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Cronaca

Treviso | Espulsione di un cittadino albanese coinvolto in furto

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ADN24

Nell’ambito delle operazioni di contrasto all’immigrazione irregolare e alla criminalità, il Questore di Treviso, Alessandra Simone, ha disposto l’espulsione di un cittadino albanese, arrestato lo scorso 6 dicembre per furto in abitazione. Il provvedimento di espulsione è stato eseguito a seguito dell’intervento del Prefetto e della sua detenzione cautelare in carcere, disposta dall’Autorità Giudiziaria per il reato di furto avvenuto a Bassano del Grappa il 3 dicembre.

Il giovane, di 20 anni e arrivato in Italia lo scorso 29 novembre tramite la frontiera marittima di Bari, era stato arrestato una settimana dopo il suo ingresso nel paese insieme ad altri due connazionali, accusati di aver perpetrato il furto. Dopo aver scontato il periodo di custodia cautelare in carcere, è stato preso in carico dai poliziotti dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Treviso, che hanno eseguito il provvedimento di espulsione, accompagnandolo alla frontiera aerea di Treviso. L’uomo è stato imbarcato su un volo diretto a Tirana.

Oltre all’espulsione, il giovane albanese è stato soggetto al divieto di reingresso nell’area Schengen per i prossimi cinque anni. Questa azione rientra nelle più ampie misure di sicurezza adottate dalle forze dell’ordine per tutelare l’ordine pubblico e prevenire attività criminose sul territorio nazionale.

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San Costantino Calabro (VV) | Rapina all’ufficio postale: arrestati i responsabili grazie a un’indagine meticolosa

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Un colpo ben studiato, un’indagine approfondita e un lavoro costante sul campo hanno portato all’arresto dei due responsabili della rapina avvenuta il 30 ottobre scorso ai danni dell’ufficio postale di San Costantino Calabro. La rapina aveva scosso la tranquilla comunità locale, ma grazie all’efficienza e alla conoscenza del territorio dei Carabinieri della Stazione di San Costantino Calabro, i colpevoli sono stati identificati e arrestati.

Il piano criminale era stato messo in atto da due uomini, legati a un gruppo criminale operante al di fuori della provincia. I rapinatori, per non destare sospetti, si erano mossi con due automobili: una regolarmente utilizzata e una rubata. Con l’auto rubata, si erano diretti verso l’ufficio postale, mettendo a segno il furto, e poi erano tornati all’auto “pulita” per fuggire senza lasciare tracce.

Le indagini, avviate tempestivamente, hanno subito preso piede grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza e alle riprese del postamat. Nonostante i rapinatori avessero cercato di mascherare la loro identità con travestimenti come barbe finte e occhiali da sole, i Carabinieri sono riusciti a risalire alla loro identità, incrociando diverse fonti di prova, tra cui rilievi sul luogo e dati investigativi.

La svolta decisiva è arrivata con l’arresto dei due uomini, grazie alle operazioni condotte dalle Stazioni Carabinieri di San Costantino Calabro, Rosarno e Mileto. Uno dei rapinatori, resosi conto della situazione, ha cercato di fuggire nelle campagne circostanti, ma grazie a un’efficace azione di cinturazione, è stato fermato dai Carabinieri.

In seguito, le perquisizioni domiciliari hanno aggiunto nuovi elementi cruciali all’indagine: a casa di uno degli arrestati sono stati trovati 220 grammi di cocaina e un bilancino di precisione, mentre l’altro indagato aveva in casa 400 grammi di marijuana, dimostrando la loro connessione con attività illecite anche al di fuori della rapina.

L’intera operazione è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, sotto la direzione del Procuratore Camillo Falvo. I due uomini sono stati arrestati e sottoposti alla custodia cautelare in carcere, sebbene le indagini proseguano e il processo determinerà il giudizio definitivo, in pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza.

Questo caso evidenzia ancora una volta l’importanza del lavoro delle Stazioni Carabinieri nel garantire la sicurezza delle comunità, affrontando con competenza e determinazione anche le indagini più complesse.

