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SAI CHE…Si può avere paura dei mobili?

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L’epiplafobia, una fobia molto rara, si caratterizza per una paura irrazionale nei confronti dei mobili. Questo disturbo psicologico può manifestarsi in varie forme, incluso il timore per specifici tipi di mobili, come quelli antichi o quelli particolarmente alti che si trovano nei supermercati. Nonostante la sua rarità, questa fobia può causare sintomi significativi di ansia e disagio emotivo nelle persone che ne soffrono.

Data la scarsità di evidenze scientifiche riguardo all’epiplafobia, alcuni esperti tendono a collegarla all’acrofobia, la paura delle altezze. Questo perché molte persone affette da epiplafobia manifestano una generale difficoltà nel guardare verso l’alto, cosa che ricorda la reazione tipica delle persone con acrofobia. Nei casi più gravi, l’epiplafobia può ostacolare persino l’entrata in supermercati, dove la presenza di scaffali alti può provocare ansia e panico.

Non esiste una causa specifica conosciuta per questa fobia. Tuttavia, il timore dei mobili potrebbe derivare da una combinazione di fattori psicologici, esperienze passate o traumi legati all’ambiente domestico o commerciale. La ricerca su questo disturbo rimane limitata, ma la consapevolezza della sua esistenza può essere utile per coloro che ne soffrono e per gli operatori sanitari che li assistono.

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SAI CHE…La Coca-Cola è nata quasi per errore? Doveva essere un farmaco

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Era l’8 maggio 1886, una calda e umida serata, quando il farmacista John Stith Pemberton, nella sua casa ad Atlanta (USA), sviluppò la ricetta della Coca-Cola utilizzando una caldaia di ottone. L’obiettivo iniziale del dottor Pemberton era quello di creare uno sciroppo a base di estratti vegetali e noci di cola (semi di un albero africano) per trattare il mal di testa.

Tuttavia, successivamente, il farmacista di Atlanta si rese conto che, mescolando lo sciroppo con la soda, la sua medicina si trasformava in una bevanda gradevole e dissetante. Così nacque la bibita più celebre al mondo, la cui formula segreta è ancora gelosamente custodita in una cassetta di sicurezza presso una banca ad Atlanta.

La prima versione della Coca-Cola includeva anche una piccola quantità di sostanza stupefacente proveniente dalla pianta di coca (cocaina), ma nel 1903 questa fu completamente eliminata dalle foglie attraverso un processo simile a quello utilizzato per decaffeinare il caffè.

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Come fa un aereo a decollare? Non è merito solo della velocità

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Gli aerei non decollano spesso con la massima potenza, poiché non è necessario e potrebbe addirittura essere controproducente. Di solito, gli aerei commerciali mantengono una potenza dei motori ridotta durante il decollo, utilizzando la quantità minima necessaria per sollevarsi in volo e, se necessario, abortire in sicurezza. Questo approccio è principalmente finalizzato a ridurre i costi: i motori, che possono costare da 5 a 40 milioni di dollari ciascuno, subiscono particolari stress quando operano alla massima spinta. Limitando la potenza durante i decolli, si estende il tempo tra le costose revisioni e si prolunga la durata utile del motore dell’aeroplano. Questa pratica aumenta anche la sicurezza, poiché una minore potenza dei motori riduce il rischio di guasti e migliora la manovrabilità dell’aereo in caso di malfunzionamento durante la fase critica del decollo.

L’uso della massima potenza è riservato solo a situazioni che lo richiedono. Prima di ogni decollo, i piloti devono determinare la spinta ottimale in base a vari fattori, tra cui la lunghezza e le condizioni della pista, la temperatura esterna, la forza e la direzione del vento, la pressione atmosferica e altri parametri. Questo approccio consente di risparmiare carburante, ridurre le emissioni e mantenere sempre elevati standard di sicurezza.

Un altro studio condotto dall’American Chemical Society ha evidenziato il potenziale impatto ambientale positivo derivante dal volo degli aerei a quote più basse. Secondo questa ricerca, se anche solo l’1,7% degli aerei volasse a una quota 600 metri più bassa, si potrebbe ridurre significativamente la formazione di scie di condensazione, diminuendo del 59,3% il loro impatto termico complessivo.

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SAI PERCHE’… arrossiamo quando siamo in imbarazzo?

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La scienza finalmente ha svelato il mistero dietro al rossore che compare sulle nostre guance quando proviamo imbarazzo. Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Amsterdam ha scoperto che la causa principale non è, come si credeva in passato, la paura del giudizio altrui, bensì un’aumentata autoconsapevolezza.

In parole semplici, quando ci sentiamo in imbarazzo, diventiamo improvvisamente più consapevoli di noi stessi e di come appariamo agli altri. Questo picco di autocoscienza scatena una risposta fisiologica che provoca l’aumento del flusso sanguigno al viso, causando il caratteristico rossore.

Lo studio ha coinvolto 60 ragazze tra i 16 e i 20 anni, che sono state sottoposte a un esperimento in due fasi. Nella prima fase, hanno cantato al karaoke alcune canzoni imbarazzanti, mentre le loro esibizioni venivano filmate. Una settimana dopo, hanno guardato i video delle loro performance mentre la loro attività cerebrale veniva monitorata con risonanza magnetica funzionale (fMRI).

Le scansioni cerebrali hanno rivelato che durante il rossore da imbarazzo si attivava principalmente il cervelletto, un’area del cervello legata all’arousal, ovvero lo stato di attivazione fisiologica che accompagna le emozioni. Al contempo, non si è osservata alcuna attivazione nelle zone del cervello deputate alla mentalizzazione, ovvero alla capacità di immaginare i pensieri e le opinioni degli altri.

Questo risultato suggerisce che il rossore non è causato dal timore del giudizio altrui, come sosteneva la teoria di Charles Darwin, ma piuttosto da un’intensa sensazione di essere al centro dell’attenzione e di essere osservati.

Tuttavia, è importante sottolineare che lo studio è stato condotto su un campione relativamente piccolo e omogeneo di giovani donne. Per confermare questi risultati, saranno necessarie ulteriori ricerche su una popolazione più diversificata.

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