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Kintsugi: L’arte giapponese di riparare e valorizzare le imperfezioni

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Il Kintsugi è una tradizionale tecnica giapponese di riparazione della ceramica che trasforma i danni e le imperfezioni in decorazioni artistiche, invece di nasconderle. Il termine deriva da due parole giapponesi: kin (oro) e tsugi (riparazione o giunzione), e infatti la tecnica prevede di usare polvere d’oro, argento o platino per sigillare le crepe nei manufatti in ceramica. In questo modo, ciò che una volta era un oggetto danneggiato, diventa un’opera d’arte unica, con le sue “imperfezioni” che raccontano una storia.

La pratica del Kintsugi ha radici profonde nella filosofia zen giapponese, che valorizza la bellezza dell’imperfezione e l’accettazione della transitorietà delle cose. Questa visione del mondo si esprime nel concetto di wabi-sabi, che celebra l’inevitabilità del decadimento naturale e delle cicatrici come parte integrante della bellezza della vita. In questo contesto, il Kintsugi non è solo una tecnica di riparazione, ma anche un atto di meditazione e riflessione sulla natura dell’esistenza.

Storicamente, il Kintsugi è emerso durante il periodo Muromachi (1336-1573) in Giappone. Si dice che sia nato quando lo shogun Ashikaga Yoshimasa inviò una ciotola di ceramica danneggiata in Cina per essere riparata, ma quando la ciotola tornò, la riparazione fu così inadeguata che un artigiano giapponese decise di ripararla con oro, creando così una nuova estetica che attirò l’attenzione di altri. Questo atto di abbracciare il danno, invece di nasconderlo, divenne una tendenza.

Oggi, il Kintsugi è utilizzato non solo per riparare oggetti di valore storico o emotivo, ma anche come metafora per affrontare le difficoltà della vita. Molti vedono nelle crepe e nelle rotture una simbolizzazione delle esperienze dolorose e della crescita che può derivarne. Il Kintsugi ci insegna che le cicatrici non sono segni di debolezza, ma piuttosto di resilienza, e che ogni rottura può essere una possibilità di rinascita e di bellezza nuova.

In un mondo che tende a nascondere e a riparare il danneggiato in modo da renderlo indistinguibile dal nuovo, il Kintsugi ci invita a celebrare le nostre imperfezioni, rendendole parte integrante della nostra storia e della nostra unicità.

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SAI CHE..le giraffe non possono correre a più di 56km/h?

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Nonostante la loro altezza, non possono correre a velocità superiori a 56 km/h. Ciò che è ancora più interessante è che, nonostante abbiano lunghe gambe, non possono saltare come altri animali. La loro grande altezza le aiuta però a vedere i predatori da lontano e a rimanere in sicurezza. Inoltre, non hanno corde vocali, quindi comunicano tra di loro utilizzando suoni a bassa frequenza che non sono udibili per l’orecchio umano.

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SAI PERCHE’…in Oriente mangiano con le bacchette?

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Riso, noodles, sushi e… bacchette. L’usanza di consumare le prelibatezze della cucina asiatica con le bacchette affonda le sue radici nella Cina della Dinastia Shang (1600-1100 a.C.), quando le popolazioni della valle del Fiume Giallo si trovarono ad affrontare un rapido aumento demografico che comportò la necessità di razionare le risorse alimentari. Gli storici suggeriscono che, per questo motivo, si diffuse l’abitudine di preparare i pasti tagliando gli ingredienti in piccoli pezzi, non solo per ridurre le porzioni, ma anche per accelerare il processo di cottura di carne, pesce, verdure e cereali.

In questo scenario, le bacchette di bambù, già utilizzate da alcune comunità nei secoli precedenti, divennero lo strumento predominante rispetto ad altri utensili, soprattutto per la loro economicità e la relativa facilità d’uso. Attualmente, le bacchette sono preferite alle posate in gran parte del Sud-est asiatico, in particolare in Cina, Giappone, Taiwan, Thailandia, Vietnam, Singapore e nelle Coree. Esse possono essere realizzate in legno, bambù, metallo, osso e avorio, anche se in tempi moderni sono state prodotte anche in plastica.

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SAI CHE…nel 1500 fu vietato bere il caffè?

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..bevanda amata da milioni di persone, fu vietato a più riprese nel corso della storia. Nel 1511, il governatore di La Mecca bandì il caffè perché riteneva che stimolasse il pensiero critico e potesse incoraggiare la ribellione contro le autorità. Più tardi, nel XVII secolo, alcuni leader religiosi europei cercarono di vietarlo, definendolo “la bevanda del diavolo”. Tuttavia, Papa Clemente VIII, dopo averlo assaggiato, decise di “battezzarlo”, rendendolo accettabile per i cristiani. Da allora, il caffè conquistò il mondo!

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