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Il Genoa ufficializza l’esonero del tecnico Gilardino

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GENOVA (ITALPRESS) – Il Genoa ha ufficializzato l’esonero del tecnico Alberto Gilardino. “La società ringrazia mister Gilardino per i traguardi raggiunti insieme nel corso degli anni e gli augura il meglio per la propria carriera”, si legge in una nota del club rossoblù. Il Genoa è quart’ultimo in classifica con 10 punti in dodici partite di campionato e domenica, dopo la pausa per le nazionali, è atteso alle 12.30 alla sfida-salvezza con il Cagliari. Sulla panchina dei grifoni dovrebbe arrivare il francese Patrick Vieira.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Bocchetti “Monza triste ma unito, darò tutto per salvarlo”

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“Darò tutto per la salvezza. Ho visto una squadra triste, ma con la voglia di ripartire già da Parma dove l’obiettivo è il risultato”. Si presenta così Salvatore Bocchetti, chiamato dal Monza a sostituire in corsa Alessandro Nesta e a ripetere in Brianza il ‘miracolò fatto a Verona. “Ero allo stadio di Verona quando il Monza ha fatto l’unica vittoria – ha detto Bocchetti in conferenza stampa – Quando ho salvato il Verona era un’altra storia, qui c’è una situazione diversa, sono convinto che qui a Monza centrerò l’obiettivo. C’è molto da lavorare, ma il gruppo c’è”. Non parla di mercato, il neo tecnico dei lombardi, che ha nel mirino la prossima sfida con il Parma: “Sul modulo ho in mente qualcosa, sto ancora analizzando quanto può mettere in difficolta il Parma. Mi aspetto dai ragazzi il ‘coltello fra i dentì a partire da questa partita. Solo lunedì mattina mi ha chiamato il mio procuratore ed ho detto subito di sì, non ci sono stati pre chiamate. Porterò la mia esperienza che ho ricevuto da tanti allenatori”.

“In queste prime ore di allenamento, con una squadra che negli ultimi due anni ha navigato ad alti livelli, penso che sarà sufficiente toccare alcune corde per ottenere dei risultati – ha proseguito Bocchetti – Ho parlato con Palladino (ex mister del Monza ora alla Fiorentina, ndr), che mi ha dato alcuni suggerimenti. Non nascondo le responsabilità, anche nel nome di Berlusconi, ho una rosa che dovrebbe facilitare il compito. Lavorare in questo club è un grande onore. So che è una squadra malleabile, quindi non penso sia determinante il modulo. A Parma ci saranno 500 tifosi monzesi, noi cercheremo di dare il massimo per loro. Sarà una gara difficile, sono sicuro che faremo una grande partita.

Il Parma è una squadra forte che non attraversa un buon momento”. Accanto a Bocchetti c’è il direttore sportivo del Monza, Mauro Bianchessi: “Questa squadra non merita l’ultimo posto, l’unico obiettivo è la salvezza – ha assicurato – Il mercato? L’acquisto migliore è fare i punti a Parma e a Cagliari, poi se ne parlerà. Lasciare Nesta non è stato facile, anche perchè Galliani ha un rapporto ultra decennale con lui, ma dobbiamo cambiare strada. Questa formazione non è da ultimo posto. Bocchetti è uno dei ‘Gasperini boys’, fra le sue caratteristiche la voglia di firmare un’impresa difficile ma non impossibile, perchè il Monza non vuole finire in B. Trova un gruppo di giocatori uniti, bravi, ci vuol una scintilla per fare ripartire questa squadra”, ha concluso il ds dei brianzoli.
– Foto Ipa Agency –

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Berrettini carico per Brisbane “Mi piace spingermi al limite”

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“L’anno scorso mi era mancato giocare in Australia. Sono molto carico”. Un sorridente e fiducioso Matteo Berrettini ha raccontato tutto il suo ottimismo in vista del Brisbane International, la prima tappa del suo 2025. “Sono contento di essere qui e di stare bene. Due anni fa a Brisbane abbiamo fatto un gran percorso in United Cup, quest’anno spero di andare avanti nel torneo”, ha detto in un’intervista per i media ufficiali del torneo riportata da Supertennis. Della United Cup, Berrettini ricorda la bella atmosfera all’interno della squadra, la stessa che ha caratterizzato i giorni a Malaga in cui le nazionali di Coppa Davis e Billie Jean King Cup hanno condiviso gli stessi spazi e festeggiato una doppietta di trionfi senza precedenti nella storia del tennis italiano. Inoltre, ha sottolineato la grande presenza di tifosi sulle tribune.

“Mi ha sorpreso che ci fossero tanti italiani venuti a fare il tifo per noi, e comunque tanta gente a vedere le partite. Qui la gente ama davvero il tennis”, ha spiegato il romano, accolto da appassionati che si sono fermati per una foto o un autografo con lui. L’azzurro non si è dato al momento obiettivi in termini di risultati o di classifica. “Spero che sia una stagione piena di tornei e di match”, le parole di Berrettini, fin troppo frenato dagli infortuni nelle ultime stagioni. La prima tappa sarà già probante per il livello di gioco dell’unico italiano finalista a Wimbledon in singolare maschile. “Il Brisbane International è probabilmente uno dei 250 con il miglior tabellone nel circuito, a inizio stagione tutti vogliono giocar bene dopo la preparazione.

