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Meloni e Salvini all’Atreju: tra ringraziamenti, riforme e battaglie politiche

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ADN24

La tradizionale manifestazione di Fratelli d’Italia, Atreju, ha visto una Giorgia Meloni entusiasta, ma determinata, confermare la compattezza del governo e tracciare la rotta per il futuro. In un intervento energico e carico di determinazione, la presidente del Consiglio ha parlato a una platea calorosa, elogiando l’impegno dei giovani di Gioventù Nazionale e ribadendo la forza della sua compagine politica.

“Grazie per questo entusiasmo contagioso, ne abbiamo bisogno, quanto siete belli, quanta forza ci date”, ha esordito Meloni, subito dopo aver sottolineato l’importanza di Atreju, un appuntamento che per 26 anni ha segnato un punto di riferimento per la politica giovanile di destra in Italia. “Atreju rappresenta una sfida che è iniziata nel 1998, quando eravamo nel parco del Colle Oppio, un’era geologica per la politica italiana”, ha aggiunto, rimarcando come il mondo sia cambiato da allora, ma come sia stato fondamentale non dimenticare da dove si è partiti per poter andare avanti.

Meloni ha fatto anche riferimento alla stabilità del governo, sottolineando che la compattezza della maggioranza è il “più grande elemento di discontinuità” che l’Italia potesse avere in un periodo geopolitico così turbolento. “Molti hanno scommesso sul nostro fallimento, ma hanno puntato sul cavallo sbagliato”, ha dichiarato con determinazione, prima di ribadire che l’Italia sta tornando a correre e che la politica sta diventando un’alleata fondamentale per il bene comune.

La premier ha poi elencato i risultati ottenuti dal governo, tra cui il record di posti di lavoro creati e lo stanziamento record per la sanità, ricordando che “in quasi due anni abbiamo creato quasi un milione di posti di lavoro in più”. Meloni ha anche risposto a chi la criticava, in particolare alla segretaria del Pd Elly Schlein, riguardo ai fondi per la sanità. “Il calcolo non è difficile… prima di noi, l’aumento era di 8 miliardi in 4 anni, noi ne abbiamo messi 10 in due anni. E non sono nemmeno 10, ma 12, se consideriamo i fondi dal Pnrr”, ha detto con una punta di ironia.

Meloni ha poi spaziato su vari temi, confermando l’intenzione di portare avanti riforme ambiziose come quella sul premierato, sull’autonomia differenziata, sulla riforma fiscale e della giustizia. Parlando dell’Europa, ha annunciato la sua intenzione di dimettersi dalla carica di presidente dei Conservatori europei, convinta che la politica italiana abbia bisogno di una guida che possa occuparsi a tempo pieno del Paese. In un passaggio particolarmente ironico, ha commentato le parole di Romano Prodi, facendo riferimento alla sua gestione del governo e sottolineando come, al contrario di quanto sostenuto da Prodi, non essere obbedienti ai poteri forti sia fondamentale per una politica che lavora per l’Italia.

Sul palco virtuale di Atreju è intervenuto anche Matteo Salvini, che ha ribadito la solidità dell’alleanza tra Lega e FdI, esprimendo soddisfazione per il lavoro comune svolto in questi due anni. “Andiamo avanti fino al 2027, prenotandoci anche fino al 2032”, ha dichiarato con un sorriso, dando un chiaro segnale di unità all’interno della coalizione di governo.

Salvini ha anche parlato del processo Open Arms, che lo vedrà a processo il 20 dicembre. “Sarò lì a testa alta, con orgoglio”, ha affermato, assicurando che difendere i confini non è mai stato un reato per lui. “Chi ha puntato su un processo contro di me ha fatto male, perché il mio dovere è proteggere il nostro Paese”, ha aggiunto.

Un altro tema caldo della giornata è stato quello delle parole di Giorgia Meloni nei confronti di Maurizio Landini, segretario della Cgil, accusato di alzare i toni per motivi politici. “Non fa gli scioperi per i lavoratori, ma per la sinistra”, ha dichiarato la premier, lamentando che il sindacato stia utilizzando toni di rivolta sociale che, secondo lei, non sono mai stati usati prima nella storia sindacale italiana.

