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Cronaca

Grosseto | Scoperta evasione fiscale in un bar-ristorante

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Un imprenditore toscano è finito al centro di un’indagine della Guardia di Finanza per non aver dichiarato al fisco oltre 350.000 euro di ricavi ottenuti in due anni tramite un bar-ristorante con sedi a Follonica e Piombino. Nonostante l’attività apparisse in regola, registrando incassi e operando come parte del circuito commerciale, è emerso che non aveva presentato la dichiarazione dei redditi né versato le imposte dovute per le due annualità in questione.

L’indagine ha portato il Tribunale di Grosseto a emettere un decreto di sequestro preventivo, consentendo alle autorità di bloccare beni per un totale di 140.000 euro, cifra considerata corrispondente all’ingiusto profitto derivante dall’evasione fiscale. L’operazione rientra in un più ampio piano di contrasto all’evasione fiscale, con cui la Guardia di Finanza di Grosseto punta a garantire una distribuzione più equa delle imposte e a promuovere una concorrenza sana.

La Guardia di Finanza ha sottolineato come l’evasione fiscale rappresenti un freno per l’economia locale, generando una concorrenza sleale e riducendo risorse per i servizi pubblici. L’imprenditore, in attesa di giudizio, mantiene lo status di presunto innocente come stabilito dalla normativa vigente.

Cronaca

Mafia, condanna a 11 anni per la maestra legata a Messina Denaro, accusata di associazione mafiosa

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Laura Bonafede, un’insegnante di Campobello di Mazara e figlia di un noto capo mafioso locale, è stata condannata a 11 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa dal gup di Palermo, Paolo Magro. La sentenza è arrivata al termine di un processo con rito abbreviato, durante il quale i pm avevano richiesto per la donna una pena di 15 anni.

Bonafede era inizialmente accusata di favoreggiamento, ma l’accusa è stata poi aggravata a quella di associazione mafiosa per il presunto supporto offerto al boss Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. Le indagini hanno rilevato la presenza di un legame profondo tra i due, supportato da scambi di comunicazioni e incontri documentati, fino a poco prima della cattura del capo mafioso. Secondo le autorità, l’insegnante avrebbe mantenuto attivi i contatti del boss con altri affiliati, favorendo così la sua rete di protezione.

Durante il processo, Bonafede ha negato di aver fatto parte di Cosa Nostra e ha fornito una versione alternativa dei fatti. Ha dichiarato di non aver mai vissuto con Messina Denaro, sostenendo di essere rimasta sempre a casa con la madre. Ha descritto la sua relazione con il boss come un’amicizia di lunga data, risalente all’infanzia e basata sul legame tra Messina Denaro e suo padre. La difesa ha tentato di rappresentare la donna come un’amica che aveva ricevuto supporto nei momenti difficili, senza coinvolgimenti nella struttura mafiosa. Tuttavia, il giudice ha ritenuto sufficienti le prove per riconoscerle un ruolo attivo in Cosa Nostra.

Questa condanna rappresenta un altro colpo al clan, aggiungendosi al processo che ha portato all’arresto e alla condanna di diversi affiliati e persone legate alla rete del boss.

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Cronaca

Lecce | Ingegnere cade da impalcatura: tragedia sul lavoro in centro città

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Questa mattina a Lecce un ingegnere ha perso la vita cadendo da un’impalcatura posizionata all’ultimo piano di un edificio in costruzione, destinato a ospitare un nuovo complesso residenziale. La vittima, titolare di uno studio tecnico, si trovava sul luogo per effettuare una stima preliminare dei costi in vista di un possibile appalto con l’impresa incaricata dei lavori.

L’incidente, avvenuto nel cuore della città, ha lasciato sconvolti i presenti e sollevato interrogativi sulla sicurezza nei cantieri. I soccorritori del 118, intervenuti prontamente, hanno constatato il decesso senza poter purtroppo fare altro.

Le autorità, tra cui i carabinieri e gli ispettori dello Spesal, sono al lavoro per ricostruire la dinamica della caduta e valutare eventuali responsabilità legate alla sicurezza.

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Cronaca

Verona | Arrestato un uomo ricercato dalla Germania per reati contro il patrimonio

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All’aeroporto Valerio Catullo di Verona, la Polizia di Stato ha arrestato un uomo di 31 anni, cittadino albanese, sul quale pendeva un mandato di cattura europeo emesso dalle autorità tedesche. L’uomo, appena atterrato con un volo proveniente da Tirana, è stato fermato durante i controlli di frontiera, dove gli agenti hanno scoperto il provvedimento restrittivo a suo carico.

La richiesta di arresto proveniva da Amburgo, dove l’indagato è sospettato di far parte di una rete criminale specializzata in furti con scasso in appartamenti. Dopo l’identificazione e gli accertamenti documentali, è stato trasferito in un centro di detenzione a Verona, in attesa delle decisioni delle autorità giudiziarie italiane e della possibile estradizione verso la Germania.

Questo arresto evidenzia l’efficacia della collaborazione tra forze di polizia europee, che consente il controllo e il fermo di persone ricercate anche in territori diversi da quello d’origine, aumentando così la sicurezza internazionale.

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