangono aree di attenzione. Questi fattori, insieme alle sfide macro-finanziarie e agli shock geopolitici, devono rimanere una priorità nell’ambito delle politiche di vigilanza.

Nel suo rapporto sul Processo di revisione e valutazione prudenziale (SREP), la BCE ha mantenuto alta l’asticella per quanto riguarda i requisiti prudenziali del capitale bancario. A partire dal 2025, il requisito CET1 (Common Equity Tier 1), che misura la solidità del capitale, sarà aumentato all’1,2% degli attivi ponderati per il rischio, un incremento rispetto all’1,1% attuale.

Questa decisione riflette la volontà della BCE di rafforzare ulteriormente la stabilità del settore bancario europeo, nonostante le sue attuali buone performance. Le autorità di vigilanza stanno, quindi, monitorando da vicino le aree vulnerabili, come le minacce economiche globali e i potenziali rischi geopolitici, che potrebbero compromettere la resilienza delle banche in scenari complessi.

In sintesi, le banche europee si trovano in una posizione robusta ma devono continuare a concentrarsi su una gestione efficace dei rischi e sul rafforzamento della governance, mentre la BCE si prepara ad adottare misure prudenziali per salvaguardare la stabilità del sistema finanziario.

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Economia

Il debito pubblico italiano raggiunge un nuovo massimo storico

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Nel mese di ottobre, il debito pubblico italiano ha registrato un incremento significativo, salendo di 19,9 miliardi di euro rispetto al mese precedente, raggiungendo un totale di 2.981,3 miliardi di euro. Questo nuovo dato segna un massimo storico, portando il debito pubblico del nostro Paese a un passo dai 3.000 miliardi di euro, come reso noto dalla Banca d’Italia nel suo rapporto sulla finanza pubblica.

L’aumento del debito è principalmente dovuto a due fattori. Il primo riguarda il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, che ha contribuito per 17,5 miliardi, mentre il secondo è legato alla crescita delle disponibilità liquide del Tesoro, pari a 2,7 miliardi.

Analizzando i dati specifici, il debito dello Stato ha subito un aumento di 19,8 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è aumentato di appena 0,1 miliardi. Questo rafforza il quadro complessivo del debito pubblico italiano, che continua a registrare una crescita a fronte di sfide economiche e fiscali sempre più rilevanti.

Questo nuovo incremento evidenzia la persistente difficoltà del nostro Paese nel contenere il debito, un tema che continua a essere centrale nelle discussioni economiche e politiche a livello nazionale ed europeo. La situazione rimane monitorata con attenzione, considerando gli impatti potenziali sulle politiche fiscali e sull’andamento dell’economia italiana nei mesi a venire.

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