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SAI CHE.. La sostanza più costosa al mondo arriva a 130 milioni di euro per un grammo?

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Se vi siete mai chiesti quale sia il materiale più prezioso del pianeta, la risposta potrebbe sorprendervi. Non si tratta di diamanti o altre gemme rare, ma di una sostanza chiamata fullerene endoedrale, composta da atomi di azoto. Il suo prezzo vertiginoso, che arriva a 130 milioni di euro per un grammo, la colloca in cima alla lista dei materiali più costosi al mondo.

La rarità di questo composto non è l’unico fattore che ne determina il valore. Il costo elevato è anche legato alla complessità del processo di produzione. La fullerene endoedrale è costituita da una struttura unica, formata da 60 atomi di carbonio che racchiudono un atomo di azoto, conferendole proprietà fisiche ed elettroniche straordinarie. Queste caratteristiche la rendono fondamentale per applicazioni avanzate in diversi campi tecnologici.

Una delle scoperte più promettenti è l’uso di questa sostanza negli orologi atomici, strumenti essenziali per il funzionamento di tecnologie moderne come il GPS. Grazie alla miniaturizzazione resa possibile da questi fullereni, gli orologi atomici potrebbero essere ridotti a dimensioni compatibili con gli smartphone, migliorando notevolmente la precisione dei nostri dispositivi.

In un futuro non troppo lontano, potremmo assistere a un’evoluzione nella navigazione e nello sviluppo di veicoli autonomi, tutto grazie a questa polvere straordinaria. Con tali potenzialità, non sorprende che la fullerene endoedrale abbia raggiunto il prezzo stratosferico di 130 milioni di euro al grammo.

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SAI CHE… Nel XIX secolo il mercato nero era sulle protesi?

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Nel corso della storia, molti eventi hanno contribuito alla nascita di mercati neri inaspettati. Uno degli episodi più singolari si colloca tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, quando la crescente domanda di denti umani generò un traffico clandestino, a dir poco sorprendente. L’assenza di protesi dentali di qualità, come le conosciamo oggi, costrinse molte persone a cercare soluzioni alternative per riempire le lacune delle proprie bocche.

In questo contesto, i denti umani divennero un bene prezioso, soprattutto per i meno abbienti, costretti a vendere i propri denti per sopravvivere. Questo fenomeno era spesso associato a condizioni di salute precarie, visto che molti denti disponibili sul mercato nero provenivano da individui con scarsa igiene orale.

Le battaglie dell’epoca, in particolare la celebre Battaglia di Waterloo nel 1815, giocarono un ruolo cruciale in questo bizzarro mercato. In seguito al conflitto, numerosi soldati furono depredati dei loro beni, ma in particolare i denti, considerati un prodotto di alta qualità grazie alla giovane età dei combattenti. I “denti di Waterloo” acquisirono così una fama senza precedenti, arrivando ad essere esportati anche in altre parti del mondo come simbolo di prestigio.

Il prezzo di un singolo dente naturale era astronomico: circa 31 sterline e 10 scellini, un valore inaccessibile per la maggior parte della popolazione, che poteva invece rivolgersi a protesi in avorio, osso o legno, disponibili a cifre più basse, ma pur sempre elevate. Tale situazione creò un divario tra le classi sociali, con i nobili e i benestanti in grado di permettersi denti di qualità superiore, mentre i più indigenti erano costretti a scambiare la propria salute per una misera sopravvivenza.

Fino alla fine del XIX secolo, la pratica della compravendita di denti umani rimase in auge, riflettendo le difficoltà economiche e sociali dell’epoca. Questo capitolo della storia non solo mette in luce le peculiarità di un mercato nero inaspettato, ma offre anche uno spaccato inquietante delle condizioni di vita dei più vulnerabili. I “denti di Waterloo” rappresentano, quindi, un simbolo tragico e affascinante di un’epoca in cui la guerra e la povertà si intrecciavano in modi inimmaginabili.

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SAI CHE… Nel terremoto di Jiajing 100.000 persone persero la vita nel giro di pochi secondi?

