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Tecnologia

L’intelligenza è umana, non artificiale

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L’intelligenza artificiale (IA) continua a suscitare discussioni vivaci sul suo impatto nella società contemporanea. Nel suo recente libro, Dennis Yi Tenen, docente di letteratura alla Columbia University, invita a riflettere su un aspetto fondamentale: l’intelligenza non risiede nelle macchine, ma nell’esperienza umana. Tenen ricollega le sue osservazioni a una tradizione storica che mette in discussione l’efficacia delle tecnologie che imitano la conoscenza senza trasmettere comprensione.

Secondo Tenen, l’IA non può sostituire l’esperienza umana. La sua natura complessa e sociale deve essere considerata nel contesto delle diverse culture e dei mutamenti sociali in atto. Le tecnologie, compresa l’IA generativa, sono strumenti creati dalla collettività e non possiedono una soggettività propria. La vera intelligenza emerge dall’interazione umana, dalla capacità di problem solving e dalla creatività, non dall’imitazione meccanica di processi conoscitivi.

Un aspetto cruciale che Tenen sottolinea è la necessità di prepararsi ai cambiamenti che l’IA porterà nel mondo del lavoro. Mentre alcune mansioni rischiano di perdere valore a causa dell’automazione, altre, che richiedono pensiero critico e contestualizzazione, guadagneranno importanza. Questo cambiamento richiede una ristrutturazione del sistema educativo, in cui ingegneria e scienze umane possano convergere per affrontare sfide complesse e per garantire che l’IA sia sviluppata e utilizzata in modo etico e responsabile.

Inoltre, Tenen evidenzia come la conoscenza debba essere vista come un bene comune. La narrazione prevalente tende a creare un clima di ansia, suggerendo che l’IA porterà a una perdita delle prerogative umane e a un dominio da parte di poche grandi aziende. Tuttavia, riconoscere l’IA come prodotto di una lunga storia collettiva e umana può favorire un approccio più inclusivo e critico.

L’intelligenza artificiale non è una panacea, né una minaccia ineluttabile; è un elemento della nostra evoluzione, la cui comprensione e gestione dipendono dalle scelte che faremo come società. Riconoscere che l’intelligenza è una prerogativa umana, e non una mera funzione delle macchine, è essenziale per affrontare il futuro con consapevolezza e responsabilità.

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COD 6 Cod è il primo vero test Microsoft di diventare il più grande editore di videogiochi del mondo

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L’uscita di Call of Duty: Black Ops 6 segna un punto di svolta significativo nel panorama videoludico, poiché rappresenta il primo grande esperimento dell’acquisizione di Activision-Blizzard da parte di Microsoft. Questo capitolo della famosa serie non solo è il primo ad approdare su Xbox Game Pass sin dal lancio, ma diventa anche il banco di prova per la strategia di Microsoft di dominare il mercato dei videogiochi.

Microsoft punta a incrementare la propria base abbonati a Game Pass, con l’ambizioso obiettivo di raggiungere 110 milioni di utenti entro il 2030. Questo rappresenta un notevole incremento rispetto ai numeri attuali, più che triplicandoli. La transizione verso un modello basato sugli abbonamenti è fondamentale, soprattutto considerando il rallentamento nelle vendite delle console, che ha visto una diminuzione del 13% nell’anno fiscale 2024.

Black Ops 6 offre una campagna single-player di alta qualità e un’esperienza di gioco che si conferma all’altezza delle aspettative. Tuttavia, per Microsoft, il successo non è solo legato alla qualità del titolo; è essenziale che il gioco attragga un numero sufficiente di nuovi abbonati e generi entrate sostenibili. Questo nuovo approccio al mercato dei videogiochi ricorda il passaggio da un modello di acquisto tradizionale a un sistema in abbonamento, simile a quello di Netflix.

L’aumento del prezzo di Xbox Game Pass a luglio ha reso questo test ancora più cruciale. Gli investitori e i competitor, come Nintendo e PlayStation, osservano attentamente come reagiranno i consumatori a questa nuova proposta di valore. Con la concorrenza che si prepara a lanciare nuove console e titoli, la pressione su Microsoft aumenta per dimostrare che il suo modello di business può realmente prosperare in un mercato in continua evoluzione.

