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Il Parma ribalta il Venezia e vince la sfida salvezza

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VENEZIA (ITALPRESS) – Il Parma espugna Venezia e inguaia Di Francesco. Protagonista Bonny che entra e segna il gol del 2-1, per una squadra, quella ducale, che dà sempre l’impressione di giocarsela e di voler vincere. Un pò di sfortuna per i veneti che incassano la rete del ko su un micidiale contropiede, nato dopo un batti e ribatti dentro l’area di rigore crociata. Si è passati dal possibile 2-1 al definitivo 1-2.
Si comincia con la partenza a mille del Venezia. Oristanio da destra pennella per Nicolussi Caviglia che stoppa e manda, con il mancino, all’angolino. E’ il 4′. Il Parma barcolla, Oristanio vede Suzuki fuori dai pali, pallonetto sballato da centrocampo ma buona l’intenzione. I ducali si scuotono e pareggiano al 17′ quando Man lancia Valeri che controlla e lascia partire un tiro rasoterra forte e preciso su cui Stankovic non può nulla: 1-1. Si alzano i ritmi con le due squadre che non si risparmiano. Al 23′ Busio prova il pallonetto, palla alta. Al 27′ destro di Bendyczak, con Stankovic immobile la palla esce di poco. Il Parma si salva al 33′ quando Svoboda batte una punizione, Pohjanpalo non ci arriva per centimetri. Subito dopo Haps, invece di mettere in mezzo, decide di calciare una conclusione potente ma centrale, blocca Suzuki. Finisce un primo tempo frizzante, con tanti capovolgimenti di fronte.
Nella ripresa Haps va via a Busio e crossa, il 17enne Leoni salva in angolo. Sull’altro fronte Mihaila viene contrastato al momento del tiro in porta (8′). Charpentier, al quarto d’ora, serve Cancellieri che manda alto. Il Venezia attacca e vede il suo gol annullato per fuorigioco. Aveva segnato Pohjanpalo su assist di Oristanio al 18′. Il Parma traballa e sembra cadere poi la mossa vincente di Pecchia. Entra Bonny che, dopo 3′, segna: dopo un’azione pericolosa del Venezia, gli ospiti partono in contropiede, Sohm se ne va, pesca Man che, con un mancino chirurgico, impegna il portiere avversario, Bonny si avventa sulla ribattuta e mette dentro. Il gol taglia le gambe al Venezia che produce solo un colpo di testa di Pohjanpalo prima del triplice fischio. Il Parma si porta a quota 12 punti, lagunari ultimi con 8.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Berrettini carico per Brisbane “Mi piace spingermi al limite”

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“L’anno scorso mi era mancato giocare in Australia. Sono molto carico”. Un sorridente e fiducioso Matteo Berrettini ha raccontato tutto il suo ottimismo in vista del Brisbane International, la prima tappa del suo 2025. “Sono contento di essere qui e di stare bene. Due anni fa a Brisbane abbiamo fatto un gran percorso in United Cup, quest’anno spero di andare avanti nel torneo”, ha detto in un’intervista per i media ufficiali del torneo riportata da Supertennis. Della United Cup, Berrettini ricorda la bella atmosfera all’interno della squadra, la stessa che ha caratterizzato i giorni a Malaga in cui le nazionali di Coppa Davis e Billie Jean King Cup hanno condiviso gli stessi spazi e festeggiato una doppietta di trionfi senza precedenti nella storia del tennis italiano. Inoltre, ha sottolineato la grande presenza di tifosi sulle tribune.

“Mi ha sorpreso che ci fossero tanti italiani venuti a fare il tifo per noi, e comunque tanta gente a vedere le partite. Qui la gente ama davvero il tennis”, ha spiegato il romano, accolto da appassionati che si sono fermati per una foto o un autografo con lui. L’azzurro non si è dato al momento obiettivi in termini di risultati o di classifica. “Spero che sia una stagione piena di tornei e di match”, le parole di Berrettini, fin troppo frenato dagli infortuni nelle ultime stagioni. La prima tappa sarà già probante per il livello di gioco dell’unico italiano finalista a Wimbledon in singolare maschile. “Il Brisbane International è probabilmente uno dei 250 con il miglior tabellone nel circuito, a inizio stagione tutti vogliono giocar bene dopo la preparazione.

