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Cronaca

Gioia Tauro | Sequestrati quasi 800 kg di cocaina al porto

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Un’importante operazione delle forze dell’ordine al porto di Gioia Tauro ha portato al sequestro di circa 790 chilogrammi di cocaina purissima. L’intervento è stato condotto dai militari della Guardia di Finanza di Reggio Calabria insieme ai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, durante i regolari controlli sulle merci in transito.

Il carico, nascosto tra prodotti alimentari come succo di ananas e sacchi di sesamo, è stato intercettato grazie a un’attenta analisi dei container sospetti. La droga, destinata al mercato illegale, avrebbe potuto generare un valore di circa 120 milioni di euro.

Il porto di Gioia Tauro, nodo cruciale per il commercio internazionale, è spesso al centro di traffici illeciti di stupefacenti. Solo quest’anno, nel porto calabrese, sono state sequestrate circa 3,8 tonnellate di cocaina. Questa operazione conferma l’efficacia delle strategie di controllo messe in campo dalle autorità, che, in collaborazione con le unità cinofile e sotto il coordinamento della magistratura, continuano a rafforzare le misure contro il traffico di droga a tutela della sicurezza pubblica.

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Napoli | Maxi-sequestro di fuochi d’artificio illegali: 2 tonnellate rimosse dal mercato

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ADN24

Le forze dell’ordine della Guardia di Finanza di Napoli, in linea con le direttive emesse dal Prefetto Michele di Bari durante il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, hanno intensificato i controlli per contrastare il traffico di giochi pirotecnici illegali. I recenti interventi hanno portato al sequestro di oltre 2 tonnellate di materiale esplosivo di fabbricazione artigianale, potenzialmente pericoloso per l’incolumità pubblica.

Due operazioni distinte hanno permesso di smantellare una rete di produzione e distribuzione nel territorio. A Mariglianella, in un centro logistico utilizzato come punto di smistamento, i finanzieri hanno individuato spedizioni anonime contenenti circa 400 kg di artifizi pirotecnici, tra cui bombe carta e petardi ad alto potenziale esplosivo. Gli accertamenti successivi hanno condotto a Sant’Anastasia, dove un immobile nel centro cittadino era stato trasformato in deposito e laboratorio per il confezionamento di pacchi pronti alla spedizione. Qui sono stati sequestrati altri 400 kg di materiale.

Un giovane del luogo è stato arrestato in flagranza di reato, mentre l’intervento degli artificieri dell’Arma dei Carabinieri ha confermato l’estrema pericolosità degli esplosivi recuperati. Tra i beni sequestrati figurano un furgone utilizzato per il trasporto e tre telefoni cellulari per contattare i clienti.

In una seconda operazione, nelle campagne di Scisciano, è stato scoperto un capannone agricolo contenente oltre 1.200 kg di fuochi d’artificio, inclusi più di 400 batterie pirotecniche. Il responsabile del deposito è stato denunciato e il materiale posto sotto sequestro.

Questi interventi evidenziano il costante impegno delle autorità nel prevenire tragedie legate alla produzione e alla vendita di esplosivi illegali. Resta ferma la presunzione di innocenza per i soggetti coinvolti, in attesa dell’esito delle indagini preliminari.

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Cronaca

Trento | Operazione antimafia: indagini su corruzione e speculazione edilizia

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Un’importante operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Trento ha portato oggi all’emissione di misure cautelari nei confronti di nove persone, tra cui un sindaco, professionisti, imprenditori e un dirigente comunale. Le indagini, condotte dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Provinciale di Bolzano, insieme ai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trento, hanno coinvolto oltre 100 perquisizioni, spaziando su un vasto territorio che comprende Trentino Alto Adige e altre province italiane, fino ad estendersi a livello internazionale.

L’indagine ha rivelato un presunto sistema corruttivo radicato nel settore della speculazione edilizia nella regione. Secondo gli investigatori, imprenditori avrebbero finanziato campagne elettorali di amministratori pubblici in cambio di agevolazioni, semplificazioni procedurali e concessioni per progetti immobiliari. I reati ipotizzati comprendono associazione per delinquere, turbativa d’asta, finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze, e corruzione, oltre a violazioni tributarie come l’emissione di fatture false.

