Cronaca
Catanzaro | Estorsione: arrestata una parrucchiera per minacce a un professionista
Nei giorni scorsi, la Guardia di Finanza di Catanzaro, in esito a un’intensa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica, ha arrestato una donna in flagranza di reato per estorsione. L’indagine, condotta dal Gruppo della Guardia di Finanza, ha rivelato un caso di estorsione ai danni di un noto professionista della città, messo in atto dalla donna, una parrucchiera.
Le indagini, avviate dopo la denuncia della vittima, hanno permesso di ricostruire la dinamica del reato. La donna, approfittando della sua relazione con la persona offesa, avrebbe preteso ingenti somme di denaro in cambio della sua discrezione riguardo a dettagli privati della loro relazione. La minaccia di rivelare questi particolari spingeva il professionista a soddisfare le richieste economiche della donna, che si sono concretizzate in più transazioni di denaro.
L’attività investigativa, che ha incluso intercettazioni e altri riscontri, ha portato alla consegna dell’ultima somma di denaro, momento in cui i finanzieri sono intervenuti, arrestando la donna e sequestrando il denaro estorto. Successivamente, il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l’arresto e applicato una misura cautelare che prevede il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima.
Il caso è ora nella fase delle indagini preliminari, e la procura continuerà a verificare la gravità degli indizi raccolti.
Cronaca
Taranto | Contrasto alla contraffazione, sequestrati oltre 215.000 prodotti pericolosi
Negli ultimi giorni, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Taranto ha svolto una serie di controlli mirati per contrastare la vendita di prodotti contraffatti e potenzialmente dannosi per la salute pubblica. Gli interventi, che hanno coinvolto diverse località come Taranto, Grottaglie, San Giorgio Ionico, Ginosa, Sava e Manduria, hanno portato al sequestro di oltre 215.000 articoli di vario tipo, tra cui capi di abbigliamento falsificati, luci natalizie contraffatte e articoli per la casa privi delle necessarie informazioni di legge.
Le operazioni sono state realizzate dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria e dai reparti locali, tra cui la Compagnia di Manduria e la Tenenza di Castellaneta. Durante i controlli, sono stati rinvenuti numerosi prodotti non conformi agli standard previsti dalla normativa italiana, come ad esempio articoli di cancelleria e dispositivi per la casa privi delle informazioni obbligatorie relative alla provenienza, alle sostanze potenzialmente pericolose e ai materiali utilizzati, come imposto dal “Codice del Consumo”.
Particolare attenzione è stata dedicata a circa 600 piatti in plastica, sui quali era indebitamente riportato il logo “MOCA” (Materiali e Oggetti destinati al Contatto con gli Alimenti), senza che questi prodotti avessero il certificato di conformità richiesto per legge. Questo tipo di irregolarità rappresenta un grave rischio per la salute pubblica, poiché i prodotti non certificati possono contenere sostanze dannose per i consumatori.
Al termine dei controlli, i titolari di sei esercizi commerciali sono stati segnalati alle autorità competenti per le necessarie verifiche e sanzioni. La Guardia di Finanza ha inoltre avviato indagini per smantellare la rete di distribuzione di tali prodotti, con l’obiettivo di interrompere le filiere produttive illegali e recuperare i proventi derivanti da tali attività illecite.
La contraffazione, oltre a danneggiare la salute dei consumatori, sottrae anche opportunità e competitività alle imprese che operano nel rispetto delle normative, danneggiando l’intero tessuto economico. Le azioni delle forze dell’ordine si inseriscono in un ampio contrasto alla commercializzazione di prodotti falsificati, una problematica che interessa non solo l’Italia, ma anche altri paesi europei, con l’obiettivo di tutelare la sicurezza dei consumatori e la lealtà del mercato.
Cronaca
Città della Pieve (PG) | Recupero di reperti etruschi, un’operazione di rilevanza storica
Nel mese di aprile 2024, un’importante indagine ha avuto inizio a seguito di un’allerta dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale riguardante un possibile scavo illegale in una zona tra Chiusi e Città della Pieve, in Umbria. La segnalazione indicava il rinvenimento di reperti archeologici etruschi di notevole valore, alcuni dei quali erano già stati oggetto di commercio illecito.
