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Come agisce sull’ uomo il veleno di un serpente

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Il veleno di un serpente può agire sul corpo umano in modi diversi, a seconda della composizione del veleno stesso. I veleni dei serpenti contengono una combinazione di diverse tossine che possono avere effetti multipli su vari sistemi del corpo. Generalmente, il veleno può essere classificato in tre categorie principali, basate sugli effetti che hanno sull’organismo:

1. Veleni Emotossici:

  • Descrizione: Questi veleni attaccano il sistema cardiovascolare e il sangue. Contengono enzimi e proteine che danneggiano i globuli rossi e le pareti dei vasi sanguigni, portando a emorragie interne e coaguli.
  • Effetti: Gli effetti di un veleno emotossico includono sanguinamento abbondante, emorragie interne, distruzione dei tessuti e necrosi. Questo può portare a shock emorragico e insufficienza multiorgano.

2. Veleni Neurotossici:

  • Descrizione: I veleni neurotossici colpiscono il sistema nervoso. Contengono tossine che interferiscono con la trasmissione dei segnali nervosi, inibendo o sovrastimolando i neurotrasmettitori.
  • Effetti: Gli effetti neurotossici possono includere paralisi, difficoltà respiratorie, insufficienza respiratoria, convulsioni e, in alcuni casi, morte per arresto respiratorio. I serpenti elapidi, come i cobra e i mamba, sono noti per il loro veleno neurotossico.

3. Veleni Citotossici e Miotossici:

  • Descrizione: Questi veleni colpiscono le cellule e i tessuti, causando danni diretti a muscoli e pelle. Le tossine miotossiche distruggono le cellule muscolari, mentre le tossine citotossiche danneggiano i tessuti circostanti.
  • Effetti: Gli effetti di questi veleni includono necrosi tissutale (morte dei tessuti), dolore locale intenso, gonfiore, distruzione muscolare e potenziali danni permanenti al sito del morso.

Meccanismo d’Azione:

  1. Iniezione e Distribuzione: Quando un serpente morde, inietta il veleno attraverso i denti cavi direttamente nel flusso sanguigno o nei tessuti muscolari della vittima. La distribuzione del veleno nel corpo dipende dal tipo di veleno, dal punto del morso e dalla quantità di veleno iniettata.
  2. Legame e Inibizione: Le tossine del veleno si legano a specifiche proteine bersaglio nelle cellule del corpo. Ad esempio, i neurotossici possono legarsi ai canali del sodio o ai recettori dell’acetilcolina, inibendo la normale trasmissione dei segnali nervosi.
  3. Danno Tissutale e Risposta Infiammatoria: Il veleno può distruggere le cellule, causando il rilascio di enzimi digestivi e proteine che danneggiano ulteriormente i tessuti. Questo può portare a un’infiammazione massiva, gonfiore e dolore.

Trattamento:

Il trattamento dei morsi di serpente velenoso dipende dal tipo di veleno e dalla gravità del morso. L’intervento più comune è la somministrazione di un siero antiofidico specifico per neutralizzare il veleno. Altri trattamenti includono la gestione del dolore, la prevenzione delle infezioni, la stabilizzazione della pressione sanguigna e il supporto respiratorio in caso di compromissione respiratoria.

In sintesi, il veleno di un serpente può avere effetti devastanti sul corpo umano, variando da emorragie interne a paralisi, a seconda della natura del veleno. L’intervento medico tempestivo è cruciale per minimizzare i danni e salvare la vita della vittima.

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Come scattare foto a livello professionale

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Scattare foto a livello professionale implica una combinazione di competenze tecniche, conoscenze artistiche e attrezzature di alta qualità. Ecco alcuni passaggi chiave per ottenere risultati professionali:

  1. Conoscere la tua attrezzatura: Familiarizzati con la tua macchina fotografica e gli obiettivi che usi. Impara a utilizzare manualmente le impostazioni come l’apertura del diaframma, la velocità dell’otturatore e l’ISO per avere un controllo completo sulla foto.
  2. Composizione: Studia le regole della composizione, come la regola dei terzi, la simmetria e le linee guida. La composizione aiuta a dirigere l’occhio dell’osservatore e a creare immagini più interessanti e bilanciate.
  3. Illuminazione: La luce è cruciale nella fotografia. Impara a lavorare con la luce naturale e artificiale. Sperimenta con l’illuminazione laterale, frontale e a contro luce per ottenere effetti diversi.
  4. Focus e profondità di campo: Usa la messa a fuoco manuale se necessario e controlla la profondità di campo per isolare il soggetto e creare uno sfondo sfocato (bokeh) o per mantenere tutto a fuoco.
  5. Post-produzione: La modifica delle immagini in software come Adobe Lightroom o Photoshop è spesso necessaria per migliorare le foto. Impara a ritoccare le immagini, correggere i colori e fare il ritaglio necessario.
  6. Stile personale: Sviluppa uno stile unico che ti rappresenti come fotografo. Questo ti aiuterà a distinguerti e a creare un portafoglio coeso.
  7. Esercitati costantemente: La pratica continua ti aiuterà a migliorare le tue competenze e a capire meglio cosa funziona e cosa no.
  8. Feedback e critica: Mostra il tuo lavoro a colleghi o mentori e accetta le critiche costruttive per crescere e migliorare.

