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Cronaca

Risarcimento per ingiusta detenzione: un egiziano ottiene oltre 157mila euro dopo quasi due anni in carcere

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Un giovane egiziano di 24 anni ha ottenuto un risarcimento di oltre 157mila euro per “ingiusta detenzione”, dopo essere stato incarcerato per quasi due anni con l’accusa di sequestro di persona e altri reati. L’uomo, che era stato arrestato nel maggio 2021, è stato completamente assolto nel marzo del 2023, dopo che i giudici hanno dichiarato che non aveva commesso i crimini di cui era accusato.

La sentenza è stata emessa dalla quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano, che ha accolto l’istanza di risarcimento presentata dai legali dell’imputato, gli avvocati Marco Romagnoli e Debora Piazza. Il risarcimento riconosciuto dal tribunale, pari a 157.500 euro, si riferisce ai 669 giorni trascorsi in carcere, durante i quali l’uomo era stato accusato di rapina, sequestro di persona, lesioni, tentata estorsione e porto di oggetti atti ad offendere. In primo grado, l’accusa aveva portato a una condanna di sei anni e sei mesi, ma l’assoluzione in appello ha chiarito che l’uomo non era colpevole.

Il caso risale al maggio 2021, quando l’imputato era stato arrestato insieme a dei connazionali, accusato di aver sequestrato e maltrattato un altro connazionale. Tuttavia, l’indagine si è rivelata fallace, e nel marzo del 2023, tutti gli imputati sono stati assolti con formule che riconoscevano l’innocenza, tra cui “fatto non sussiste” e “non aver commesso il fatto”. Nonostante la condanna iniziale, gli imputati sono stati immediatamente scarcerati dopo la sentenza di appello, in quanto la Corte d’Appello ha ritenuto che le prove non fossero sufficienti a giustificare le accuse.

La Corte d’Appello di Milano, nella motivazione della sua sentenza, ha sottolineato che il giovane egiziano non ha subito alcun pregiudizio per il fatto di aver esercitato il diritto di non rispondere durante l’interrogatorio, una decisione che non ha influito sul riconoscimento della sua ingiusta detenzione. Il giovane, quindi, ha ottenuto la “riparazione” per i danni subiti a causa della lunga permanenza in carcere, in attesa di un verdetto che lo ha visto poi completamente scagionato.

Questo risarcimento fa parte di un processo più ampio che coinvolge altri quattro egiziani, anch’essi assolti dopo essere stati detenuti per gli stessi reati. Le richieste di risarcimento per ingiusta detenzione per gli altri accusati sono ancora pendenti, e si prevede che possano seguire sviluppi simili.

Il caso mette in evidenza i gravi effetti di errori giudiziari e la necessità di una rapida revisione dei procedimenti per evitare che cittadini innocenti subiscano danni irreparabili a causa di accuse infondate. Il risarcimento riconosciuto al giovane egiziano, quindi, non solo rappresenta un atto di giustizia per l’uomo direttamente coinvolto, ma anche un monito sui rischi legati agli errori del sistema giudiziario.

Cronaca

Protesta a Roma: Cartelli contro la violenza di genere da un palazzo di Piazza Ostiense

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Un’azione di protesta ha avuto luogo oggi a Roma, in piazzale Ostiense, dove un gruppo di uomini si è affacciato da un palazzo alzando sette cartelli che hanno attirato l’attenzione di passanti e residenti. I cartelli, sostenuti tra gli applausi della gente, contenevano messaggi chiari e incisivi contro la violenza di genere e il patriarcato. Tra le scritte esposte, si leggevano frasi come “Meno obiettori più vibratori”, “Non è un fatto isolato, si chiama patriarcato” e “La violenza non è amore”.

L’azione di protesta si inserisce nel contesto di un crescente impegno contro la violenza sulle donne e per la difesa dei diritti civili, tematiche che sono state al centro di numerose manifestazioni nelle ultime settimane. Tra i cartelli esposti, uno recitava: “Se toccano una, rispondiamo tutte”, un chiaro richiamo alla solidarietà femminile e all’importanza della risposta collettiva contro ogni forma di abuso.

