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Tecnologia

IA, video sempre più realistici con Adobe Firefly Video Model e hailuo AI x MiniMax

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L’intelligenza artificiale continua a rivoluzionare il mondo tecnologico, e il settembre 2024 ha segnato un momento importante con l’annuncio di due nuovi modelli text-to-video: Adobe Firefly Video Model e hailuo AI x MiniMax. Queste piattaforme rappresentano una tappa cruciale per il settore della creazione di contenuti digitali, aprendo la porta alla generazione di video fotorealistici a partire da semplici descrizioni testuali.

Il contesto evolutivo dell’IA

Da quando il fenomeno dell’IA ha preso piede nel 2022, con il lancio di ChatGPT da parte di OpenAI, il progresso non si è arrestato. Mentre OpenAI continua a lavorare sul suo modello video, Sora, la cui uscita potrebbe essere posticipata a causa di preoccupazioni legate alla sicurezza (forse dopo le elezioni presidenziali statunitensi del 2024), altre aziende si stanno facendo strada in questo settore emergente.

Adobe Firefly Video Model: La novità più attesa

Adobe è uno dei nomi più rilevanti tra i nuovi protagonisti del settore text-to-video. Il Firefly Video Model non solo permette di generare video fotorealistici partendo da semplici descrizioni testuali, ma offre anche una serie di funzionalità avanzate. Tra queste, spicca la possibilità di controllare la telecamera virtuale, regolando movimenti, distanze di ripresa e angoli di visione. Questo dà ai creativi un potere di personalizzazione molto avanzato, permettendo loro di plasmare ogni dettaglio visivo del video.

Un’altra caratteristica chiave di Firefly è la possibilità di fornire immagini di riferimento da cui far partire la generazione del video. Anche se, al momento, la durata massima dei video generati è limitata a cinque secondi, Adobe prevede di introdurre il servizio in versione beta entro la fine del 2024 all’interno della suite Creative Cloud, oltre che in Experience Cloud e Adobe Express. Queste nuove funzionalità dovrebbero consentire ai creatori di contenuti di velocizzare la produzione di video senza sacrificare la qualità.

Non solo, Adobe ha puntato anche su un uso etico e legale delle risorse visive. Infatti, il Firefly Video Model è stato addestrato esclusivamente su contenuti con licenza open o di pubblico dominio, così come tramite Adobe Stock, minimizzando il rischio di problematiche legate al copyright.

Generative Extend e l’espansione di Premiere Pro

Adobe non si limita alla generazione video da zero. Una novità interessante riguarda anche il software di editing video Premiere Pro, dove verrà introdotta la funzionalità Generative Extend, che consente di estendere video esistenti tramite IA. Questa funzione permette di aggiungere porzioni di video, preservando lo stile e il contenuto originale, il che apre nuove possibilità nella post-produzione.

hailuo AI x MiniMax: Il competitor emergente

Accanto al colosso Adobe, altre realtà si stanno affacciando sul mercato del video generato dall’IA. Una startup in particolare, MiniMax, ha fatto parlare di sé grazie al supporto di giganti tecnologici come Alibaba e Tencent. Il modello hailuo AI x MiniMax promette di offrire capacità di generazione video simili, sebbene i dettagli tecnici siano ancora scarsi.

L’era dei video fotorealistici generati dall’IA è appena iniziata, ma i recenti annunci di settembre 2024 indicano che siamo sulla soglia di una trasformazione creativa senza precedenti. Con Adobe che offre un potente strumento a disposizione dei creativi e MiniMax che si prepara a emergere come alternativa, il futuro del text-to-video appare promettente e ricco di possibilità.

Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi, soprattutto in vista dell’arrivo sul mercato del tanto atteso Sora di OpenAI, che potrebbe ridefinire gli standard del settore.

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Google contro il Dipartimento di Giustizia USA: tensione sul futuro di Chrome e dei dati di ricerca

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ADN24

Google si oppone fermamente alle richieste avanzate dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) nell’ambito di un caso legale che sta mettendo in discussione il predominio dell’azienda nel mercato della ricerca online. Tra le proposte avanzate dall’amministrazione americana spiccano misure drastiche come la cessione del browser Chrome, l’obbligo di condividere dati e risultati di ricerca con i concorrenti e altre disposizioni mirate a contrastare la presunta posizione monopolistica del gigante tecnologico.

L’azienda ha reagito duramente, sostenendo che le proposte del governo rappresentano un approccio eccessivo che va ben oltre le reali problematiche legali in gioco. In una dichiarazione, un alto dirigente di Google ha sottolineato come tali misure non solo avrebbero un impatto negativo sull’azienda, ma danneggerebbero anche gli interessi degli utenti e l’intero ecosistema tecnologico americano, proprio in un momento di forte competizione globale nel settore.

Secondo Google, l’imposizione di questi rimedi avrebbe effetti collaterali su larga scala, penalizzando consumatori e sviluppatori con un’alterazione forzata di un mercato già complesso. La società difende la sua posizione di leader, affermando che questa deriva dalla qualità e dall’innovazione, non da pratiche anticoncorrenziali.

Il Dipartimento di Giustizia, dal canto suo, accusa Google di avere sfruttato la sua posizione di dominanza per soffocare la concorrenza, ostacolando lo sviluppo di soluzioni alternative e consolidando un controllo senza rivali nel settore della ricerca. Le richieste di smembramento e condivisione dei dati mirano a ristabilire un equilibrio competitivo e a promuovere una maggiore diversità nel mercato digitale.

Il confronto legale potrebbe avere implicazioni significative per il futuro dell’industria tecnologica americana. Se il giudice accogliesse le richieste del DOJ, si tratterebbe di un evento storico con effetti dirompenti sia per Google che per l’intero settore.