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Il 23 gennaio 1556, un evento catastrofico scosse la regione dello Shaanxi in Cina, segnando una delle pagine più tragiche della storia umana. Questo terremoto, noto come il terremoto di Jiajing, è considerato il più devastante mai registrato, causando la morte di circa 100.000 persone in pochi secondi. L’intensità della scossa, che si stima essere stata tra 8.0 e 8.3 sulla scala Richter, ridusse in macerie intere città e villaggi, cambiando per sempre il volto della regione.

Le condizioni di vita e l’architettura dell’epoca non erano in grado di resistere a una forza così potente. Gli edifici, molti dei quali non avevano alcun tipo di rinforzo antisismico, crollarono come castelli di carta, lasciando innumerevoli famiglie senza casa e senza speranza. La distruzione non si limitò solo alle strutture umane; si stima che il terremoto alterò anche il paesaggio naturale, modificando il corso di fiumi e la morfologia delle montagne circostanti.

Tuttavia, il disastro non si esaurì con la scossa iniziale. Le conseguenze furono devastanti: un esodo di massa di sopravvissuti portò a una carestia, aumentando esponenzialmente il numero delle vittime. In un breve lasso di tempo, il bilancio dei morti salì a circa 800.000, una cifra che rende il terremoto di Jiajing uno degli eventi più letali della storia.

Le notizie di questa tragedia si diffusero rapidamente, ma i danni causati dal sisma e le sue conseguenze durarono a lungo. L’evento cambiò la percezione della natura e la sua potenza, spingendo la popolazione a riconsiderare la propria vulnerabilità di fronte alle forze della terra.

La memoria del terremoto di Jiajing vive ancora oggi, ricordandoci l’importanza della preparazione e della resilienza di fronte a eventi naturali imprevisti e distruttivi.

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SAI CHE… Nel XVIII secolo c’era la vendita delle mogli?

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Nel XVIII secolo, in Inghilterra, si sviluppò una prassi incredibile e inquietante: la vendita delle mogli. Questo fenomeno, spesso associato al concetto di “divorzio dei poveri”, rifletteva le difficoltà economiche e sociali dell’epoca, in particolare per le classi meno abbienti.

Durante questo periodo, si stima che circa 300 donne furono messe in vendita, poiché la separazione legale era accessibile solo a chi poteva permettersi le ingenti spese burocratiche e legali. Il primo divorzio ufficiale fu registrato nel 1857, ma prima di questa data, le opzioni per gli uomini che desideravano separarsi dalle proprie mogli erano limitate. Le procedure legali richiedevano un intervento del Parlamento e potevano costare cifre astronomiche, equivalenti a migliaia di sterline attuali.

In mancanza di alternative economiche, alcuni uomini decisero di “vendere” le proprie mogli, portandole al mercato come se fossero oggetti. Questo atto, che si svolgeva in modo piuttosto pubblico, prevedeva che la donna venisse condotta dal marito all’asta e registrata come un bene da vendere, spesso con una corda al collo. Nonostante la sua natura disumanizzante, molti di questi episodi erano consentiti dalla società, anche se tecnicamente considerati illegali.

È interessante notare che molte donne che si ritrovavano in queste situazioni lo facevano di propria volontà, avendo la possibilità di rifiutare potenziali acquirenti. Le vendite venivano persino annunciate sui giornali locali, permettendo a chi fosse interessato di partecipare all’asta.

Uno dei primi casi documentati è quello di Samuel Whitehouse, che nel 1733 vendette sua moglie, Mary, per una sterlina a Thomas Griffiths. Questo fenomeno raggiunse il suo apice tra il 1820 e il 1830, ma una volta che il divorzio divenne più accessibile, la pratica della vendita delle mogli iniziò a scomparire. Curiosamente, l’ultima vendita registrata avvenne nel 1913, segnando la fine di un’epoca caratterizzata da consuetudini tanto singolari quanto inquietanti.

La vendita delle mogli rappresenta una curiosa pagina della storia inglese, rivelando le ingiustizie e le difficoltà economiche di un periodo in cui le donne erano ancora considerate beni piuttosto che individui con diritti propri.

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