Cronaca
Antiriciclaggio: le attività della Guardia di Finanza di Perugia nel 2024
La Guardia di Finanza di Perugia ha intensificato le operazioni contro il riciclaggio di denaro nel corso del 2024, conducendo nove verifiche ispettive mirate. Le attività, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, si sono concentrate su professionisti e operatori economici obbligati al rispetto delle normative antiriciclaggio, con l’obiettivo di prevenire e reprimere violazioni amministrative e penali.
Le ispezioni hanno riguardato categorie specifiche, tra cui avvocati, notai, commercialisti, agenzie immobiliari, case d’asta, gallerie d’arte, compro oro e operatori di money transfer. Gli obblighi principali verificati sono stati:
- Adeguata verifica della clientela, per raccogliere informazioni sulle transazioni e sul profilo dei clienti.
- Segnalazione di operazioni sospette, obbligatoria in caso di sospetti su riciclaggio, finanziamento del terrorismo o provenienza illecita dei fondi.
Nel corso dell’anno, i controlli hanno interessato una società attiva nel settore delle criptovalute, quattro professionisti giuridico-contabili, un commerciante di antiquariato, un’agenzia immobiliare e due compro oro, tutti individuati attraverso un’analisi mirata del rischio.
Le verifiche hanno portato a sanzioni per oltre 540 mila euro, con l’individuazione di diverse irregolarità:
- 8 violazioni relative all’adeguata verifica della clientela.
- 3 mancate conservazioni della documentazione obbligatoria.
- 2 omissioni di segnalazione di operazioni sospette.
Inoltre, tre persone sono state segnalate alle Procure di Perugia e Spoleto per reati come ricettazione e mancata identificazione della clientela in situazioni ad alto rischio di riciclaggio.
L’azione della Guardia di Finanza si inserisce in una più ampia strategia nazionale, volta a garantire il corretto funzionamento dei mercati e a rafforzare la collaborazione tra i soggetti obbligati nel sistema di prevenzione antiriciclaggio e antiterrorismo.
Queste operazioni non solo tutelano l’integrità economica, ma rappresentano anche un importante deterrente contro fenomeni criminali, contribuendo a salvaguardare la trasparenza e la legalità del sistema finanziario.
Cronaca
Udine | Polizia espelle cittadino pakistano socialmente pericoloso
Il caso di un trentenne straniero, proveniente dal Pakistan, ha attirato l’attenzione delle autorità italiane dopo una serie di vicende legate alla sua permanenza sul territorio nazionale. Arrivato in Italia nel 2016, l’uomo aveva inizialmente richiesto la protezione internazionale, ma le sue domande erano state respinte dalla Commissione competente. Nonostante i numerosi rigetti, lo straniero aveva continuato a rimanere in Italia, ottenendo diversi permessi di soggiorno temporanei per motivi di lavoro.
Nel corso degli anni, però, il suo comportamento ha sollevato preoccupazioni per la sua pericolosità sociale. I suoi precedenti penali, tra cui reati come spaccio di droga, rapina, resistenza a pubblico ufficiale e violenza, sono stati un fattore determinante nel procedimento che ha portato all’espulsione. Nonostante le richieste di collocamento in un Centro di Permanenza per i Rimpatri, l’indisponibilità dei posti ha ritardato l’attuazione dell’espulsione.
A seguito di un secondo decreto di espulsione emesso nel 2024, l’uomo è stato finalmente rintracciato nel centro di Udine e accompagnato dalle forze dell’ordine all’aeroporto. Dopo la convalida del provvedimento da parte del Giudice di Pace, l’uomo è stato imbarcato su un volo diretto in Pakistan, dove è arrivato la mattina successiva.
Questa vicenda sottolinea l’importanza delle procedure di controllo sull’immigrazione e della gestione dei casi legati alla sicurezza pubblica. In questo caso, l’espulsione si è conclusa positivamente dopo un lungo processo amministrativo e legale, ma evidenzia anche le difficoltà derivanti dalla carenza di strutture adeguate per la gestione dei rimpatri e il contrasto alla criminalità legata a reati di vario tipo.
Cronaca
Pisa | Due denunce per pubblicità ingannevole
I Carabinieri del Comando Provinciale di Pisa, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno eseguito un’importante operazione di sequestro preventivo nei confronti di un imprenditore della zona e della sua compagna, coinvolti in un sistema di truffa che ha ingannato numerosi acquirenti in tutta Italia. L’operazione ha portato al sequestro di beni mobili e immobili, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.
