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SAI CHE…anche gli Animali Ridono?

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Secondo un recente studio condotto dal primatologo Sasha Winkler e dall’esperto di comunicazione Greg Bryant della University of California, ben 65 specie animali possono emettere vocalizzi simili alla risata in situazioni di gioco o divertimento condiviso. La ricerca, pubblicata nella rivista Bioacoustics Journal, ha messo in discussione l’idea che solo le grandi scimmie e i topi siano in grado di ridere come gli esseri umani.

Un Nuovo Elenco di Animali Ridenti

Dopo aver esaminato la letteratura scientifica esistente, Winkler e Bryant hanno scoperto che il numero di specie capaci di esprimere una forma di risata è molto più ampio di quanto precedentemente pensato. Oltre a scimpanzé e topi, nel nuovo elenco figurano animali come mucche, cani, foche, manguste, volpi e persino alcune specie di uccelli, come parrocchetti e gazze australiane.

La Sfida di Ascoltare le Risate Animali

Tuttavia, c’è un problema: molte di queste risate sono difficili da udire per gli esseri umani. Ad esempio, mentre le risate degli scimpanzé sono simili a quelle umane, altre specie producono vocalizzazioni ultrasoniche che sfuggono alla nostra percezione uditiva. Questo rende complesso il riconoscimento di queste manifestazioni di gioia nel regno animale, lasciando aperta la questione di quanto siano diffuse realmente le “risate” tra le varie specie.

Implicazioni della Ricerca

Questi risultati offrono un’importante prospettiva sull’intelligenza e la socialità degli animali, suggerendo che il divertimento e il gioco possano avere un ruolo fondamentale nel loro comportamento. La ricerca di Winkler e Bryant invita a riflettere sull’importanza delle emozioni nel mondo animale e sulla nostra capacità di comprenderle.

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SAI CHE…Esiste un formato di pasta ideale per aiutare in una dieta?

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Quando si parla di dieta, non tutti i formati di pasta sono uguali. A parità di farine utilizzate, gli spaghetti si distinguono come la scelta migliore per chi desidera mantenere un regime alimentare equilibrato. Infatti, l’indice glicemico della pasta varia in base alla forma, e gli spaghetti presentano valori inferiori del 15-20% rispetto ad altre tipologie, in particolare quelle corte.

Digeribilità e Processi di Produzione

La digeribilità degli spaghetti è dovuta a un processo di lavorazione che crea una pellicola protettiva. Questa pellicola aiuta a rallentare la gelatinizzazione degli amidi, rendendo il formato di pasta più favorevole per la digestione.

Vantaggi per la Cottura e Nutrienti

Inoltre, gli spaghetti richiedono un minor tempo di cottura per raggiungere la consistenza al dente, impiegando solo 5-6 minuti in acqua bollente. Questa rapidità, unita alla forma lunga, permette di preservare un maggiore contenuto di fibre e proteine. Di conseguenza, risultano più sazianti e possono essere ancora più salutari se si opta per la versione integrale.

Scegliere spaghetti, in particolare nella loro variante integrale, può rappresentare un vantaggio significativo per chi cerca di seguire una dieta sana e bilanciata. Non solo contribuiscono a una minore risposta glicemica, ma offrono anche benefici in termini di sazietà e nutrienti.

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La campagna del Queensland per rompere il tabù della cacca a lavoro

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Quando si parla di salute pubblica, ci si aspetta di affrontare tematiche serie, ma a volte l’ironia può rivelarsi un potente alleato per diffondere messaggi importanti. È proprio ciò che ha fatto il dipartimento sanitario del Queensland, in Australia, con una campagna innovativa e divertente per sfatare il tabù legato all’uso del bagno sul posto di lavoro.

È Normale Usare il Bagno al Lavoro

La campagna, che ha riscosso grande successo sui social media, si fonda su un messaggio semplice ma diretto: “È ok fare la cacca al lavoro”. Pur facendo sorridere, dietro a questo messaggio si cela un avvertimento serio: ignorare il bisogno di andare in bagno può portare a problemi di salute come stitichezza cronica, emorroidi e altre complicazioni. Questo non è un problema esclusivo degli australiani; riguarda chiunque, compresi noi italiani.