Ogni match può essere difficile, ma mi sono allenato tanto e darò il mio meglio”, ha assicurato Berrettini. Oggi numero 34 del mondo, Berrettini è uno dei grandi nomi nel tabellone del torneo, che vede al via anche Novak Djokovic, a caccia del titolo ATP numero 100 in carriera, un traguardo raggiunto nell’era Open solo da Jimmy Connors e Roger Federer. Oltre al serbo, dieci volte campione all’Australian Open, saranno a Brisbane Grigor Dimitrov (numero 10 del mondo), Holger Rune (13), Frances Tiafoe (18), Nick Kyrgios (oggi senza ranking), Sebastian Korda (22) e Gael Monfils (55). “Mi piace spingermi al limite e spero di giocare molti match – ha concluso l’azzurro – Due anni fa sono andato al giardino botanico, mi è piaciuto molto e penso che ci tornerò. Poi per mio padre è la prima volta in Australia, gli farò vedere un pò Brisbane”.
– Foto Ipa Agency –

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Alex Schwazer “La mia esperienza grande arma per il futuro”

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“Ho fatto delle esperienze, ho vissuto tutto quello che una persona può vivere, dal massimo successo alle cose più brutte che possono succedere nel tuo campo. E non è detto che siano cose sempre negative. Ovviamente la sofferenza è stata parecchia, però bisogna essere oggettivi e dire che adesso ho un bagaglio di esperienza in un’età giovane che per il mio futuro è una grande arma”. Dall’oro di Pechino agli otto anni fermo per squalifica, dal paradiso all’inferno: 20 anni di carriera “in cui c’è dentro di tutto”, 20 anni che Alex Schwazer, a pochi giorni dal suo 40° compleanno (è nato il 26 dicembre 1984), ripercorre in un’intervista rilasciata all’Italpress. A partire dagli inizi: “Che la marcia fosse il mio sport l’ho capito tardi, a 18/19 anni. Da ragazzo ho subito tante squalifiche per marcia non corretta, quindi sono arrivato al punto di voler smettere. Poi le cose sono andare nel verso giusto: una volta che mi sono sbloccato poi ho fatto presto a vincere, in quattro anni sono arrivato a vincere le Olimpiadi”.

In mezzo anche il bronzo ai Mondiali di Osaka, nel 2007, un risultato che lo fa arrabbiare ancora oggi “non per il piazzamento, quanto per l’aver fatto una prestazione al termine della quale, una volta tagliato il traguardo, mi sono detto ‘sono molto lontano da quello che potevo darè. Il clima era molto pesante – ricorda Alex -, da quel punto di vista è stata la più dura della mia carriera. Non avevo esperienza nel caldo e umido e i tecnici per prudenza mi hanno frenato molto perchè si pensava che quelli davanti non arrivassero. Sono arrivato al traguardo molto vicino al primo, e dopo dieci mesi di preparazione durissima ero veramente molto arrabbiato”. Un anno dopo, appunto, il trionfo a Pechino nella 50 km con tanto di record olimpico: “Da Osaka mi sono portato questo grande insegnamento: non voglio più ascoltare nessuno in gara, solo le mie sensazioni, e le mie sensazioni sono sempre state quelle che se vuoi vincere devi stare davanti. E a Pechino sono stato davanti fin da subito”, ha spiegato l’altoatesino, che in quella gara ha dovuto fare i conti anche con “una periostite tibiale che mi faceva molto male”.

Una carriera chiusa a luglio, con l’ultima gara che “a livello simbolico voleva dire tutto. Mi sono preparato e ho sperato in tre Olimpiadi che non ho fatto, quindi ci tenevo tantissimo almeno a mettere il pettorale dopo tutti questi anni e a tornare a marciare davanti alla gente che mi ha sempre voluto bene e alla mia famiglia”. Negli anni, Schwazer ha raccontato a fondo la propria esperienza, tramite una docuserie, la partecipazione a due reality e numerosi incontri: “Il mio grande vantaggio è che sono da sempre un libro aperto, non ho problemi a parlare anche di cose brutte e delle mie debolezze – spiega -. Sono sempre contento se, tramite esse, posso dare una prospettiva interessante per far sì che si migliorino aspetti che sono migliorabili. Quello che ho vissuto l’ho vissuto sulla mia pelle, non racconto cose lette su un libro. Raccontarti sperando di insegnare qualcosa è bello e ti ripaga di tutto quello che hai vissuto”.

E poi il futuro, con l’obiettivo di entrare nel mondo del calcio per lavorare sulla condizione atletica dei singoli: “Questo è uno degli aspetti di uno sport che contiene tanti elementi – racconta Schwazer all’Italpress motivando la sua decisione -. Sono convinto che alcune cose si possano ottimizzare. Alcune cose le penso da atleta di una disciplina singola in cui se non sei al 100% non vinci, non posso giocare male e sperare di vincere con un gol al 90′. Negli anni impari le cose che in allenamento funzionano e quelle che non funzionano, quindi sono sicuro di poter essere utile soprattutto nell’aiutare il singolo a essere performante alla fine della partita come all’inizio. Sono convinto che, se una squadra e i giocatori sono disponibili a fare fatica, lì si possa intervenire”.
– foto Ipa Agency –

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