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Il mito del ragno violino. Qual è la stagione dei morsi?

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ADN24

Con l’arrivo dell’estate, riaffiora la preoccupazione per l’eventuale invasione dei ragni nelle nostre case, in particolare dei ragni violino, noti per il loro veleno potenzialmente pericoloso. Recentemente è circolata l’informazione che il mese di maggio segnerebbe l’apice della loro attività e dei morsi, ma quanto c’è di vero in tutto ciò?

Contrariamente alla credenza popolare, gli scienziati hanno smentito l’esistenza di una specifica “stagione” dei ragni violino in cui essi mordono più frequentemente. Come ha spiegato Barrales Alcalá, esperto di aracnidi, questa percezione è alimentata principalmente da notizie non verificate piuttosto che da dati scientifici solidi. L’attività di questi ragni non è influenzata dai periodi dell’anno.

Inoltre, nonostante la tendenza dei ragni violino a vivere all’interno delle nostre abitazioni, essi non sono aggressivi verso gli esseri umani. Di solito preferiscono habitat come cantine e luoghi poco frequentati. I morsi avvengono spesso per contatto involontario o manipolazione deliberata da parte delle persone.

Per quanto riguarda la pericolosità del morso, è importante sapere che il ragno violino è tra le specie più velenose in Italia. Tuttavia, il morso di solito è indolore e causa sintomi locali come prurito e arrossamento. In casi più rari, nelle 48-72 ore successive al morso, può verificarsi necrosi e ulcerazione della pelle, spesso complicata dalla proliferazione di batteri anaerobi nei tessuti circostanti.

Nonostante alcuni episodi gravi, come i due decessi riferiti nel 2015 e 2017 in Italia, inizialmente attribuiti al morso di ragno violino ma successivamente riconosciuti come dovuti a condizioni preesistenti dei pazienti, non ci sono dati scientifici che dimostrino che il morso di questo ragno sia letale per individui sani. Non esistono antidoti specifici; il trattamento, quando necessario, è principalmente sintomatico e mirato a gestire le complicazioni.

In conclusione, mentre è importante essere consapevoli della presenza dei ragni violino e adottare precauzioni ragionevoli, come evitare il contatto diretto, non c’è motivo per allarmarsi eccessivamente o recarsi nei pronto soccorso senza necessità. In caso di morso con sintomi significativi, è consigliabile consultare un Centro Antiveleni per una valutazione appropriata della situazione.

Questa informazione aiuta a dissipare alcuni fraintendimenti comuni riguardo ai ragni violino e a promuovere una comprensione più accurata dei rischi effettivi che essi rappresentano per la salute umana.

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SAI CHE…il sonno ripulisce il cervello dalle tossine? ma una ricerca smentisce

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Il cervello umano, durante il sonno, è stato a lungo considerato come un sistema che esegue una sorta di “pulizia” tramite il liquido cerebrospinale, rimuovendo i prodotti di scarto accumulati durante il giorno. Tuttavia, una recente ricerca dell’Imperial College London pubblicata su Nature Neuroscience mette in discussione questa convinzione.

I neuroscienziati hanno studiato il comportamento del liquido cerebrospinale nei cervelli dei topi in tre stati differenti: mentre erano svegli, durante il sonno e sotto anestesia generale. Utilizzando un tracciante fluorescente, hanno tracciato il movimento del fluido dai ventricoli cerebrali attraverso le varie aree cerebrali.

Contrariamente alle aspettative, i risultati hanno mostrato che il movimento e il ricambio del liquido cerebrospinale diminuivano significativamente durante il sonno e sotto anestesia, con una riduzione del 30% e del 50% rispettivamente, rispetto ai topi svegli e attivi.

Questi risultati sfidano la teoria che il sonno serva principalmente a facilitare la pulizia del cervello dai rifiuti cellulari. Se i risultati si applicano anche agli esseri umani, ciò implicherebbe che il sistema di pulizia cerebrale potrebbe essere più efficiente quando siamo svegli e attivi. Questo richiede una revisione delle teorie sul ruolo del sonno e sul motivo per cui la mancanza di sonno potrebbe essere dannosa per la salute cerebrale.