Il Problema Psicologico dell’Ansia

Non tutti si sentono a proprio agio nell’utilizzare bagni pubblici. Oltre a questioni igieniche, il problema può avere una componente psicologica. Alcune persone soffrono di parcopresi, una forma di ansia caratterizzata dalla paura di essere giudicati per i rumori o gli odori legati alla defecazione. Questa condizione può indurre a trattenersi, aumentando il rischio di disturbi intestinali.

Una Campagna Apprezzata

Il dipartimento sanitario del Queensland ha scelto un approccio ironico, utilizzando un video musicale per incoraggiare le persone a non vergognarsi. Il messaggio, “Tutti fanno la cacca”, è accompagnato da consigli come immaginare celebrità in situazioni simili, per alleggerire l’argomento. Questa strategia ha ricevuto migliaia di like e commenti, dimostrando che il pubblico ha accolto con favore la leggerezza con cui è stato affrontato un tema spesso imbarazzante.

Un Problema Universale

Sebbene la campagna sia nata in Australia, il suo messaggio è di portata globale. Secondo uno studio condotto su 54.000 persone in 26 paesi, circa due persone su cinque sperimentano disturbi legati alla connessione intestino-cervello. L’ansia associata all’uso di bagni pubblici è un fattore significativo in questo contesto.

Il Dilemma del Bagno sul Lavoro

Alcuni evitano del tutto l’uso dei bagni in ufficio, preferendo recarsi in un centro commerciale, considerato più accettabile. In casi estremi, si ricorre anche a farmaci per ridurre il bisogno di defecare in pubblico.

La Lezione Finale

La lezione principale che si può trarre da questa campagna è che “normalizzare” la conversazione su temi legati alle funzioni corporee potrebbe contribuire a ridurre la vergogna e l’imbarazzo, migliorando la qualità della vita e promuovendo comportamenti più salutari.

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Perchè i bambini non mangiano alcuni cibi?

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La reazione di disgusto di un bambino di fronte a un piatto di cibo sconosciuto può mettere in difficoltà anche i genitori più pazienti. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, la selettività alimentare dipende in gran parte dai geni, piuttosto che solo dall’educazione ricevuta.

Studio sui Gemelli

Ricercatori dell’University College London hanno esaminato la relazione tra genetica, ambiente e abitudini alimentari nei bambini attraverso lo UK Gemini study, un ampio database con dati su 2.400 coppie di gemelli. I genitori hanno compilato questionari riguardo le abitudini alimentari dei loro figli a diverse età, da 16 mesi a 13 anni. Gli scienziati hanno confrontato i comportamenti alimentari tra gemelli monozigoti (identici) e dizigoti (non identici), evidenziando come i gemelli identici, che condividono lo stesso patrimonio genetico, mostrino una maggiore somiglianza nella selettività alimentare rispetto ai dizigoti.

Il Ruolo della Genetica

I risultati hanno rivelato che la genetica spiega circa il 60% delle differenze nella selettività alimentare a 16 mesi e oltre il 74% dalle età di 3 a 13 anni. La selettività alimentare tende a raggiungere un picco attorno ai 7 anni, per poi diminuire leggermente. Tuttavia, le variazioni complessive nelle abitudini alimentari tendono a rimanere relativamente costanti dall’infanzia all’adolescenza.

Influenze Ambientali

Nonostante la genetica giochi un ruolo fondamentale, i ricercatori avvertono che “la genetica non è un destino”. Fattori ambientali, come l’atteggiamento dei genitori e le abitudini familiari, influenzano significativamente il comportamento alimentare. Ad esempio, i pasti condivisi in famiglia sono cruciali durante l’età prescolare e offrire una vasta gamma di cibi in questo periodo può aiutare i bambini ad ampliare le loro preferenze alimentari.

In età preadolescenziale, le scelte degli amici diventano determinanti. Tra i 7 e i 13 anni, la diversità delle esperienze alimentari con i coetanei contribuisce a circa il 25% della variazione nei comportamenti alimentari.

In sintesi, la selettività alimentare nei bambini è influenzata sia dalla genetica sia dall’ambiente. Mentre i geni predisponendo a determinate preferenze alimentari, il contesto familiare e sociale gioca un ruolo cruciale nel modellare le abitudini alimentari nel corso della crescita.

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