Altri messaggi, come “Il silenzio uccide, la giustizia salva” e “No significa No, sempre”, sottolineavano l’urgenza di affrontare le problematiche legate al consenso e alla cultura del silenzio che spesso protegge chi commette violenza. L’ultimo cartello, semplicemente, recitava “Basta”, esprimendo una richiesta inequivocabile di fermare la violenza e il sessismo che ancora persistono nella società.

L’azione, pur non essendo una manifestazione ufficiale, ha suscitato riflessioni tra i presenti, portando un forte messaggio di cambiamento. Il gesto si inserisce in un contesto di crescente mobilitazione contro le disuguaglianze di genere e la violenza, invitando la società a riflettere sulla necessità di un cambiamento profondo.

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Cronaca

Foto del Ministro Valditara bruciata durante corteo contro la violenza sulle donne

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ADN24

Una scena di forte tensione si è verificata a Roma prima dell’inizio di un corteo contro la violenza sulle donne, quando una foto del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara è stata bruciata davanti al Ministero dell’Istruzione. L’atto è stato compiuto dal movimento femminista ‘Aracne’ e da altri collettivi che partecipavano alla manifestazione.

La foto bruciata è stata accompagnata da un messaggio provocatorio pubblicato su Instagram, in cui si legge: “Prima di raggiungere la piazza contro la violenza di genere bruciamo il ministro Valditara”. L’iniziativa ha suscitato immediate polemiche, dato che il gesto rappresenta una forma di protesta diretta contro le politiche del governo in materia di istruzione e diritti civili, secondo gli attivisti coinvolti.

Un manifesto esposto durante l’azione portava la scritta: “104 morti di Stato. Non è l’immigrazione ma la vostra educazione”, un chiaro riferimento ai presunti fallimenti della politica educativa e alle politiche sociali ritenute responsabili di situazioni di emarginazione e violenza. L’atto, pur nell’ambito di una protesta legittima contro la violenza sulle donne, ha sollevato un acceso dibattito sul rispetto delle istituzioni e sulla legittimità delle forme di dissenso.

Nel corso del corteo, che ha visto la partecipazione di numerosi attivisti e sostenitori dei diritti delle donne, le tensioni tra gli organizzatori e le forze dell’ordine sono rimaste elevate, ma non sono stati segnalati altri episodi di violenza. Il gesto ha attirato l’attenzione dei media e delle autorità, sollevando interrogativi sul confine tra protesta legittima e azioni eccessive contro figure istituzionali.

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Tentata rapina a Corbetta: ladri accerchiati dai condomini e arrestati dai carabinieri

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Un tentativo di rapina si è trasformato in un incubo per due malviventi a Corbetta, un comune nell’hinterland nord-ovest di Milano, nella serata di giovedì 21 novembre. Due uomini di 23 e 62 anni hanno cercato di saccheggiare un appartamento, ma sono stati sorpresi e accerchiati dai condomini, portando alla loro cattura.

Tutto è iniziato intorno alle 21:30, quando i ladri hanno fatto scattare l’antifurto, attirando l’attenzione degli abitanti del condominio. I primi a intervenire sono stati proprio i vicini di casa, che, dopo aver allertato i carabinieri, hanno cercato di bloccare i malviventi mentre stavano tentando di fuggire. Nel frattempo, uno dei ladri impugnava una spranga di ferro, mentre l’altro aveva in mano un lungo cacciavite, segno della violenza con cui stavano cercando di forzare l’appartamento.

Prima dell’arrivo dei militari, un uomo di 41 anni, che aveva cercato di fermare i ladri, è stato brutalmente picchiato e malmenato. Nonostante il violento pestaggio, l’intervento tempestivo dei condomini ha permesso di circoscrivere la situazione. Quando i carabinieri del radiomobile di Abbiategrasso sono arrivati sul posto, hanno trovato i due malviventi circondati, incapaci di fuggire.

I due ladri sono stati arrestati con l’accusa di tentata rapina e lesioni. Fortunatamente, nonostante la violenza subita dal 41enne, le sue condizioni non sono gravi. L’incidente ha scosso la tranquilla comunità di Corbetta, ma dimostra anche l’efficacia della collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine nel contrastare i crimini.

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