Cronaca
Cuneo | La polizia di stato interrompe un rito esoterico nella notte di halloween
Cronaca
Rabbino Zvi Kogan trovato morto negli Emirati Arabi: Israele condanna fermamente
Il corpo del rabbino Zvi Kogan, scomparso il 21 novembre, è stato rinvenuto senza vita negli Emirati Arabi Uniti. Le autorità locali hanno confermato il decesso, con una nota congiunta emessa dall’ufficio del primo ministro emiratino e dal ministero degli Esteri.
Indagini e sospetti
L’ambasciata israeliana nel Golfo ha stabilito un contatto diretto con i familiari del rabbino, che aveva cittadinanza israeliana e moldava. Già il 23 novembre era stata ritrovata la sua automobile abbandonata ad Al-Ain, non lontano da Dubai. Secondo i media israeliani, l’uomo era legato a Gavriel Holtzberg, vittima di un attentato terroristico a Mumbai nel 2008. Le prime indagini indicano il coinvolgimento di tre cittadini uzbeki, sospettati di agire per conto dell’Iran e fuggiti in Turchia.
Reazioni di Israele: “Atto vile e antisemita”
Israele ha reagito con fermezza al tragico evento. Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha definito l’accaduto “un crimine terroristico antisemita codardo e spregevole”, promettendo giustizia per il rabbino. Anche il primo ministro Benjamin Netanyahu ha condannato l’omicidio, dichiarando che Israele farà tutto il possibile per assicurare i responsabili alla giustizia.
Allerta per i viaggi negli Emirati
A seguito dell’episodio, il Consiglio di sicurezza nazionale israeliano ha rinnovato l’appello ai cittadini di evitare viaggi non essenziali negli Emirati, considerati a rischio elevato per la sicurezza. È stato consigliato di evitare luoghi frequentati da israeliani e di mantenere un basso profilo, inclusa la riduzione della visibilità sui social media.
Cronaca
Protesta a Roma: Cartelli contro la violenza di genere da un palazzo di Piazza Ostiense
Un’azione di protesta ha avuto luogo oggi a Roma, in piazzale Ostiense, dove un gruppo di uomini si è affacciato da un palazzo alzando sette cartelli che hanno attirato l’attenzione di passanti e residenti. I cartelli, sostenuti tra gli applausi della gente, contenevano messaggi chiari e incisivi contro la violenza di genere e il patriarcato. Tra le scritte esposte, si leggevano frasi come “Meno obiettori più vibratori”, “Non è un fatto isolato, si chiama patriarcato” e “La violenza non è amore”.
L’azione di protesta si inserisce nel contesto di un crescente impegno contro la violenza sulle donne e per la difesa dei diritti civili, tematiche che sono state al centro di numerose manifestazioni nelle ultime settimane. Tra i cartelli esposti, uno recitava: “Se toccano una, rispondiamo tutte”, un chiaro richiamo alla solidarietà femminile e all’importanza della risposta collettiva contro ogni forma di abuso.
Altri messaggi, come “Il silenzio uccide, la giustizia salva” e “No significa No, sempre”, sottolineavano l’urgenza di affrontare le problematiche legate al consenso e alla cultura del silenzio che spesso protegge chi commette violenza. L’ultimo cartello, semplicemente, recitava “Basta”, esprimendo una richiesta inequivocabile di fermare la violenza e il sessismo che ancora persistono nella società.
L’azione, pur non essendo una manifestazione ufficiale, ha suscitato riflessioni tra i presenti, portando un forte messaggio di cambiamento. Il gesto si inserisce in un contesto di crescente mobilitazione contro le disuguaglianze di genere e la violenza, invitando la società a riflettere sulla necessità di un cambiamento profondo.
Cronaca
Foto del Ministro Valditara bruciata durante corteo contro la violenza sulle donne
Una scena di forte tensione si è verificata a Roma prima dell’inizio di un corteo contro la violenza sulle donne, quando una foto del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara è stata bruciata davanti al Ministero dell’Istruzione. L’atto è stato compiuto dal movimento femminista ‘Aracne’ e da altri collettivi che partecipavano alla manifestazione.
La foto bruciata è stata accompagnata da un messaggio provocatorio pubblicato su Instagram, in cui si legge: “Prima di raggiungere la piazza contro la violenza di genere bruciamo il ministro Valditara”. L’iniziativa ha suscitato immediate polemiche, dato che il gesto rappresenta una forma di protesta diretta contro le politiche del governo in materia di istruzione e diritti civili, secondo gli attivisti coinvolti.
Un manifesto esposto durante l’azione portava la scritta: “104 morti di Stato. Non è l’immigrazione ma la vostra educazione”, un chiaro riferimento ai presunti fallimenti della politica educativa e alle politiche sociali ritenute responsabili di situazioni di emarginazione e violenza. L’atto, pur nell’ambito di una protesta legittima contro la violenza sulle donne, ha sollevato un acceso dibattito sul rispetto delle istituzioni e sulla legittimità delle forme di dissenso.
Nel corso del corteo, che ha visto la partecipazione di numerosi attivisti e sostenitori dei diritti delle donne, le tensioni tra gli organizzatori e le forze dell’ordine sono rimaste elevate, ma non sono stati segnalati altri episodi di violenza. Il gesto ha attirato l’attenzione dei media e delle autorità, sollevando interrogativi sul confine tra protesta legittima e azioni eccessive contro figure istituzionali.
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