Le accuse coinvolgono 77 persone tra amministratori, dirigenti, funzionari pubblici, membri delle forze dell’ordine, professionisti e imprenditori. Inoltre, numerose società sono state segnalate per presunte responsabilità amministrative. Tra le contestazioni, spicca l’uso del metodo mafioso per i reati associativi, riconosciuto dal giudice come elemento aggravante.

Il provvedimento di oggi si inserisce in una lunga e complessa attività investigativa, mirata a garantire la legalità nella pubblica amministrazione e contrastare l’infiltrazione di interessi illeciti nei settori economici e istituzionali. L’operazione sottolinea la crescente attenzione verso i reati di corruzione e le loro connessioni con fenomeni di stampo mafioso anche in aree tradizionalmente ritenute meno esposte.

Le forze dell’ordine hanno confermato che l’inchiesta è ancora nella fase preliminare e che vige il principio di presunzione di innocenza fino a eventuale sentenza definitiva. L’importanza di questa operazione, per l’impatto sociale ed economico delle accuse, è stata evidenziata anche dalla comunicazione pubblica delle attività svolte, nel rispetto delle normative sulla trasparenza e l’interesse collettivo.

Gli sviluppi dell’indagine saranno seguiti con grande attenzione, evidenziando l’impegno delle autorità nel contrasto a fenomeni che minano l’integrità delle istituzioni e la fiducia dei cittadini.

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Cronaca

Arezzo | Operazione congiunta contro i furti nel settore orafo: due arresti

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Un’importante operazione interforze condotta dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri di Arezzo, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo di Roma, ha portato al fermo di due cittadini di nazionalità romena, sospettati di essere coinvolti in furti ai danni di aziende orafe della provincia di Arezzo.

L’azione investigativa, avviata a seguito di segnalazioni e riscontri sul territorio, si è concentrata inizialmente su un furto avvenuto presso un’azienda di lavorazione di metalli preziosi a Laterina Pergine Valdarno. L’attenzione delle forze dell’ordine è stata attirata dalla presenza sospetta di un uomo nei pressi di un bar vicino alla scena del crimine, con indumenti sporchi di fango e un comportamento circospetto.

Parallelamente, un secondo individuo è stato fermato mentre si aggirava a bordo di un’auto in prossimità di una strada sterrata, presumibilmente utilizzata per la fuga. Entrambi i soggetti non sono stati in grado di fornire spiegazioni credibili sulla loro presenza nella zona, il che ha spinto le autorità a sottoporli a ulteriori accertamenti.

Le indagini, condotte attraverso un’intensa attività di raccolta informazioni e perquisizioni mirate, hanno permesso di individuare un covo fuori provincia utilizzato dalla presunta banda. Qui sono stati trovati strumenti e indumenti riconducibili ai furti, insieme ad altri elementi utili per le indagini.

Gli investigatori hanno inoltre collegato i due sospettati a un tentativo di furto avvenuto pochi giorni prima in un’altra azienda del territorio. Le somiglianze nei metodi utilizzati e nelle caratteristiche fisiche dei sospettati, rilevate anche tramite le immagini di videosorveglianza, hanno rafforzato l’ipotesi di un’azione sistematica e ben organizzata.

I due uomini sono stati sottoposti a fermo di polizia giudiziaria e trasferiti nel carcere di Arezzo, con l’accusa di furto aggravato e tentato furto pluriaggravato. Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare, confermando la gravità degli indizi raccolti.

L’operazione ha ricevuto il plauso delle autorità locali, con il Prefetto di Arezzo che ha sottolineato l’importanza del lavoro congiunto tra le forze di polizia nel contrasto ai reati contro il patrimonio. La provincia di Arezzo, nota per la sua rilevanza nel settore orafo, è spesso oggetto di azioni criminali mirate, rendendo cruciale il potenziamento delle attività di controllo e prevenzione.

Le indagini proseguono sotto il massimo riserbo, con ulteriori sviluppi attesi per chiarire eventuali connessioni con altri episodi analoghi. Nel frattempo, i due fermati restano soggetti alla presunzione di innocenza fino all’esito definitivo del procedimento giudiziario.

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