In sintesi, Call of Duty: Black Ops 6 non è solo un gioco: è un esperimento strategico per Microsoft, un tentativo di ridefinire il futuro del gaming e di stabilire nuove norme nel settore. La riuscita di questo progetto potrebbe avere ripercussioni significative sul modo in cui i videogiocatori accedono e fruiscono dei titoli, segnando un cambiamento duraturo nel panorama ludico.

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Google scopre una vulnerabilità grazie all’AI

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Google ha fatto notizia annunciando la prima vulnerabilità informatica identificata da un agente di intelligenza artificiale, noto come Big Sleep, precedentemente conosciuto come Project Naptime. Questo evento rappresenta un passo significativo nel campo della cybersecurity, in quanto si tratta della prima falla documentata scovata da un sistema di intelligenza artificiale.

La vulnerabilità, scoperta all’interno di SQLite, una delle librerie di database più utilizzate al mondo, è di tipo stack buffer underflow. In questo caso, l’errore può verificarsi quando il software tenta di accedere a una posizione di memoria che precede l’inizio di un buffer, portando a potenziali crash del programma o addirittura all’esecuzione di codice non autorizzato.

Nonostante la gravità della situazione, Google ha agito rapidamente, contattando gli sviluppatori di SQLite per informarli della scoperta e consentire loro di correggere il problema in tempo. È importante notare che la vulnerabilità è stata individuata in una versione sperimentale del software, il che riduce significativamente il rischio per gli utenti.

Big Sleep rappresenta un’innovazione nell’ambito della sicurezza informatica, frutto di una collaborazione tra DeepMind e il team Project Zero di Google, dedicato alla ricerca di vulnerabilità in vari software e hardware. Questo strumento è progettato per simulare il comportamento umano nella ricerca di difetti, sfruttando le avanzate capacità dell’intelligenza artificiale nella programmazione. Infatti, Google ha recentemente rivelato che oltre il 25% del codice che produce proviene da AI, dimostrando quanto queste tecnologie possano essere efficaci anche nel campo della sicurezza.

Con questa scoperta, Google non solo segna un traguardo nel mondo dell’AI e della cybersecurity, ma apre anche nuove prospettive sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella ricerca di vulnerabilità, contribuendo a rendere il software più sicuro per tutti.

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Perplexity lancia un hub AI per le elezioni usa 2024

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Perplexity ha recentemente annunciato il lancio di un hub basato sull’intelligenza artificiale dedicato al monitoraggio delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti del 2024. A partire dal 5 novembre, giorno in cui inizierà lo spoglio dei voti, la piattaforma fornirà aggiornamenti in tempo reale sui risultati, utilizzando dati forniti da The Associated Press. L’obiettivo è di seguire la competizione tra i principali candidati, Kamala Harris e Donald Trump, e valutare l’efficacia dell’AI nel contesto di un evento politico di grande importanza.

Questo nuovo hub non si limiterà a monitorare il conteggio dei voti per la presidenza, ma estenderà le sue funzionalità anche ai risultati per il Senato e la Camera dei Rappresentanti. Inoltre, fornirà informazioni utili riguardo ai requisiti di voto e ai luoghi di seggio, attingendo a un database fornito da Democracy Works, noto per le sue collaborazioni con diverse piattaforme, tra cui Google.

Uno degli aspetti distintivi dell’hub di Perplexity è la sua capacità di generare risposte alle domande degli elettori, fornendo anche sintesi sui vari candidati, il tutto utilizzando fonti verificate e testate giornalistiche affidabili. Tuttavia, nonostante le potenzialità, i primi test hanno evidenziato alcune imprecisioni, come il mancato aggiornamento riguardo al ritiro di Robert F. Kennedy e l’utilizzo di contenuti non approvati dalle campagne ufficiali.

A differenza di altre aziende nel campo dell’AI, come OpenAI, Meta e Google, che hanno scelto di non impiegare l’intelligenza artificiale per la diffusione di informazioni elettorali, Perplexity si avventura in un territorio potenzialmente rischioso. Gli errori riscontrati finora potrebbero influenzare la reputazione della startup, soprattutto in un periodo in cui la disinformazione e i deepfake sono in aumento.

Il successo di questo hub dipenderà non solo dalla sua capacità di fornire informazioni accurate e tempestive, ma anche dalla gestione della credibilità in un panorama informativo complesso e sfidante come quello attuale. Con l’importanza storica di queste elezioni, la scommessa di Perplexity potrebbe rivelarsi decisiva per il suo futuro nel settore dell’AI.

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