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Inter, basta poco per la qualificazione agli ottavi di Champions

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La vittoria per 1-0 contro il Lipsia a San Siro, grazie a un’autorete di Lukeba nel primo tempo, ha permesso all’Inter di consolidare la sua posizione nel girone di Champions League, portandosi a 13 punti dopo 5 partite. Con un punto di vantaggio su Barcellona e Liverpool, la squadra di Simone Inzaghi si avvicina sempre di più al traguardo degli ottavi di finale.

Secondo il nuovo format della competizione, le prime otto squadre del girone accedono direttamente agli ottavi, mentre le squadre piazzate dalla nona alla 24esima posizione si affronteranno nei playoff. Le ultime otto, invece, saranno eliminate. Per garantirsi il passaggio diretto agli ottavi, secondo le simulazioni del supercomputer Opta, l’Inter ha bisogno di raccogliere almeno 16 punti nel girone. Questo significa che ai nerazzurri basterebbero tre punti nelle ultime tre partite: contro il Bayer Leverkusen il 10 dicembre, Sparta Praga il 22 gennaio e Monaco il 29 gennaio.

Con un bottino di 16 punti, l’Inter avrebbe praticamente la certezza di accedere tra le prime otto, evitando i playoff e proseguendo il suo cammino in Champions League. La qualificazione è a portata di mano, e il prossimo obiettivo della squadra di Inzaghi sarà ottenere i risultati necessari per completare il lavoro e chiudere al primo posto del girone.

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Ultras di Milan e Inter: la giustizia sportiva apre un’indagine dopo gli arresti

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La giustizia sportiva ha avviato un’indagine a seguito dell’arrivo alla Procura della Federcalcio degli atti richiesti alla Procura di Milano, relativi all’inchiesta che coinvolge i gruppi ultras delle curve di Milan e Inter. L’operazione, che ha portato all’arresto di 19 capi ultras, ha rivelato la presenza di dinamiche che vanno ben oltre il tifo organizzato, con implicazioni legate a fenomeni di criminalità organizzata.

L’indagine sportiva potrebbe presto tradursi in deferimenti per le società coinvolte, qualora venissero accertate violazioni delle norme federali che regolano i rapporti con le tifoserie organizzate. Questo passaggio si aggiunge a un quadro complesso, dove le responsabilità dei club potrebbero essere messe sotto la lente d’ingrandimento.

In mattinata, il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, ha sottolineato la gravità del fenomeno, definendolo un problema strutturale che non riguarda solo Milano. Abodi ha evidenziato come le curve non siano solo luoghi di esuberanza sportiva, ma, in alcuni casi, rappresentino canali di infiltrazione della criminalità organizzata, con gravi conseguenze sociali e finanziarie.

Il ministro ha anche richiesto un intervento deciso da parte delle istituzioni sportive per affrontare il problema e rafforzare il principio di lealtà sportiva. Ha ribadito che la giustizia sportiva non si sovrappone a quella ordinaria, ma agisce nel rispetto delle normative interne al sistema calcistico, rappresentando un ulteriore strumento per garantire trasparenza e correttezza.

L’inchiesta milanese e i successivi sviluppi sportivi rappresentano un punto di svolta nel rapporto tra calcio e tifoserie organizzate, sollevando interrogativi cruciali sulla responsabilità dei club e sulla necessità di misure più rigide per contrastare derive criminali all’interno del mondo dello sport.