Le indagini, condotte dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo TPC, sono partite dall’acquisizione di fotografie che ritraevano urne cinerarie etrusche, raffiguranti figure semi-recumbenti, caratteristiche della cultura funeraria di quel popolo. Grazie alla collaborazione con un esperto dell’Università di Roma Tor Vergata, è stato possibile identificare questi reperti come appartenenti a una necropoli etrusca situata nel territorio di Chiusi, una zona già nota per i suoi numerosi ritrovamenti archeologici.
Un ulteriore passo nelle indagini ha portato alla riscoperta di un rinvenimento risalente al 2015, quando un contadino aveva accidentalmente scoperto un ipogeo etrusco nei pressi di Città della Pieve. In quel sito erano stati trovati urne funerarie e sarcofagi appartenenti alla gens Pulfna, una famiglia etrusca di alto rango. Tuttavia, gli urne ritrovate nel 2015 riguardavano sepolture maschili, mentre quelle nelle fotografie esaminate dagli investigatori rappresentavano figure femminili, come principesse etrusche.
Concentrando l’attenzione sulle aree circostanti il sito già scoperto, le forze dell’ordine hanno iniziato a monitorare sospetti locali con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e operazioni di sorveglianza, anche con l’utilizzo di un drone. Le indagini hanno portato a individuare un imprenditore della zona, che possedeva terreni nelle vicinanze e aveva le capacità per gestire scavi e trasporti meccanici, necessari per il recupero clandestino di reperti di grande valore.
Dopo settimane di monitoraggio, i Carabinieri hanno ottenuto l’autorizzazione per perquisire la proprietà dell’imprenditore, dove sono state ritrovate le urne cinerarie etrusche descritte nelle fotografie. Inoltre, grazie ai dati acquisiti durante il sorvolo con il drone, sono stati identificati i luoghi di scavo, dove sono stati sequestrati otto urne in travertino bianco, due sarcofagi e numerosi oggetti di corredo funerario risalenti al III secolo a.C.
Le urne, integre e in buono stato di conservazione, sono decorate con scene di battaglie, cacce e raffigurazioni mitologiche, tra cui il mito di Achille e Troilo. Il corredo funebre include anche specchi in bronzo, tra cui uno con l’immagine della lupa che allatta Romolo, e un balsamario contenente tracce di profumo antico.
Secondo gli archeologi del Ministero della Cultura, i reperti sequestrati appartengono a un unico contesto funerario, legato alla famiglia Pulfna. Questo ritrovamento rappresenta uno dei più significativi recuperi di reperti etruschi mai realizzati in un’operazione investigativa, con un valore archeologico, artistico e storico straordinario. Il recupero delle urne, con i loro dettagli finemente decorati e il corredo di oggetti, arricchisce ulteriormente la conoscenza della cultura etrusca e dimostra l’importanza di combattere il traffico illecito di beni culturali.
Cronaca
Vicenza | Truffatori di Rolex, recuperati beni di lusso e denaro falso
Un’importante operazione delle forze dell’ordine ha portato alla scoperta di un’articolata truffa legata alla compravendita di un prezioso orologio d’oro. Le indagini, condotte dal Commissariato di Polizia di Bassano del Grappa in stretta collaborazione con la Squadra Mobile della Questura di Vicenza, hanno permesso di individuare i presunti responsabili, appartenenti a un nucleo familiare residente nella provincia di Rovigo.
L’episodio, risalente al maggio 2024, si era verificato a Padova, dove la vittima aveva incontrato gli acquirenti per la vendita del prezioso oggetto. Dopo aver ricevuto il pagamento in contanti, il venditore aveva scoperto che le banconote erano contraffatte, caratterizzate tutte dallo stesso numero seriale. Da qui ha preso avvio un’attività investigativa approfondita, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Padova, che ha portato a risultati significativi.
Durante una perquisizione effettuata presso l’abitazione degli indagati, sono stati rinvenuti non solo l’orologio oggetto della denuncia, ma anche un secondo orologio d’oro privo di matricola, custodie di marchi di pregio e un’ingente quantità di denaro falso. Oltre a ciò, sono stati sequestrati dispositivi per la verifica e il conteggio delle banconote, insieme a documentazione legata alla compravendita di orologi, elementi che potrebbero rivelarsi centrali per ulteriori sviluppi dell’inchiesta.
Le autorità ricordano che il procedimento è attualmente in fase di indagine preliminare e che la presunzione di innocenza degli indagati resta valida fino a una sentenza definitiva. Le attività investigative proseguono per chiarire ulteriormente la dinamica dei fatti e verificare eventuali ulteriori responsabilità.
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