L’aspetto tecnico è importante, ma anche la tua visione creativa e il modo in cui riesci a raccontare una storia attraverso le immagini fanno la differenza in una foto professionale.

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SAI PERCHE’… si sente il mare nelle conchiglie?

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Fin dall’infanzia ci è stato insegnato che se mettiamo una conchiglia vicino all’orecchio possiamo sentire il suono rilassante delle onde del mare che si infrangono sulla riva. Questa immagine romantica della natura ha catturato l’immaginazione di molti, ma è davvero accurata?

Quando avviciniamo una conchiglia all’orecchio, non stiamo realmente ascoltando il mare. In realtà, ciò che percepiamo è una combinazione di suoni ambientali circostanti che vengono amplificati e modificati dalla struttura della conchiglia stessa.

Il fenomeno è spiegato dalla risonanza di Helmholtz: le onde sonore dell’ambiente investono la cavità della conchiglia, creando onde di risonanza che rimbalzano tra le pareti interne. Alcune onde vengono silenziate, altre amplificate, a seconda della forma e delle dimensioni della conchiglia. Questo processo produce un suono ovattato che può ricordare il costante movimento delle onde marine.

Non è solo la conchiglia a potenziare questi suoni: oggetti cavi come bottiglie o bicchieri possono creare effetti simili. La conchiglia agisce come una sorta di cassa di risonanza che modifica e amplifica i suoni ambientali, creando l’illusione del mare.

Quindi, se ascoltiamo il suono delle onde mentre siamo al mare e usiamo una conchiglia, in realtà stiamo udendo la risonanza del suono delle onde stesse. Tuttavia, lo stesso effetto non si verifica altrove, come in città o a casa.

In definitiva, il “suono dell’oceano” che percepiamo con una conchiglia non è tanto legato alla conchiglia in sé, ma piuttosto alla sua capacità di amplificare e modificare i suoni circostanti. È un fenomeno affascinante che ci ricorda la complessità e la bellezza delle onde sonore e della percezione sensoriale.

Quindi, se volete veramente godervi il suono delle onde, niente batte l’esperienza di essere sulla costa e lasciarsi avvolgere dalla magia del mare.

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Svezia | La storia di Kevin Lidin: da calciatore in serie A a monaco buddista

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Dai campi da calcio di alto livello (anche in Italia) ai monasteri in Thailandia: una storia sorprendente di trasformazione e ricerca di Kevin Lidin, ex calciatore che ha militato per diversi anni nei club italiani. Il centrocampista svedese, nato nel 1999, ha dovuto abbandonare il calcio a 31 anni a causa di un infortunio, e da allora ha deciso di rivoluzionare la sua vita, intraprendendo un viaggio alla ricerca della serenità e della spiritualità ritrovata. Giunto in Thailandia, Lidin ha abbracciato completamente il mondo dei monaci buddisti.

Il Calcio e l’Esperienza in Italia

Lidin, dotato di una buona tecnica nel centrocampo, è arrivato in Italia da giovane. A 18 anni ha firmato il suo primo contratto con il Pisa, dopo essere stato notato mentre giocava per il Lund, un club svedese. In seguito ha giocato in prestito al Bologna, al Lund e successivamente è tornato al Pisa prima di trasferirsi alla Paganese. La sua carriera calcistica è stata segnata da numerosi infortuni, e dopo il ritorno in Svezia come svincolato, Lidin ha deciso di congedarsi dal calcio giocato a soli 31 anni.

Abbandonati gli scarpini e il pallone, Kevin ha intrapreso una strada completamente diversa, orientata alla meditazione e alla spiritualità. Inizialmente si è dedicato all’insegnamento dello Yoga, ma dopo un viaggio in Thailandia ha scelto di trascorrere un anno intero in un tempio buddista. Questa esperienza ha segnato una trasformazione completa: capelli rasati e indosso della kesa, la tradizionale veste arancione dei monaci buddisti al posto della maglia e dei pantaloncini. Dopo il ritorno in Svezia, Lidin continua a coltivare la sua passione per la meditazione e lavora come istruttore di Yoga. Pur non vivendo recluso come un monaco, prosegue il suo cammino spirituale seguendo i principi di questa nuova vita. Il calcio, ormai, è solo un ricordo lontano.

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