Ogni match può essere difficile, ma mi sono allenato tanto e darò il mio meglio”, ha assicurato Berrettini. Oggi numero 34 del mondo, Berrettini è uno dei grandi nomi nel tabellone del torneo, che vede al via anche Novak Djokovic, a caccia del titolo ATP numero 100 in carriera, un traguardo raggiunto nell’era Open solo da Jimmy Connors e Roger Federer. Oltre al serbo, dieci volte campione all’Australian Open, saranno a Brisbane Grigor Dimitrov (numero 10 del mondo), Holger Rune (13), Frances Tiafoe (18), Nick Kyrgios (oggi senza ranking), Sebastian Korda (22) e Gael Monfils (55). “Mi piace spingermi al limite e spero di giocare molti match – ha concluso l’azzurro – Due anni fa sono andato al giardino botanico, mi è piaciuto molto e penso che ci tornerò. Poi per mio padre è la prima volta in Australia, gli farò vedere un pò Brisbane”.
– Foto Ipa Agency –

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Alex Schwazer “La mia esperienza grande arma per il futuro”

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“Ho fatto delle esperienze, ho vissuto tutto quello che una persona può vivere, dal massimo successo alle cose più brutte che possono succedere nel tuo campo. E non è detto che siano cose sempre negative. Ovviamente la sofferenza è stata parecchia, però bisogna essere oggettivi e dire che adesso ho un bagaglio di esperienza in un’età giovane che per il mio futuro è una grande arma”. Dall’oro di Pechino agli otto anni fermo per squalifica, dal paradiso all’inferno: 20 anni di carriera “in cui c’è dentro di tutto”, 20 anni che Alex Schwazer, a pochi giorni dal suo 40° compleanno (è nato il 26 dicembre 1984), ripercorre in un’intervista rilasciata all’Italpress. A partire dagli inizi: “Che la marcia fosse il mio sport l’ho capito tardi, a 18/19 anni. Da ragazzo ho subito tante squalifiche per marcia non corretta, quindi sono arrivato al punto di voler smettere. Poi le cose sono andare nel verso giusto: una volta che mi sono sbloccato poi ho fatto presto a vincere, in quattro anni sono arrivato a vincere le Olimpiadi”.

In mezzo anche il bronzo ai Mondiali di Osaka, nel 2007, un risultato che lo fa arrabbiare ancora oggi “non per il piazzamento, quanto per l’aver fatto una prestazione al termine della quale, una volta tagliato il traguardo, mi sono detto ‘sono molto lontano da quello che potevo darè. Il clima era molto pesante – ricorda Alex -, da quel punto di vista è stata la più dura della mia carriera. Non avevo esperienza nel caldo e umido e i tecnici per prudenza mi hanno frenato molto perchè si pensava che quelli davanti non arrivassero. Sono arrivato al traguardo molto vicino al primo, e dopo dieci mesi di preparazione durissima ero veramente molto arrabbiato”. Un anno dopo, appunto, il trionfo a Pechino nella 50 km con tanto di record olimpico: “Da Osaka mi sono portato questo grande insegnamento: non voglio più ascoltare nessuno in gara, solo le mie sensazioni, e le mie sensazioni sono sempre state quelle che se vuoi vincere devi stare davanti. E a Pechino sono stato davanti fin da subito”, ha spiegato l’altoatesino, che in quella gara ha dovuto fare i conti anche con “una periostite tibiale che mi faceva molto male”.