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Mancini “Lasciare la Nazionale è stata una scelta sbagliata”

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ROMA (ITALPRESS) – “Lasciare la Nazionale italiana è stata una scelta sbagliata che non rifarei”. Lo ha confessato l’ex ct azzurro, Roberto Mancini, in una lunga intervista a ‘Il Giornalè. “Quel saldo rapporto di fiducia che avevo con la Federazione si era reciprocamente incrinato – ha raccontato l’ex attaccante di Bologna e Sampdoria, dimessosi da ct nell’agosto del 2023 e sostituito da Luciano Spalletti – ma se potessi tornare indietro affronterei tutto in modo diverso. Se io e il presidente Gravina ci fossimo parlati, spiegati, chiariti, probabilmente le cose non sarebbero andate così. Allenare sentendo che la fiducia sulla tua persona vacilla non è una bella sensazione. Non ti garantisce di poter lavorare con la giusta serenità. Nonostante ciò mi rimprovero di non aver affrontato il tutto con più chiarezza”. Ovviamente con il presidente Figc Gravina: “Sì, fra noi c’è sempre stato un rapporto basato su una grande stima e dialogo. E la volta che forse era necessario parlare con chiarezza, non è stato fatto”. Insomma, la scelta di lasciare l’Italia per poi accettare la faraonica offerta dell’Arabia Saudita non è stata solo economica: “Non nego che, per un allenatore, la proposta di una cifra così alta, anche se inferiore a quella raccontata dai giornali, ti metta in crisi. Però non è stata determinante. Ha inciso, ma non è stato solo per quello che ho lasciato la panchina della Nazionale. Se rifarei quella scelta? No, non la rifarei”, ha ammesso il ‘Manciò, che dopo un Europeo vinto con l’Italia vorrebbe mettere in bacheca un Mondiale. Il nome dell’ex mister di Lazio e Inter è stato ultimamente accostato alla Roma per il post Juric: “Mi ha fatto piacere leggere che molti tifosi romanisti ne sarebbero stati felici e molti laziali incazzati. Se ci fossero state le condizioni di un bel progetto da portare avanti insieme, avrei risposto di sì”, ha concluso Mancini.
– Foto Image –
(ITALPRESS).

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Commissione europea premia Fita e progetto intergenerazionale

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ROMA (ITALPRESS) – La Federazione Italiana Taekwondo conquista un prestigioso riconoscimento internazionale ai Be Active Awards della Commissione Europea, uno dei premi più significativi nel panorama sportivo europeo, che celebra le migliori progettualità e iniziative europee dedicate alla promozione dello sport. Il progetto federale “Taekwondo Intergenerazionale – Lo Sport di Nonni e Nipoti” si è classificato al secondo posto nella categoria “Across Generations”, selezionato tra oltre 1.000 progetti legati allo sport provenienti da tutta Europa. La cerimonia di premiazione si è svolta ieri sera a Bruxelles. Questo risultato rappresenta un attestato di merito per l’impegno della Federazione nel valorizzare lo sport come strumento per unire le generazioni e costruire una società più coesa. L’iniziativa, sostenuta dal Dipartimento dello Sport e da Sport e Salute, ha avvicinato nonni e nipoti al taekwondo, dimostrando come lo sport possa diventare un linguaggio comune capace di rafforzare i legami familiari e sociali. Il progetto ha interessato oltre 1.600 partecipanti in tutta Italia, registrando una crescente adesione da parte di atleti over 60. Avviato con 30 Associazioni Sportive Dilettantistiche, il programma ha superato le 50 associazioni aderenti, includendo anche alcune Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). “Questo progetto incarna perfettamente ciò che lo sport di base deve rappresentare: un’opportunità per tutti, senza limiti di età – ha dichiarato il presidente Fita Angelo Cito – Unire le generazioni attraverso il taekwondo significa promuovere valori di inclusione, rispetto e crescita collettiva. Siamo tutti orgogliosi di questo risultato, che rappresenta solo un punto di partenza. Il mio ringraziamento va, in primis, al ministro Andrea Abodi per il sostegno tramite questi finanziamenti, così come a tutti coloro che hanno reso possibile il progetto. Mi auguro che questa iniziativa possa continuare anche in futuro. Il merito di questo riconoscimento da parte della Commissione Europea non è mio, ma di tutte le associazioni e dei partecipanti al progetto, alcuni dei quali hanno oltre 90 anni. Incontrarli e vedere la loro felicità grazie alla pratica del taekwondo è per me un’emozione unica”.
– Foto Ufficio Stampa Fita –
(ITALPRESS).

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