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Cronaca

operazione di controllo a Monza: focus sulla sicurezza giovanile

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Nei giorni tra il 25 e il 30 ottobre, la Polizia di Stato di Monza ha condotto un’importante operazione di controllo nelle zone di ritrovo giovanile della città, con l’obiettivo di contrastare la criminalità giovanile e il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti. Circa 80 agenti hanno preso parte all’operazione, che ha visto il coinvolgimento di diverse unità della polizia, tra cui la Squadra Mobile e il Reparto Prevenzione Crimine di Milano.

Durante i controlli, sono state identificate 455 persone, di cui 170 minorenni. Tra le misure adottate, figurano 28 avvisi orali e 5 fogli di via obbligatori, volti a garantire la sicurezza in alcune aree sensibili del centro storico. Inoltre, sono stati denunciati due cittadini per spaccio di droga, mentre otto giovani sono stati sanzionati per possesso di piccole quantità di sostanze stupefacenti.

L’operazione ha anche mirato a contrastare l’immigrazione irregolare, con l’adozione di provvedimenti di espulsione nei confronti di alcuni individui coinvolti in attività illecite. I controlli hanno incluso verifiche su esercizi pubblici, portando a sanzioni per la mancata comunicazione di assunzione di lavoratori.

Questa iniziativa si inserisce in un progetto più ampio della Polizia di Stato per affrontare la devianza giovanile e garantire la sicurezza nelle aree frequentate dai giovani, evidenziando l’impegno delle autorità nel mantenere l’ordine pubblico e prevenire atti di violenza e illegalità.

Cronaca

Catania | Intervento innovativo al policlinico: trombi al cuore rimossi senza chirurgia invasiva

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Al Policlinico Rodolico – San Marco di Catania, l’Unità di Cardiochirurgia ha compiuto un intervento pionieristico per rimuovere trombi dall’atrio destro del cuore di una paziente settantenne, evitando il tradizionale intervento a cuore aperto grazie a una tecnologia mininvasiva avanzata chiamata AngioVac. Questa tecnica, utilizzata per la prima volta nel Catanese, ha permesso di aspirare e rimuovere una massa di trombi formatisi a causa di un’infezione associata al pacemaker della paziente.

L’AngioVac funziona tramite una speciale cannula di aspirazione introdotta in una vena giugulare. Alla sua estremità, una struttura a ventaglio si espande per catturare i trombi, consentendo un’estrazione precisa e sicura. La procedura, completata in sole tre ore, ha ridotto drasticamente i rischi associati alla chirurgia invasiva e ha permesso un recupero molto più rapido.

La paziente, già operata in passato alla valvola mitrale e portatrice di cavi per l’elettrostimolazione cardiaca, era a rischio per un’operazione tradizionale. L’intervento è stato dunque accolto come una soluzione ottimale per il caso, aprendo la strada a possibili future applicazioni per trattamenti cardiaci complessi, con minore impatto fisico e tempi di ripresa più brevi.

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Cronaca

Incidente tra Siderno e Locri, due auto si scontrano: feriti lievi

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Questa mattina, tra Siderno e Locri, in provincia di Reggio Calabria, un incidente ha coinvolto due automobili su una strada secondaria parallela alla SS106. Lo scontro, avvenuto frontalmente, ha causato il ferimento di entrambi i conducenti, per fortuna senza gravi conseguenze.

A causa della violenza dell’impatto, uno dei guidatori è rimasto intrappolato nell’abitacolo del proprio veicolo. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno lavorato per liberarlo dalle lamiere, permettendo al personale medico di prestare le prime cure. Entrambi i feriti sono stati trasportati in ospedale, dove sono stati ricoverati per accertamenti e cure adeguate.

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Cronaca

Mafia, condanna a 11 anni per la maestra legata a Messina Denaro, accusata di associazione mafiosa

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Laura Bonafede, un’insegnante di Campobello di Mazara e figlia di un noto capo mafioso locale, è stata condannata a 11 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa dal gup di Palermo, Paolo Magro. La sentenza è arrivata al termine di un processo con rito abbreviato, durante il quale i pm avevano richiesto per la donna una pena di 15 anni.

Bonafede era inizialmente accusata di favoreggiamento, ma l’accusa è stata poi aggravata a quella di associazione mafiosa per il presunto supporto offerto al boss Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. Le indagini hanno rilevato la presenza di un legame profondo tra i due, supportato da scambi di comunicazioni e incontri documentati, fino a poco prima della cattura del capo mafioso. Secondo le autorità, l’insegnante avrebbe mantenuto attivi i contatti del boss con altri affiliati, favorendo così la sua rete di protezione.

Durante il processo, Bonafede ha negato di aver fatto parte di Cosa Nostra e ha fornito una versione alternativa dei fatti. Ha dichiarato di non aver mai vissuto con Messina Denaro, sostenendo di essere rimasta sempre a casa con la madre. Ha descritto la sua relazione con il boss come un’amicizia di lunga data, risalente all’infanzia e basata sul legame tra Messina Denaro e suo padre. La difesa ha tentato di rappresentare la donna come un’amica che aveva ricevuto supporto nei momenti difficili, senza coinvolgimenti nella struttura mafiosa. Tuttavia, il giudice ha ritenuto sufficienti le prove per riconoscerle un ruolo attivo in Cosa Nostra.

Questa condanna rappresenta un altro colpo al clan, aggiungendosi al processo che ha portato all’arresto e alla condanna di diversi affiliati e persone legate alla rete del boss.

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