Questa disputa, che coinvolge anche questioni di privacy, innovazione e competizione globale, rappresenta un banco di prova per la regolamentazione della tecnologia negli Stati Uniti. Da un lato, il governo intende garantire un mercato più equo; dall’altro, Google difende il proprio modello come un esempio di successo tecnologico.

La decisione finale del tribunale avrà probabilmente un impatto duraturo, non solo per Google, ma anche per il modo in cui le grandi aziende tecnologiche saranno regolate in futuro.

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Tecnologia

All’assemblea Anci le infrastrutture digitali di Inwit per i Comuni

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ADN24

Soluzioni per smart city e smart rural, monitoraggio dell’aria e degli incendi boschivi, riduzione del digital divide, torri e coperture 4G e 5G dedicate multi-operatore per location indoor DAS (Distributed Antenna System). Questi alcuni dei temi che Inwit porta all’assemblea dell’Anci al Lingotto Fiere di Torino. L’obiettivo è quello di creare ecosistemi digitali capaci di portare innovazione nei modelli di business. Per questa ragione l’azienda dispone di quasi 25 mila torri e 600 location indoor coperte con DAS, che consentono a città e borghi di diventare sempre più smart. Una rivoluzione digitale che sta già sviluppando applicazioni nella Pubblica Amministrazione, nei trasporti e nella mobilità, nella gestione e distribuzione dell’energia, nell’illuminazione pubblica, nella sicurezza urbana, nella gestione dei rifiuti, nella manutenzione e ottimizzazione degli edifici pubblici e privati come scuole, università, ospedali e musei, nei sistemi di comunicazione e di informazione. L’azione di Inwit è volta anche a salvaguardare l’ambiente, la biodiversità e i territori sia nelle grandi città che nei borghi e nelle aree rurali. E’ il caso del monitoraggio della qualità dell’aria o della prevenzione degli incendi grazie a sensori IoT, videocamere smart dotate di intelligenza artificiale e gateway installati sulle torri, per dare supporto ad amministrazioni locali, forze dell’ordine, vigili del fuoco e della Protezione Civile. Nello spazio espositivo di Inwit si possono sperimentare visori per la realtà virtuale di ultima generazione, l’innovativo ruolo delle torri di telecomunicazione e comprendere meglio il valore delle infrastrutture digitali per comunità locali e territorio. Grazie al modello di una torre digitale di circa 2 metri, è possibile effettuare quattro diverse esperienze immersive: la simulazione del monitoraggio sul rischio incendi, la misurazione della qualità dell’aria mediante sensori IoT, la tutela della biodiversità con il monitoraggio di flora e fauna in aree protette e, in ultimo, la funzione della torre come abilitatore di connettività degli operatori di tlc (4G, 5G, FWA).

Sempre attraverso la realtà virtuale è possibile conoscere la potenzialità dei sistemi di micro-antenne per location indoor DAS (Distributed Antenna System), in grado di portare la connettività multi-operatore, anche 5G, in luoghi difficilmente accessibili o particolarmente affollati come ospedali, musei o metropolitane.
“Abbiamo portato connettività in oltre 130 ospedali, 10 università e una decina di musei in tutto il territorio italiano – spiega Michelangelo Suigo, direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità di Inwit – Siamo molto presenti anche sulle vie di trasporto e mobilità, visto che abbiamo appena realizzato la prima copertura interamente in 5G della nuova linea blu della metropolitana a Milano, oltre ad aver acquisito il controllo esclusivo della società Smart City Roma per realizzare il progetto di Roma 5G”. Per quanto riguarda il monitoraggio sulla qualità dell’aria o sulla prevenzione incendi, Inwit è presente prevalentemente in Abruzzo e Piemonte, ma anche in Lazio e Lombardia.

-Foto: xn3/Italpress-

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Modifiche all’algoritmo di X: favoriti i post di Elon Musk e dei repubblicani?

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Un recente studio condotto dai ricercatori della Queensland University of Technology ha svelato come l’algoritmo di X, la piattaforma di social media di Elon Musk, sia stato modificato per favorire i post dell’imprenditore e dei profili repubblicani. La ricerca, condotta da Timothy Graham e Mark Andrejevic, ha analizzato i contenuti pubblicati tra il 1° gennaio e il 25 ottobre 2024, periodi che hanno preceduto le elezioni presidenziali americane.

Secondo lo studio, i cambiamenti nell’algoritmo sono diventati evidenti dopo che Musk ha ufficialmente appoggiato l’ex presidente Donald Trump il 13 luglio 2024. A partire da quel momento, i post pubblicati da Musk hanno visto un incremento significativo nelle loro metriche: le visualizzazioni sono aumentate del 138%, mentre i repost sono balzati addirittura del 238%. I ricercatori hanno anche osservato che gli account legati ai repubblicani, sia utenti comuni che politici, hanno beneficiato di un aumento delle visualizzazioni rispetto ai profili democratici.

Questo non è il primo caso di modifiche controverse all’algoritmo di X. Un intervento simile era già stato attuato a febbraio 2023, quando Musk aveva minacciato di licenziare gli ingegneri della piattaforma dopo che un suo post aveva ricevuto meno visualizzazioni rispetto a uno pubblicato dal presidente Joe Biden. La situazione aveva suscitato diverse polemiche, con molti che avevano sollevato dubbi su un possibile favoritismo nei confronti dei contenuti a sostegno di Musk e dei suoi alleati politici.

Questi ultimi sviluppi alimentano il dibattito sulle influenze politiche e sull’uso degli algoritmi nelle piattaforme social, che continuano a essere al centro di discussioni sulla trasparenza e sull’imparzialità nel trattamento dei contenuti.

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