Attualità
L’ansia generata da una telefonata. Cosa rivela il sondaggio del Times
Un sondaggio del Times ha rivelato che i giovani tra i 18 e i 34 anni nutrono un forte disprezzo per le conversazioni telefoniche. Per loro, il suono del cellulare che squilla evoca più l’arrivo di una brutta notizia che la prospettiva di una voce amica pronta a confortarli o a offrire affetto immediato. L’ipersocialità creata dalla costante connessione sembra generare ansia quando la distanza si riduce e la comunicazione diventa più emotiva, attraverso dettagli vocali o richieste di risposte immediate che possono mettere a nudo insicurezze e timori relativi alle performance comunicative.
L’intonazione, la frequenza, le pause e il ritmo della voce comunicano molto più di quanto le parole stesse possano fare. Anche se in misura minore rispetto al contatto faccia a faccia, una conversazione telefonica permette comunque di percepire le emozioni, creando un senso di disagio in presenza di pause o silenzi che possono essere interpretati come vuoti angoscianti.
Al contrario dei messaggi o dei post sui social media, che possono essere manipolati e controllati con cura, le conversazioni telefoniche richiedono una maggiore empatia e adattamento reciproco per essere efficaci e gradevoli per entrambi gli interlocutori. L’assenza di segnali non verbali, unita alla mancanza di espressioni corporee significative, rende il dialogo più distante e solipsistico.
Questo fenomeno potrebbe essere attribuito alla crescente aridità sociale, alla competitività e alla mancanza di empatia e solidarietà verso i più vulnerabili. L’idea di difendersi dall’altro, evitando di mostrare sentimenti ed emozioni, può suggerire un’ulteriore ipotesi. Il timore che dall’altra parte del telefono possano giungere non solo cattive notizie, ma anche richieste di aiuto indesiderate o parole capaci di ferire con superficialità o indifferenza, contribuisce a questa avversione verso le conversazioni telefoniche.
Attualità
Arrestato a Civitavecchia trafficante dalla Spagna con 87 kg di cocaina
CIVITAVECCHIA (ITALPRESS) – La Polizia di Stato di Civitavecchia, ha arrestato un trafficante internazionale di droga sbarcato dal traghetto proveniente da Barcellona con 87 kg di cocaina pura del valore commerciale di circa 10 milioni di euro. In particolare i poliziotti della Polizia di Frontiera Marittima di Civitavecchia, dopo aver effettuato un’attenta disamina della lista dei passeggeri in arrivo da Barcellona sottoponevano a verifiche alcuni veicoli. Tra questi un trattore stradale con agganciato un semirimorchio condotto da un autotrasportatore di origine spagnola. Nelle fasi iniziali del controllo il conducente risultava particolarmente nervoso e poco collaborativo e tale atteggiamento si acuiva ulteriormente non appena il cane poliziotto si avvicinava al camion.
Proprio all’interno del posto guida, il cane segnalava la contaminazione da stupefacente, che però da un esame visivo non risultava individuabile. La perquisizione dell’abitacolo, permetteva di rinvenire 2 telecomandi simili a quelli utilizzati per l’apertura dei cancelli elettrici con vicino alcuni fusibili.
Nelle vicinanze, veniva notato uno “slot” vuoto dove glia genti inserivano il fusibile azionando poi il telecomando. Immediatamente i due sedili dell’abitacolo si alzavano elettronicamente, rimuovendosi automaticamente dal loro alloggiamento e svelando un ampio doppiofondo chiuso ermeticamente dall’esterno, dove erano nascosti numerosi pacchi.
Si estraevano complessivamente 79 panetti per un totale di 87 Kg., che immediatamente periziati risultavano essere cocaina.
L’autista del veicolo, veniva quindi arrestato e condotto nel carcere di Aurelia.
– Foto: Polizia di Stato –
(ITALPRESS).
Attualità
Aumenti dei prezzi dei carburanti: analisi degli ultimi rincari
Il mercato dei carburanti registra un nuovo aumento dei prezzi, sia per la benzina che per il gasolio, riflettendo un trend in crescita nei costi dei prodotti raffinati. Le principali compagnie petrolifere hanno aggiornato al rialzo i prezzi consigliati, con incrementi che variano a seconda del tipo di carburante e del servizio scelto.
Tra le compagnie, Eni ha deciso di incrementare di un centesimo al litro il prezzo della benzina e di due centesimi quello del gasolio. Un rialzo simile è stato adottato anche da Ip, mentre Tamoil ha rivisto al rialzo di un centesimo il gasolio. Questi ritocchi riflettono la tendenza generale del mercato, che vede i costi dei carburanti in salita.
Secondo i dati più recenti, i prezzi medi per il self service si attestano a circa 1,76 euro al litro per la benzina e 1,65 euro al litro per il gasolio, con differenze tra le grandi compagnie e le cosiddette pompe bianche, che tendono a offrire tariffe leggermente inferiori. Per chi sceglie il servizio completo, i prezzi superano i 1,90 euro al litro per la benzina e si avvicinano a 1,80 euro per il gasolio.
Altri carburanti, come Gpl e metano, hanno mantenuto in larga parte prezzi stabili, con variazioni marginali. Ad esempio, il Gpl resta attorno ai 0,73 euro al litro, mentre il metano si posiziona mediamente a 1,39 euro al chilogrammo.
La situazione cambia quando si considerano le stazioni di servizio autostradali, dove i prezzi sono generalmente più alti. La benzina self service, ad esempio, raggiunge 1,86 euro al litro, mentre il servizio completo sfiora i 2,13 euro. Il gasolio, invece, si attesta a 1,76 euro al litro in modalità self service e a oltre 2 euro per il servito.
L’aumento dei prezzi dei carburanti pesa sui consumatori e riflette una combinazione di fattori globali e locali, tra cui la crescita dei costi di raffinazione e le dinamiche del mercato internazionale. Per affrontare questi rincari, è sempre più importante monitorare i prezzi presso diverse stazioni di servizio e valutare strategie di risparmio, come il rifornimento presso pompe bianche o in fasce orarie meno congestionate.
Questi movimenti nel mercato dei carburanti rappresentano un ulteriore elemento di attenzione per famiglie e imprese, già messe a dura prova dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita.
Attualità
Corte Penale Internazionale, mandati d’arresto per Netanyahu e Gallant
La Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, per l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e il comandante dell’ala militare di Hamas, Mohammed Deif. Secondo una dichiarazione pubblicata oggi, la corte dell’Aja ha emesso all’unanimità due decisioni che respingono i ricorsi dello Stato ebraico in merito alla giurisdizione del tribunale “sulla situazione nello Stato di Palestina in generale e sui cittadini israeliani in particolare” e sulla richiesta di Tel Aviv “di interrompere qualsiasi procedimento davanti alla Corte nella situazione in questione, compreso l’esame delle richieste di mandato d’arresto per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, presentate dalla Procura il 20 maggio 2024”.
A settembre Il procuratore della Corte penale internazionale (CPI), Karim Khan, aveva richiesto “con la massima urgenza” mandati d’arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas, Yahya Sinwar e Mohammed Deif. Questa richiesta è motivata dal deterioramento della situazione in Palestina e dai crimini di guerra e contro l’umanità documentati nelle precedenti istanze di arresto presentate a maggio. Khan ha anche chiesto di rimuovere Ismail Haniyeh dalla lista, essendo stato ucciso a luglio.
– Foto IPA Agency –
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