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Cronaca

Treviso | Banca e immobili in bancarotta fraudolenta: sopravvalutazioni da 11,5 milioni di euro e tre denunce

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La Guardia di Finanza di Treviso ha recentemente denunciato tre amministratori di una società immobiliare locale per bancarotta fraudolenta. Le indagini hanno rivelato che, per mascherare la grave crisi finanziaria dell’azienda, i bilanci sono stati sistematicamente sopravvalutati per un totale di 11,5 milioni di euro. L’obiettivo, secondo quanto emerso, era mantenere un’apparente solidità finanziaria della società, che nel 2019 è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Treviso.

Le Fiamme Gialle hanno scoperto che tra il 2010 e il 2017 i responsabili della società avevano deliberatamente sovrastimato alcuni elementi patrimoniali, come fabbricati invenduti e partecipazioni societarie, per evitare che banche e fornitori rilevassero lo stato di insolvenza della società. Questa strategia, oltre a ritardare l’intervento delle banche, avrebbe permesso di mantenere in vita un’attività ormai non più in grado di sostenersi. Tuttavia, questa azione è risultata essere una delle cause principali del dissesto che ha portato al fallimento.

Le indagini hanno evidenziato inoltre che uno degli amministratori, nonostante fosse a conoscenza della precarietà dell’azienda, nel 2017 ha ricevuto un compenso di 135 mila euro. Questo comportamento, secondo gli inquirenti, rappresenta un’aggravante dell’illecito, in quanto l’azienda si trovava ormai in una situazione di evidente insolvenza.

A conclusione delle indagini preliminari, la Procura di Treviso ha raccolto prove sufficienti a confermare la condotta fraudolenta degli indagati, sottolineando come questi episodi minaccino la stabilità economica e la concorrenza nel mercato locale. L’operazione ha inoltre ribadito l’impegno della Guardia di Finanza e delle autorità giudiziarie nel contrastare gli illeciti societari, in particolare in un contesto economico come quello della Marca Trevigiana, noto per la sua dinamicità e attrattività.

La comunicazione è stata diffusa con l’autorizzazione della Procura della Repubblica, nel rispetto del diritto di cronaca e della presunzione d’innocenza degli indagati fino a un’eventuale sentenza definitiva.

Cronaca

Femminicidio di Giulia Cecchettin: ergastolo per Filippo Turetta, ma il padre invita a riflettere sulla cultura della violenza

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Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. La Corte ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione, escludendo però quelle della crudeltà e dello stalking. Un verdetto che segna un passaggio importante nel percorso di giustizia, ma che non placa il dolore dei familiari della vittima.

Gino Cecchettin, padre di Giulia, ha espresso un messaggio carico di dignità e riflessione: “Abbiamo perso tutti come società. Nessuno me la ridarà indietro e io non sono né più sollevato né più triste di ieri o di domani. Penso sia stata fatta giustizia e rispetto la sentenza, ma la violenza di genere non si combatte con le pene, bensì con la cultura. Come essere umano mi sento sconfitto. Come papà non è cambiato nulla rispetto a un anno fa”.

Queste parole evidenziano una verità spesso trascurata: le pene, per quanto severe, non possono agire da sole per prevenire tragedie come questa. Il femminicidio di Giulia Cecchettin è uno dei molti episodi che sottolineano la necessità di un cambiamento culturale profondo, volto a sradicare le radici della violenza di genere.

La condanna di Turetta, pur rappresentando un atto di giustizia per la famiglia e la comunità, non è una soluzione al problema sistemico. Serve un impegno collettivo che coinvolga istituzioni, scuole, media e famiglie per promuovere il rispetto e l’uguaglianza.

Il caso di Giulia è diventato un simbolo della battaglia contro la violenza sulle donne in Italia, un richiamo alla responsabilità di tutti affinché tragedie simili non si ripetano.

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Cronaca

Rieti | Denunciato giovane tunisino per detenzione di droga e possesso di coltello

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Nell’ambito delle operazioni di controllo del territorio, intensificate dalla Questura di Rieti per la prevenzione e repressione dei reati, gli agenti della Squadra Volante hanno denunciato un giovane tunisino, ventenne senza fissa dimora, per detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente. Il giovane, che si aggirava con fare sospetto nei pressi della stazione ferroviaria, è stato fermato e sottoposto a controllo dagli agenti.

Durante la perquisizione personale, il tunisino è stato trovato in possesso di circa 20 grammi di hashish, suddivisi in 12 dosi pronte per essere vendute. Inoltre, gli agenti hanno rinvenuto un coltello a serramanico nascosto tra i suoi indumenti, per il quale l’uomo è stato denunciato anche per la violazione delle normative relative alle armi.

Il giovane, già con numerosi precedenti per reati legati alla droga, è stato denunciato in stato di libertà. La sua responsabilità penale sarà ora valutata dal Giudice. In attesa di una sentenza definitiva, si precisa che l’indagato è considerato innocente fino a prova contraria.

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Cronaca

Teramo | Violenza familiare: divieto di dimora per un uomo accusato di maltrattamenti e lesioni

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ADN24

Un uomo di Teramo è stato colpito da una misura cautelare che gli impone il divieto di dimora, con il controllo elettronico dei suoi spostamenti, dopo essere stato accusato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, nonché di lesioni aggravate. La misura è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Teramo, a seguito di un’indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Teramo, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica.

Secondo le accuse, l’uomo avrebbe perpetrato comportamenti violenti e vessatori nei confronti della madre, sottoponendola a continue aggressioni fisiche e psicologiche. Oltre a minacce e richieste incessanti di denaro, il 14 novembre 2024 avrebbe aggredito la madre con violenza, colpendola con pugni al volto e spingendola contro un mobile della cucina. L’urto ha causato alla vittima lesioni alla schiena, per le quali è stato previsto un periodo di guarigione di sette giorni.

L’indagato è stato rintracciato dai poliziotti della Squadra Mobile e accompagnato presso la Questura di Teramo per gli adempimenti necessari. La misura cautelare, che prevede il divieto di dimora, è stata adottata per evitare ulteriori rischi per la vittima e per impedire che l’indagato possa ripetere comportamenti violenti.

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