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Cronaca

Adrano (CT) | Allacci abusivi alla rete elettrica, quattro denunciati per furto

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Un’operazione condotta dalla Polizia di Stato di Adrano ha portato alla scoperta di numerosi allacci abusivi alla rete elettrica, un fenomeno che stava danneggiando sia l’economia della città che la sicurezza delle abitazioni. Il controllo, che si è concentrato su un complesso di case popolari situato nel quartiere “Cappellone”, ha coinvolto anche tecnici della società di distribuzione elettrica, i quali hanno eseguito verifiche sui contatori delle abitazioni.

Durante l’ispezione, è emerso che in quattro appartamenti su sei vi erano significative manomissioni ai contatori. In particolare, i residenti avevano utilizzato cavi in rame, morsetti e interruttori non regolamentari per allacciare abusivamente le loro case alla rete elettrica. Questo comportamento, oltre a causare un danno economico per il furto di energia, ha creato anche gravi rischi per la sicurezza degli stessi abitanti, visto che i sistemi di protezione dei contatori erano stati disabilitati.

L’imprudente manomissione dei dispositivi ha infatti generato un potenziale pericolo di corto circuiti e incendi, come dimostrato dall’incidente che si è verificato durante il controllo. In uno dei contatori alterati, si è sprigionata una fiammata che ha rischiato di coinvolgere il tecnico incaricato dell’ispezione. Fortunatamente, grazie all’uso di dispositivi di protezione, è stato evitato il peggio.

I responsabili, quattro residenti di Adrano con precedenti penali, sono stati denunciati per furto aggravato di energia elettrica. Le indagini proseguono, e per loro rimane valida la presunzione di innocenza fino a una condanna definitiva.

Questa operazione evidenzia il costante impegno delle forze dell’ordine nel contrastare il fenomeno degli allacci abusivi, che non solo rappresentano un danno economico, ma costituiscono anche un serio rischio per la sicurezza pubblica.

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Reggio Calabria | Combattere le infiltrazioni mafiose: la GdF sequestra patrimoni e attiva misure di bonifica per 20 imprese a rischio

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Un’importante operazione contro la criminalità organizzata è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, che, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, ha eseguito 20 provvedimenti di prevenzione patrimoniale nei confronti di altrettante imprese a rischio di infiltrazione mafiosa nella provincia di Reggio Calabria. Le indagini hanno portato all’applicazione delle misure di “amministrazione giudiziaria” e “controllo giudiziario”, strumenti che mirano a garantire il recupero delle attività economiche e la loro reintegrazione nell’economia legale.

Questi provvedimenti sono stati emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria e fanno parte di un’operazione volta a contrastare la ‘ndrangheta, che ha messo a rischio la legalità di numerose attività imprenditoriali nella zona. Le aziende coinvolte operano in vari settori, dal commercio di prodotti alimentari alla ristorazione, passando per il settore alberghiero e la gestione di stabilimenti balneari, con un volume d’affari complessivo che si aggira intorno ai 10 milioni di euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, hanno rivelato che alcune di queste imprese erano esposte a infiltrazioni mafiose, dovute a legami di parentela tra i titolari o amministratori e membri di cosche mafiose, ma anche a condotte estorsive e pratiche di corruzione per ottenere forniture da aziende legate alla criminalità. Questo ha portato alla necessità di applicare misure preventive per bonificare le imprese e restituirle al mercato legale.

L’intervento della Guardia di Finanza non si è fermato alle misure di prevenzione, ma ha anche portato al sequestro e alla confisca di beni per un valore complessivo di circa 4,5 milioni di euro. I sequestri hanno riguardato 47 immobili, tra cui fabbricati e terreni, 3 imprese attive in vari settori commerciali, oltre a veicoli di lusso e orologi, beni che risultavano sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati dai soggetti coinvolti.

Questa operazione testimonia l’impegno costante della Guardia di Finanza e delle autorità giudiziarie locali nel contrastare le infiltrazioni mafiose e nel garantire che le imprese operino nel rispetto delle leggi, senza subire l’influenza delle organizzazioni criminali. Le misure applicate rappresentano uno strumento fondamentale per “bonificare” il tessuto economico e restituire fiducia agli imprenditori onesti, favorendo un reinserimento delle attività nel sistema economico legale.

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