Il caso è stato avviato dopo una serie di esposti che hanno segnalato l’imprenditore, socio e amministratore di sei società attive in settori diversi, tra cui la ricerca scientifica e l’agricoltura. L’uomo aveva lanciato una campagna pubblicitaria, sia su siti internet che attraverso canali televisivi, per promuovere un micro-generatore (o caldaia) che, secondo le sue dichiarazioni, sarebbe stato in grado di produrre autonomamente l’idrogeno necessario per il suo funzionamento, garantendo un risparmio completo sulle utenze domestiche.
Tuttavia, le indagini hanno rivelato che le affermazioni fatte dall’imprenditore erano completamente false: la caldaia non era mai stata né progettata né realizzata. Non solo, i test promessi, che dovevano comprovare l’efficacia del prodotto, erano del tutto inesistenti e le prove citate come a supporto erano state inventate, attribuendo falsamente i risultati positivi a docenti universitari ignari. Inoltre, l’imprenditore aveva predisposto risposte standard via email per calmare le lamentele dei clienti, che subivano ritardi nelle consegne e non ricevevano mai il prodotto acquistato.
Il sistema di vendita ingannevole ha permesso all’imprenditore di incassare ingenti somme, provenienti da acconti per l’acquisto della caldaia e dalla vendita di quote societarie. In seguito, i Carabinieri hanno denunciato l’imprenditore e la sua compagna per truffa, riciclaggio e autoriciclaggio. In aggiunta al sequestro dei beni, sono stati confiscati cinque fabbricati, quindici terreni, sette veicoli e una motocicletta.
Le indagini sono ancora in corso, e la responsabilità degli indagati sarà accertata solo al termine del procedimento penale. Questa operazione delle Fiamme Gialle sottolinea l’importanza della lotta contro i reati economici, in particolare quelli che danneggiano i consumatori e alterano la concorrenza nel mercato, con un’attenzione particolare al monitoraggio dei flussi finanziari per contrastare il riciclaggio e proteggere l’economia legale.
Cronaca
Reggio Calabria | Smantellata centrale delle truffe con “metodo del falso carabiniere”
Una vasta operazione dei Carabinieri ha portato all’arresto di due pregiudicati, accusati di aver orchestrato una serie di truffe in tutta la zona del Sud Italia. Il gruppo criminale, attivo principalmente nella città di Napoli e nelle aree limitrofe, aveva come base operativa una zona vicina a Porta San Gennaro, da dove pianificava i suoi colpi.
L’indagine, condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria con il supporto dei colleghi napoletani, è iniziata a seguito di una truffa avvenuta a San Giorgio Morgeto, un piccolo comune della provincia calabrese. I due uomini, utilizzando il noto “metodo del falso carabiniere”, avevano raggirato una donna anziana e invalida, convinta di dover pagare una cauzione per evitare l’arresto del nipote, coinvolto in un finto incidente stradale. La donna, terrorizzata, ha ceduto i suoi gioielli, per un valore superiore ai 40.000 euro, credendo di aiutare il suo familiare.
Il colpo è stato però sventato grazie a un errore dei truffatori: la loro auto, parcheggiata nei pressi dell’abitazione della vittima, è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza di un negozio. Sebbene la registrazione mostrasse solo una parte della targa, i Carabinieri sono riusciti a risalire al veicolo tramite un’attenta analisi dei dati e dei movimenti nella zona. Ulteriori testimonianze da parte dei residenti locali, che avevano notato i due uomini aggirarsi nel quartiere nei giorni precedenti, hanno fornito gli ultimi indizi per l’identificazione.
In seguito a questa scoperta, la Procura di Palmi ha emesso misure cautelari per i due indagati, e durante le perquisizioni sono stati sequestrati oltre 10 telefoni cellulari e numerose SIM card intestate a nomi fittizi, suggerendo l’esistenza di una rete criminale più ampia. Le indagini proseguono per individuare ulteriori complici e vittime.
Il caso si inserisce in un più ampio contesto di prevenzione delle truffe agli anziani, una delle priorità per l’Arma dei Carabinieri. L’istituzione, infatti, da tempo promuove campagne di sensibilizzazione, educando la popolazione anziana su come riconoscere i tentativi di raggiro e come proteggersi. Oltre a queste attività di prevenzione, i Carabinieri sono costantemente impegnati nell’individuare e smantellare organizzazioni criminali che operano con il medesimo modus operandi.
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