Cronaca
Roma | Confiscati beni a un esponente di una cosca calabrese
La Polizia di Stato di Roma ha recentemente portato a termine un’importante operazione contro la criminalità organizzata, eseguendo un provvedimento di confisca definitivo di beni riconducibili a un noto esponente della ‘ndrangheta. Questa azione, che fa parte dell’operazione “RAGNATELA”, ha portato alla rimozione di patrimoni illeciti del valore di oltre 3 milioni di euro, comprendenti immobili, liquidità e oggetti di valore.
Il soggetto colpito dalla confisca, un calabrese radicato nei Castelli Romani, è emerso dalle indagini come parte integrante di una pericolosa cosca di Gioia Tauro, attiva nel riciclaggio e in reati come la bancarotta fraudolenta. La sua carriera criminale, insieme a quella di un altro individuo romano con legami con diverse organizzazioni mafiose, è stata oggetto di un’analisi approfondita da parte della Divisione Anticrimine della Questura.
I beni confiscati includono tre unità immobiliari situate a Gioia Tauro, fondi su un conto corrente e due zanne di avorio elefantino, simbolo del valore culturale e patrimoniale sottratto alle mani della criminalità. Questa confisca non rappresenta solo un colpo al patrimonio della cosca, ma segna anche un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata, restituendo beni alla comunità e rafforzando la giustizia.
Il provvedimento, confermato dalla Corte d’Appello, evidenzia la sproporzione tra i redditi leciti e i beni posseduti dal soggetto, dimostrando l’efficacia delle indagini e delle misure preventive. Questo intervento rappresenta un messaggio chiaro: le istituzioni non tollereranno il potere delle organizzazioni mafiose e continueranno a lavorare per ripristinare la legalità e la sicurezza nel territorio.
Cronaca
Ergastolo chiesto per Filippo Turetta: il femminicidio di Giulia Cecchettin raccontato in aula
“Premeditazione, crudeltà e stalking”: su queste basi il pubblico ministero Andrea Petroni ha chiesto la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin. La requisitoria, presentata in Corte d’Assise, ha ricostruito nel dettaglio i tragici eventi dell’11 novembre 2023 e le settimane precedenti, tratteggiando un quadro agghiacciante dell’ossessione e della violenza che hanno portato al delitto.
Il pm ha messo in luce come la relazione tra Filippo e Giulia fosse segnata da un controllo ossessivo e da una spirale di minacce. Gli indizi della premeditazione, per Petroni, sono schiaccianti: una lista scritta da Turetta il 7 novembre documenta i suoi preparativi, includendo l’acquisto di scotch, coltelli, sacchi neri e mappe per la fuga. A ciò si aggiunge la meticolosa ricerca di luoghi per occultare un cadavere e l’occultamento finale del corpo di Giulia vicino al lago di Barcis, in Friuli.
Terribili anche i dettagli sulla brutalità del delitto, rievocati in aula con video e prove raccolte dai Carabinieri. Il pm ha sottolineato le numerose menzogne di Turetta durante gli interrogatori e il processo, dove ha spesso cercato rifugio nei “non ricordo”.
Le parti civili, rappresentanti della famiglia Cecchettin, hanno chiesto giustizia e trasformare il dolore in simbolo di lotta contro la violenza di genere. “Giulia deve essere un simbolo, dentro e fuori dall’aula”, hanno dichiarato gli avvocati della famiglia.
Martedì sarà il turno della difesa, che potrebbe puntare sulla strada della “giustizia riparativa”. La sentenza è attesa per il 3 dicembre.
Cronaca
Catania | 17enne spaccia per mantenere la famiglia: arrestato con droga, armi e munizioni
Un ragazzo di 17 anni è stato arrestato a Librino, quartiere di Catania, con l’accusa di spaccio di droga. Gli agenti della questura erano intervenuti presso la sua abitazione per una lite familiare segnalata al 112, ma si sono trovati di fronte a una ben diversa situazione.
All’arrivo della polizia, il giovane ha tentato di disfarsi di due buste azzurre lanciandole dal balcone. Gli agenti, insospettiti, le hanno recuperate e al loro interno hanno trovato 800 grammi di marijuana e 170 grammi di hashish.
Durante la perquisizione dell’abitazione, il 17enne ha cercato inutilmente di sbarazzarsi di altri 15 grammi di marijuana nei rifiuti della cucina. All’interno dell’appartamento sono stati rinvenuti materiali per il confezionamento di sostanze stupefacenti e una macchina per il sottovuoto.
Il controllo si è esteso anche a un’auto a disposizione del minorenne, nonostante fosse privo di patente, dove sono state trovate alcune cartucce a salve. Questo ha spinto gli agenti a perquisire le aree comuni del condominio, portando alla scoperta, in un’intercapedine vicino al sistema fognario, di altri 600 grammi di marijuana e una pistola a salve.
Mentre l’arma e la droga trovate nel condominio sono state sequestrate a carico di ignoti, il ragazzo è stato arrestato e trasferito inizialmente al centro di prima accoglienza per minorenni. Successivamente, il giudice ha disposto la sua custodia cautelare presso l’istituto penale minorile di Acireale.
Cronaca
Asiago | Tragedia a Lusiana: 43enne investito e ucciso da un’ambulanza
Domenica sera, un grave incidente sulla Provinciale 69, nei pressi di Lusiana, in provincia di Vicenza, ha causato la morte di Vittorio Rigoni, 43 anni, originario di Asiago. L’uomo è stato investito da un’ambulanza di un’associazione di volontariato che stava rientrando da un servizio.
L’episodio è avvenuto poco dopo le 19, quando il mezzo dell’Associazione Nazionale Carabinieri, diretto verso Asiago, ha travolto Rigoni, che camminava lungo la strada in condizioni di scarsa visibilità. Nonostante l’intervento immediato del personale sanitario presente sull’ambulanza e l’arrivo di ulteriori soccorsi, tra cui un’ambulanza dell’ospedale di Asiago e i vigili del fuoco, ogni tentativo di salvargli la vita è stato vano.
Le autorità stanno indagando per chiarire i dettagli della dinamica, cercando di comprendere come sia potuto accadere il tragico investimento. Vittorio Rigoni, figlio di un noto imprenditore dell’Altopiano, lascia una comunità sconvolta e in lutto.
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