La ricerca ha implicazioni significative per lo studio delle demenze, come l’Alzheimer. Esistono due ipotesi principali riguardo alla relazione tra il sonno e queste malattie:

La mancanza di sonno potrebbe favorire l’insorgere di demenze.Le difficoltà a dormire potrebbero essere uno dei primi sintomi di condizioni come l’Alzheimer.La nuova scoperta ridimensiona l’idea che il sonno sia cruciale principalmente per la rimozione delle scorie cerebrali, suggerendo che il legame tra il sonno e le demenze potrebbe essere più complesso e coinvolgere altri fattori.

La scoperta dei neuroscienziati dell’Imperial College London sfida le nozioni consolidate sul ruolo del sonno nel mantenimento della salute cerebrale. Questo studio invita a riconsiderare alcune delle teorie predominanti riguardo alla funzione del sonno e al suo impatto sulla prevenzione delle demenze. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere meglio questi processi e per determinare come mantenere al meglio la salute del cervello attraverso il ciclo sonno-veglia.

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SAI CHE…La Coca-Cola è nata quasi per errore? Doveva essere un farmaco

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Era l’8 maggio 1886, una calda e umida serata, quando il farmacista John Stith Pemberton, nella sua casa ad Atlanta (USA), sviluppò la ricetta della Coca-Cola utilizzando una caldaia di ottone. L’obiettivo iniziale del dottor Pemberton era quello di creare uno sciroppo a base di estratti vegetali e noci di cola (semi di un albero africano) per trattare il mal di testa.

Tuttavia, successivamente, il farmacista di Atlanta si rese conto che, mescolando lo sciroppo con la soda, la sua medicina si trasformava in una bevanda gradevole e dissetante. Così nacque la bibita più celebre al mondo, la cui formula segreta è ancora gelosamente custodita in una cassetta di sicurezza presso una banca ad Atlanta.

La prima versione della Coca-Cola includeva anche una piccola quantità di sostanza stupefacente proveniente dalla pianta di coca (cocaina), ma nel 1903 questa fu completamente eliminata dalle foglie attraverso un processo simile a quello utilizzato per decaffeinare il caffè.

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Come fa un aereo a decollare? Non è merito solo della velocità

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Gli aerei non decollano spesso con la massima potenza, poiché non è necessario e potrebbe addirittura essere controproducente. Di solito, gli aerei commerciali mantengono una potenza dei motori ridotta durante il decollo, utilizzando la quantità minima necessaria per sollevarsi in volo e, se necessario, abortire in sicurezza. Questo approccio è principalmente finalizzato a ridurre i costi: i motori, che possono costare da 5 a 40 milioni di dollari ciascuno, subiscono particolari stress quando operano alla massima spinta. Limitando la potenza durante i decolli, si estende il tempo tra le costose revisioni e si prolunga la durata utile del motore dell’aeroplano. Questa pratica aumenta anche la sicurezza, poiché una minore potenza dei motori riduce il rischio di guasti e migliora la manovrabilità dell’aereo in caso di malfunzionamento durante la fase critica del decollo.

L’uso della massima potenza è riservato solo a situazioni che lo richiedono. Prima di ogni decollo, i piloti devono determinare la spinta ottimale in base a vari fattori, tra cui la lunghezza e le condizioni della pista, la temperatura esterna, la forza e la direzione del vento, la pressione atmosferica e altri parametri. Questo approccio consente di risparmiare carburante, ridurre le emissioni e mantenere sempre elevati standard di sicurezza.

Un altro studio condotto dall’American Chemical Society ha evidenziato il potenziale impatto ambientale positivo derivante dal volo degli aerei a quote più basse. Secondo questa ricerca, se anche solo l’1,7% degli aerei volasse a una quota 600 metri più bassa, si potrebbe ridurre significativamente la formazione di scie di condensazione, diminuendo del 59,3% il loro impatto termico complessivo.

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