In tema di economia, Meloni ha ribadito la posizione del governo sulla gestione di Stellantis, sottolineando che, al contrario della sinistra, l’esecutivo non ha pregiudizi né favoritismi, e che continuerà a difendere la crescita e l’occupazione. “Non abbiamo visto il Pd arrivare a difendere Stellantis”, ha ironizzato.

Infine, la premier ha toccato il tema dell’immigrazione, ribadendo l’importanza dei centri per migranti in Albania come parte della sua strategia per combattere la mafia e il traffico di esseri umani. “Non sono io il nemico, io sono una persona perbene”, ha esclamato, suscitando l’applauso della platea.

Concludendo il suo intervento, Meloni ha confermato che l’anno che verrà sarà quello delle riforme e delle sfide politiche, e che il governo continuerà a lavorare con determinazione per il bene del Paese, affrontando i temi che spaventano molti, come la riforma fiscale e quella della giustizia.

La giornata di Atreju si è così conclusa con un forte messaggio di unità e di continuità da parte di Meloni e dei suoi alleati, pronti ad affrontare insieme i prossimi anni di governo.

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Perché Giorgia Meloni è volata negli Stati Uniti per incontrare Donald Trump

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In una missione a sorpresa, Giorgia Meloni ha volato negli Stati Uniti per incontrare Donald Trump a Mar-a-Lago, in Florida, a soli due settimane dall’insediamento del presidente eletto alla Casa Bianca. La visita, organizzata nel massimo riserbo, è stata una mossa inaspettata che ha suscitato molta curiosità, soprattutto considerando la tempistica e il fatto che anticipa di poco la visita di Joe Biden in Italia.

L’agenda dell’incontro è rimasta segreta, ma secondo alcune fonti, uno dei temi principali sarebbe stato il caso della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata in Iran il 19 dicembre scorso e detenuta nel carcere di Evin. Il New York Times ha riportato che Meloni avrebbe “premuto aggressivamente” per ottenere il rilascio della Sala, sottolineando l’importanza di affrontare la questione delle prigioni iraniane e dei prigionieri stranieri. La stampa americana ha fatto notare che l’Iran usa frequentemente i prigionieri con doppia cittadinanza come pedine per scambi politici o economici, e che il governo italiano sta cercando soluzioni per risolvere la situazione.

Non è escluso che tra i temi trattati durante l’incontro ci siano stati anche gli aggiornamenti sulla guerra in Ucraina, le questioni relative ai dazi e, in generale, il rapporto tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Meloni sembra voler stabilire un legame forte con la futura amministrazione Trump, per rafforzare la posizione dell’Italia come ponte tra l’Europa e gli Stati Uniti.

Il viaggio di Meloni: da Roma a Mar-a-Lago in poche ore

Il viaggio di Giorgia Meloni è stato rapido e discreto. Il suo aereo è partito da Roma Ciampino sabato 4 gennaio, con uno scalo tecnico in Irlanda, prima di atterrare a Palm Beach in Florida. Dopo una cena e un colloquio con Trump, il volo di ritorno è decollato alle prime ore della domenica 5 gennaio, con Meloni che è tornata a Roma poche ore dopo.

Durante la visita, Trump ha elogiato Meloni, definendola una “grande alleata” e una “leader forte” che ha “preso d’assalto l’Europa”. Insieme a Meloni e Trump, c’era anche Marco Rubio, futuro segretario di Stato, che ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti alla leader italiana. La serata si è conclusa con la visione del documentario The Eastman Dilemma: Lawfare or Justice, che esplora la battaglia legale di Trump legata alle elezioni del 2020.

Cecilia Sala e le implicazioni politiche

Mentre la politica internazionale è stata senza dubbio una parte fondamentale dell’incontro, è probabile che il caso di Cecilia Sala abbia avuto un ruolo centrale. Sala, giornalista italiana, è stata arrestata in Iran a dicembre senza che le fossero state formalmente mosse accuse. La sua detenzione sembra legata a uno scambio di prigionieri o a un’escalation nelle tensioni tra i due paesi. Meloni, nel suo incontro con Trump, avrebbe spinto per azioni diplomatiche che possano portare alla liberazione di Sala.

