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Politica

Mattarella “Dall’Italia convinto sostegno all’approdo dell’Albania nell’Ue”uropa”

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“La capacità della comunità arbèreshè di preservare un così ricco patrimonio rappresenta un modello di ispirazione, parte di quella ricchezza di diversità, linguistiche e culturali, presente in Italia, tutelata dalla stessa Costituzione, proprio quale elemento essenziale di una Repubblica rispettosa delle molteplici identità che la costituiscono, e dalla legge 482 del 1999, dedicata alle minoranze linguistiche storiche”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso del suo intervento al Teatro del Seminario a Piana degli Albanesi, comunità a cui ha fatto visita insieme al suo omologo albanese, Bajram Begaj. “Gli arbèreshè incarnano una storia di integrazione e accoglienza che ha avuto pieno successo, un esempio di come la mutua conoscenza e il reciproco rispetto siano fonte di arricchimento culturale, e strumento di crescita per le realtà e per i Paesi in cui vivono insieme le diverse comunità. Queste comunità costituiscono, inoltre, un ponte di amicizia con i popoli albanofoni sull’altra sponda dell’Adriatico”.

“La storia recente – nella fase di transizione che ha caratterizzato i Balcani – ha visto popoli dei Paesi vicini, in particolare quello albanese, cercare nell’Italia, la speranza di costruire futuro e prospettiva di vita in un’Europa unita e senza più divisioni – ha continuato Mattarella – Tra i nostri due Paesi, oggi, si sviluppa un fortissimo interscambio, economico e culturale, avvicinando ancora di più i due popoli. Capisaldi di tale amicizia sono i valori di libertà, indipendenza e democrazia testimoniati dalla comune appartenenza all’Alleanza Atlantica e, in prospettiva, all’Unione Europea, cui l’Albania di oggi guarda con la legittima aspirazione di divenirne presto parte integrante. L’Italia è – e continuerà a essere – una convinta sostenitrice di questo approdo, da realizzare velocemente per l’intera regione dei Balcani occidentali”.

– Foto: xd6/Italpress –

Politica

Tajani: Riduzione dell’Irpef e Sostegno alla Crescita Economica

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Il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha espresso ottimismo riguardo ai possibili sviluppi della legge di Bilancio. In un’intervista, ha sottolineato che se il concordato preventivo produrrà risultati positivi, ci sarà l’opportunità di ridurre l’aliquota Irpef intermedia dal 35% al 33%.

Tajani ha spiegato che questa modifica potrebbe anche ampliare la fascia di reddito beneficiaria della riduzione, estendendola fino a 60.000 euro annui. L’obiettivo è chiaro: ridurre il carico fiscale per i cittadini al fine di stimolare la crescita economica del Paese.

La dichiarazione di Tajani si inserisce in un contesto più ampio di discussione sulla manovra economica, con l’intento di favorire una maggiore equità fiscale e un supporto alle famiglie e ai lavoratori italiani. Il vicepremier ha confermato che la legge di Bilancio è suscettibile di modifiche in Parlamento e ha evidenziato l’impegno di Forza Italia a promuovere politiche che possano alleggerire la pressione fiscale sui cittadini.

Questa proposta di riduzione dell’Irpef rappresenta una delle principali richieste del partito e riflette un approccio orientato verso una politica economica più favorevole, soprattutto in un momento in cui molte famiglie affrontano sfide finanziarie.

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Politica

Nervosismo nella Maggioranza dopo il Flop del Trasferimento dei Migranti in Albania

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La giornata successiva al deludente esito del trasferimento dei migranti in Albania ha generato un clima di tensione all’interno della maggioranza governativa. Dopo che i rappresentanti dell’esecutivo avevano inizialmente sminuito l’idea di attacchi contro i giudici, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha invertito rotta, lanciando accuse contro la magistratura. Secondo Nordio, i giudici avrebbero “esondato dai propri poteri”, rivendicando il diritto della politica di intervenire nei procedimenti giudiziari.

Questa posizione ha sollevato interrogativi sulla preparazione giuridica del ministro, nonostante il suo lungo percorso come pubblico ministero. Le sue dichiarazioni, in un momento così delicato, hanno suscitato preoccupazioni tra gli alleati di governo, evidenziando una frattura tra il potere esecutivo e quello giudiziario.

L’episodio mette in luce le difficoltà della maggioranza nell’affrontare le problematiche legate alla gestione dei migranti, un tema che continua a sollevare polemiche e dibattiti. L’incertezza sulla strategia da adottare per la questione migratoria si riflette non solo nell’ambito governativo, ma anche nell’opinione pubblica, che osserva con attenzione gli sviluppi di una situazione in continua evoluzione.