Una carriera chiusa a luglio, con l’ultima gara che “a livello simbolico voleva dire tutto. Mi sono preparato e ho sperato in tre Olimpiadi che non ho fatto, quindi ci tenevo tantissimo almeno a mettere il pettorale dopo tutti questi anni e a tornare a marciare davanti alla gente che mi ha sempre voluto bene e alla mia famiglia”. Negli anni, Schwazer ha raccontato a fondo la propria esperienza, tramite una docuserie, la partecipazione a due reality e numerosi incontri: “Il mio grande vantaggio è che sono da sempre un libro aperto, non ho problemi a parlare anche di cose brutte e delle mie debolezze – spiega -. Sono sempre contento se, tramite esse, posso dare una prospettiva interessante per far sì che si migliorino aspetti che sono migliorabili. Quello che ho vissuto l’ho vissuto sulla mia pelle, non racconto cose lette su un libro. Raccontarti sperando di insegnare qualcosa è bello e ti ripaga di tutto quello che hai vissuto”.

E poi il futuro, con l’obiettivo di entrare nel mondo del calcio per lavorare sulla condizione atletica dei singoli: “Questo è uno degli aspetti di uno sport che contiene tanti elementi – racconta Schwazer all’Italpress motivando la sua decisione -. Sono convinto che alcune cose si possano ottimizzare. Alcune cose le penso da atleta di una disciplina singola in cui se non sei al 100% non vinci, non posso giocare male e sperare di vincere con un gol al 90′. Negli anni impari le cose che in allenamento funzionano e quelle che non funzionano, quindi sono sicuro di poter essere utile soprattutto nell’aiutare il singolo a essere performante alla fine della partita come all’inizio. Sono convinto che, se una squadra e i giocatori sono disponibili a fare fatica, lì si possa intervenire”.
– foto Ipa Agency –

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L’Inter supera il Como e mantiene il passo verso la vetta: vittoria sofferta, ma decisiva

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L’Inter si regala un Natale sereno conquistando una vittoria importante contro un tenace Como, che ha messo in difficoltà la squadra di Inzaghi più del previsto. I tre punti, ottenuti grazie alle reti di Carlos Augusto e Thuram, mantengono i nerazzurri agganciati alle prime posizioni della classifica e pronti a giocarsi il recupero contro la Fiorentina per avvicinarsi ulteriormente alla vetta.

Il Como, nonostante le difficoltà di affrontare i campioni in carica, ha saputo imbrigliare il gioco dell’Inter per gran parte della gara. La difesa compatta e organizzata, schierata con un solido assetto a cinque, ha limitato le incursioni nerazzurre, costringendo i padroni di casa a cercare soluzioni meno immediate.

L’Inter, reduce da numerosi impegni ravvicinati, ha mostrato segni di stanchezza e una fluidità di gioco inferiore al solito. Le occasioni nella prima frazione sono state sporadiche, con un errore clamoroso di Dumfries e un tentativo centrale di Di Marco che non hanno impensierito il portiere ospite.

La svolta arriva nella ripresa. Dopo pochi minuti dal rientro in campo, un calcio piazzato ben calciato da Calhanoglu trova Carlos Augusto sul secondo palo: stacco preciso e vantaggio nerazzurro. Ma il Como non si lascia abbattere e continua a rendersi pericoloso, sfiorando il pareggio con Nico Paz, la cui conclusione viene neutralizzata da Sommer.

L’Inter, nonostante il controllo del gioco, non riesce a mettere in sicurezza il risultato. Un gol di Lautaro Martinez viene annullato per fuorigioco, mantenendo la partita in bilico fino ai minuti finali. Solo nel recupero, una potente conclusione dalla distanza di Thuram chiude definitivamente i conti, spegnendo le speranze degli ospiti.

Il Como esce dal Meazza con una sconfitta, ma a testa alta, dimostrando organizzazione e carattere contro un avversario di alto livello. La prestazione dei lariani conferma che la squadra è in grado di competere anche contro le formazioni più blasonate.

Per l’Inter, questa vittoria è un segnale di forza mentale. Anche in una giornata meno brillante, i nerazzurri hanno saputo conquistare i tre punti, dimostrando di essere una squadra solida e determinata a restare in corsa per il titolo. Tuttavia, l’incapacità di chiudere la partita prima dei minuti finali resta un aspetto da migliorare, soprattutto in vista degli impegni futuri.

Il Natale regala dunque un sorriso alla squadra di Inzaghi, che continua la sua corsa in alto alla classifica, pur consapevole delle sfide che la attendono nel nuovo anno.

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