Il caso di Cecilia Sala sarà discusso ulteriormente nelle comunicazioni ufficiali del governo italiano al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, il 6 gennaio. L’Italia sta valutando se rifiutare l’estradizione di un ingegnere iraniano arrestato a Milano, il quale è accusato di supportare i pasdaran di Teheran, come parte di una strategia per favorire il rilascio della giornalista.

Con il viaggio di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, la politica italiana compie un passo significativo verso la costruzione di rapporti più stretti con la futura amministrazione Trump, ma al contempo dimostra un impegno forte per la tutela dei cittadini italiani all’estero, in particolare di coloro che si trovano in situazioni di detenzione internazionale.

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Sardegna, Todde in difficoltà dopo l’ingiunzione di decadenza: ricorso in arrivo e silenzio prudente dei partiti

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Alessandra Todde, governatrice della Sardegna, è chiamata a presentare ricorso nel più breve tempo possibile per sospendere l’efficacia dell’ingiunzione di decadenza, al fine di proteggere gli atti amministrativi della regione e congelare ogni decisione da parte del Consiglio regionale. La strategia è condivisa sia dalla maggioranza regionale che dai leader nazionali del Pd e del M5S, Elly Schlein e Giuseppe Conte, ma i partiti di centrodestra, sorpresi dall’accelerazione imposta dalla Corte d’appello di Cagliari, oscillano tra un’attesa prudente e la volontà di tornare presto alle urne.

La governatrice ha cercato di rassicurare sulla sua posizione dopo il provvedimento che avvia l’iter per la decadenza. «Sono serenamente al lavoro», ha dichiarato Todde, che ha fiducia nella magistratura e nel comitato elettorale che l’ha supportata durante la campagna. Secondo l’esponente M5S, il tema della legittimazione non si pone, poiché non ci sono atti definitivi, e il Consiglio regionale avrà l’ultima parola sulla decadenza.

Il contenzioso riguarda irregolarità formali nella rendicontazione delle spese elettorali, tra cui la mancata nomina di un mandatario e l’assenza di un conto corrente dedicato esclusivamente alla campagna. Todde ha difeso la sua gestione, ma queste contestazioni sollevano dubbi sulla trasparenza del comitato elettorale di M5S. Tra le voci più critiche, quelle del centrodestra, con il forzista Maurizio Gasparri che avverte: «Non faremo sconti» di fronte a «palesi irregolarità». Pietro Pittalis, leader di Forza Italia in Sardegna, ha chiesto un passo indietro della governatrice.

Mentre i legali di Todde stanno valutando la strada per il ricorso, la politica rimane in attesa di sviluppi. Se il ricorso non dovesse avere successo, si aprirebbero scenari politici delicati, con il rischio di nuove elezioni e la possibilità per Forza Italia di indicare un nuovo candidato. Tuttavia, queste valutazioni sono ancora premature e la situazione rimane fluida.

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M5S: Maiorino critica le dichiarazioni di Salini su caso Cecilia Sala

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“Nel corso di una trasmissione televisiva in cui ho partecipato questa mattina, un esponente di Forza Italia, Salini, ha detto che nei due giorni e mezzo intercorsi tra l’arresto dell’ingegnere iraniano e quello di Cecilia Sala si sarebbe potuto fare di più. Una dichiarazione che lascia alquanto allibiti, considerata anche la delicatezza della vicenda. Mi chiedo se all’interno dei partiti di centrodestra circolino altre informazioni rispetto a quelle consultabili in questi giorni e nelle ultime ore. Parole come quelle pronunciate da Salini lasciano intendere diversità di vedute rispetto all’operato del governo e di certo non sono un bel segnale, soprattutto se provengono da esponenti dello stesso partito del ministro degli Esteri”, ha dichiarato Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo M5S Senato, in una nota.

La parlamentare ha espresso preoccupazione per le condizioni di detenzione della giornalista italiana e ha rinnovato la fiducia nella diplomazia, auspicando che la situazione si risolva al più presto con la liberazione di Cecilia Sala.

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