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Politica

Open Arms, Bongiorno “Linea del Governo era redistribuire e poi sbarco”

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“Open Arms ha avuto innumerevoli, innumerevoli, innumerevoli possibilità di far sbarcare i migranti ma ha avuto innumerevoli, innumerevoli, innumerevoli rifiuti. Ha scelto di “bighellonare”, anzichè andare nel suo Stato di bandiera”. Lo ha detto Giulia Bongiorno, avvocato difensore di Matteo Salvini nel corso dell’arringa del processo Open Arms che vede imputato a Palermo il leader della Lega.
“Si contesta al ministro Salvini il reato di sequestro di persone per avere tenuto dei migranti a bordo, dal 14 al 19 agosto 2019; al contempo, si considera legittimo e normale che Open Arms,
imbarcazione battente bandiera spagnola, abbia tenuto gli stessi migranti dal giorno 1 al giorno 14 agosto, quando era evidente a tutti che avrebbe potuto far sbarcare i migranti a Malta nel giro di due giorni”, ha evidenziato Bongiorno, sottolineando che “si contesta al ministro Salvini di non assegnare il Pos, quando invece è stato assegnato il Pos alle 3.23, due ore dopo l’ingresso in acque territoriali. Di rifiuti ne abbiamo registrati tanti, ma non del ministro Salvini”.

Ripercorrendo quanto accaduto in quei giorni, la legale ha sottolineato come “gli orari giocano un ruolo importante in questa vicenda. Il soccorso in mare non è un’operazione fai da te: ci sono fasi che si devono rispettare. Le diapositive ci dimostrano che il barcone non aveva nulla di rotto a livello di motore: c’era uno squarcio? Persino il consulente dell’accusa – ha aggiunto – ha detto che era una chiazza di un colore diverso. Non c’era acqua, non c’era nulla: imbarcazione integra, non c’era distress”. In sostanza, “se stiamo attenti a orari e email, è evidente che non c’è un incontro occasionale, non c’è un distress, ma c’è un appuntamento”.
“Tra il 9 e il 10 agosto 2019 Open Arms dice che c’è un’imbarcazione in distress”, ma ha sottolineato l’avvocato “l’imbarcazione era perfetta”. Ma “improvvisamente si parla di
falla, di tantissime forature, che quella barca era un colabrodo: Malta riconosce ovviamente la presenza di un pericolo, dicono a Open Arms che possono procedere e poi avrebbero fatto sbarcare i 39 migranti presi in questa situazione. Open Arms non dice nulla: Eco3 però dice che non c’è acqua in questa barca. Malta però – ha continuato Bongiorno – non viene avvisata, viene concluso il soccorso e quindi la motovedetta maltese si dirige verso Open Arms”.

“A questo punto il diario di bordo segnala: ore 3.26, c’è
un’email. Si segnala che vanno verso Nord, che devono spostarsi;
Open non aspetta la motovedetta maltese, che cerca disperatamente
Open mentre Open continua ad allontanarsi. Sembra una sorta di
inseguimento: Malta segue la posizione, Open non la dà e poi dice
esplicitamente che non intende consegnare i 39 migranti”.
Secondo Bongiorno “abbiamo testimoni che ci riferiscono cosa
volevano i migranti: per la Liguori i migranti dichiararono che
volevano andare a Malta. E il comandante? La risposta è stata,
hanno detto che per cercare di calmare la situazione, le procedure erano più veloci in Italia”. “Quindi – ha concluso – hanno 39 migranti, ma non li danno a Malta, e l’argomento della velocità delle procedure italiane, un vanto per lo Stato italiano, viene usato per non farli sbarcare”.
Bongiorno non vuole parlare di processo politico, ma era un periodo in cui il contesto politico ha un certo valore.
“Prima redistribuire e poi sbarcare era la linea di quel governo: Toninelli in quanto responsabile delle operazioni in mare e Di Maio in quanto vicepremier avevano condiviso le operazioni di salvataggio della nave Diciotti nel 2018 e hanno condiviso, in una situazione politica ben diversa, le operazioni relative a Open Arms un anno dopo – ha ricordato -. Quella della redistribuzione prima dello sbarco era una linea condivisa non
solo dal governo Conte 1, ma anche dal Conte 2 di cui Salvini non
faceva parte”.

E l’allora premier “si stava occupando lui stesso dei migranti in quelle ore, stava facendo le telefonate per redistrubuire prima dello sbarco. Erano iniziate le trattative” con il Pd per costruire un nuovo Governo, “era un contesto politico particolare: ‘non sto assumendo un atteggiamento diverso, non ho mai detto che devono scendere: i minori sì, per gli altri redistribuzionè, voleva dire Conte. E’ il 15 agosto, fin qui c’è totale adesione all’operato di Salvini. E’ chiaro che la questione non è Open Arms e il problema non sono i minori”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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